Un intervento governativo c’e’
stato, ma il Consiglio regionale ha approvato lo stesso una
risoluzione che chiede di reintrodurre i ”principi e criteri
rigorosi per la dismissione di beni immobiliari di interesse
artistico e storico” che un decreto legge aveva abrogato.


Quell’ abrogazione consentiva al Ministero delle Finanze di
alienare beni dello Stato senza l’autorizzazione della
Soprintendenza regionale, ma anche senza quei vincoli per
garantire un uso pubblico che l’ intervento governativo non ha
ripristinato.
Il primo firmatario Luigi Gilli (Ppi), che ha presentato la
risoluzione con Gian Carlo Muzzarelli e Massimo Mezzetti dei Ds,
Graziano Pini (Democratici) e Rocco Giacomino (Pdci), ha
ricordato che quel decreto ha messo in discussione anche il
Palazzo ducale di Sassuolo (Modena), oggetto anche di una
interrogazione di Mezzetti in quanto inserito in un elenco di
monumenti pubblici che potevano essere messi all’ asta.
Successivi emendamenti, approvati per la sollecitazione di
istituzioni e politici di tutti gli schieramenti, hanno ”messo
una pezza” alla situazione, ha detto Gilli, prevedendo che le
decisioni sulle alienazioni debbano avvenire di concerto con la
Sovrintendenza. Ma l’ allarme rimane grande, ha precisato Gilli,
perche’ il sistema della concertazione non garantisce dal
rischio che opere come il palazzo ducale di Sassuolo siano
alienabili senza che ne sia garantita la fruibilita’ pubblica.
Andrea Leoni (Fi) ha giudicato ”lungimirante” e ”animato
da sano pragmatismo” l’ intervento del Governo, che ha recepito
le giuste sollecitazioni sulla Reggia di Sassuolo. Vendere, per
Leoni, non e’ sbagliato di principio e sul modo di perseguire la
pubblica funzione dei beni ci puo’ essere dibattito, ma tutti
siamo d’accordo – ha detto – che sia un errore alienare i beni
senza il benestare della Sovrintendenza, che e’ quanto e’ stato
garantito dall’intervento governativo.