Dall’analisi effettuata a partire dai dati dell’Osservatorio comunale sul mercato del lavoro, emerge che nel corso del decennio preso in considerazione, l’economia modenese ha saputo creare oltre 9.000 posti di lavoro, di cui circa 6.000 femminili. Il tasso di occupazione del Comune di Modena raggiunge nel 2002 il 66,9%, quindi di circa undici punti superiore al dato italiano. La media europea (64%) è superata di quasi tre punti, mentre l’obiettivo intermedio fissato per l’Italia al 2005 è già abbondantemente superato, di 8,9 punti. L’obiettivo UE per il 2010 è distante solo di 3,1 punti.

Le donne Le donne sono le grandi protagoniste dei cambiamenti del decennio, con un aumento del tasso di occupazione femminile dal 52,1% al 59,7%. La media italiana (42%) è superata di quasi diciotto punti, quella europea (56%) di quasi quattro. Il traguardo fissato per il 2010 è già sostanzialmente raggiunto (59,7% contro 60%), mentre quello intermedio al 2005 è superato di ben 13,7 punti. Il 24% delle donne occupate è laureato. In dieci anni tale quota è cresciuta di 10,4 punti, un dato ben superiore a quello di 3,4 punti fatto segnare dagli uomini, dove solo il 18% degli occupati ha una laurea. Tuttavia, la ricerca evidenzia come è ancora forte la cosiddetta “segregazione verticale”, cioè la concentrazione dell’occupazione femminile all’interno di specifici settori e la sostanziale assenza in altri. Quanto alle possibilità di carriera, solo il 3% delle donne laureate riesce a diventare dirigente, contro il 13% dei maschi. Inoltre, se a Modena le donne incidono per il 44,5% dell’occupazione complessiva, fra i soli lavoratori autonomi tale incidenza scende al 30,4%. Infine, è fra le donne si concentrano le forme di occupazione parziale e precaria. Sono in prevalenza di sesso femminile i lavoratori part time (dove le donne sono l’ 84,7% del totale), quelli a tempo determinato (59,6%) e quelli inquadrati come co.co.co (56,4%).

Sul tema della flessibilità, dall’analisi dell’Osservatorio comunale emerge che le diverse forme di lavoro precario sul territorio modenese non si sono molto diffuse, grazie anche alle opportunità di lavoro stabile che un’economia sostanzialmente forte ha saputo creare.

Le collaborazioni coordinate e continuative Il lavoro interinale a Modena, che coinvolge un numero anche elevato di lavoratori, utilizzati però per impieghi di brevissima durata, costituisce una quota della occupazione complessiva non superiore allo 0,3%. Diversa è invece la funzione assunta negli ultimi anni dalle collaborazioni coordinate e continuative, la cui diffusione è in realtà molto sopravvalutata. Circa la metà delle co.co.co. riguarda figure di amministratori di società, quindi figure non lavorative. Nella restante metà, una volta eliminate le duplicazioni e le mancate cancellazioni dagli archivi, si ottiene una stima secondo cui le effettive collaborazioni incidono per circa il 3% sul totale dell’occupazione.

Nel decennio la disoccupazione è scesa dal 6,7% al 3,2%. Particolarmente evidente è stato il calo della disoccupazione femminile, scesa dal 9,6% al 3,9%, mentre quella maschile è passata dal 4,3% al 2,6%.

La quota dei lavoratori autonomi è calata nel corso dei dieci anni presi in esame dalla ricerca dal 25,6% al 22,9%, ma al suo interno è cresciuta la componente dei lavoratori stranieri, che pesano per il 13,9% sul totale degli stranieri regolari presenti sul territorio. Alta inoltre la quota di laureati (67%) tra i lavoratori stranieri autonomi. La manodopera immigrata, da altre regioni o da altri Paesi, ha avuto un ruolo molto importante nel decennio. Il flusso maggiore è stato quello degli immigrati dal Mezzogiorno: si è trattato di 1.636 unità medie annue, con punte di oltre 2.000 unità negli anni 2000 e 2001. Meno consistente il flusso di stranieri, che pure sono stati mediamente 1.015 anno.

Infine, tra il 1992 e il 2003 la composizione settoriale dell’economia è cambiata significativamente.
-Ad esempio, il Tessile-Abbigliamento, settore che attraversa in questi anni una difficile situazione di mercato e vede la chiusura di molte imprese, quasi dimezza il suo peso occupazionale, passando dal 3,5 all’ 1,9%.
-All’opposto, il Metalmeccanico, nel 2002 si mantiene sugli stessi elevati livelli del 1994 (12,1%), nonostante gli incrementi di produttività legati alla automazione dei processi di produzione. Il metalmeccanico si conferma così nel ruolo di più importante settore industriale dell’economia In crescita il peso relativo del settore ceramico, che aumenta dall’1,5% al 2,1%, del credito (+0,9%), dell’informatica che raddoppia passando dallo 0,9% all’1,9% e delle ‘attività professionali’ che aumentano addirittura dal6,8% al 10,3%.
-In salita anche gli occupati nella Pubblica Amministrazione che rappresentano nel 2002 il 6,2% degli occupati modenesi, la sanità che sale dal 7,1% all’8,5%, le attività ricreative dall’1,4% all’1,9% e i servizi alle persone che salgono dal 2% al 2,5%.