L’occupazione rallenta, dii poco, ma rallenta. Il dato è contenuto nella lettera di giugno sull’occupazione a Modena diffusa nei giorni scorsi dall’assessorato alle politiche economiche del Comune. L’indagine condotta sui riscontri numerici del gennaio 2002 evidenzia una flessione dell’occupazione nel suo complesso dell’1,4% rispetto allo stesso mese del 2001 con il settore industriale a registrare il calo di occupati più significativo.

Essendo il settore dell’industria in senso stretto a prevalente manodopera maschile, la flessione ha riguardato principalmente l’occupazione maschile (-3,3%) e ha avuto ripercussioni sia sull’occupazione dipendente sia su quella indipendente. Cresce, invece, l’occupazionale femminile (+1,1%) che si riflette in un aumento dell’occupazione nei servizi (+7,2%), in particolare nei servizi diversi dal commercio (+12,3%) che crescono sia nelle posizioni dipendenti sia nelle posizioni indipendenti. Anche a livello nazionale si registra a gennaio 2002 una dinamica espansiva dell’occupazione femminile (+1,3%) a discapito di quella maschile (+0,5%). Per quanto attiene al quadro locale, poi, va evidenziata la curva di terziarizzazione dell’economia modenese con una crescita di occupati nel settore dei servizi di circa 2.600 unità dal gennaio 2000 al gennaio 2002 e un calo, nello stesso periodo, di circa 1.200 unità nel comparto dell’industria in senso stretto. L’occupazione nell’industria manifatturiera e nel commercio si è assestata sui livelli del 2000 mentre il comparto dei servizi ha aumentato la propria incidenza dopo la flessione registrata nel 2001. I principali indicatori dell’occupazione fotografano a gennaio 2002 un mercato del lavoro, a Modena, in leggero rallentamento, ma comunque in salute. Dai dati emerge una sostanziale stabilità tendente al rialzo nei tassi di occupazione locali. Un trend opposto è stato registrato per il tasso di occupazione giovanile che ha subito nello stesso anno una riduzione di 3,8 punti percentuali. Una delle possibili ragioni è il fatto che i giovani spesso vengono assunti con contratti precari. Il momento non particolarmente favorevole dell’industria fa sì che essi siano i primi ad essere espulsi. Si crea, così, un effetto scoraggiamento che fa uscire i giovani dal mercato del lavoro.