Rompendo il riserbo mantenuto negli
ultimi giorni, l’arcidiocesi di Modena (guidata da monsignor Benito Cocchi) in una nota esprime riserve sulla lezione- spettacolo sul Duomo di Modena che il premio Nobel Dario Fo tiene in piazza Grande, e soprattutto sull’interpretazione che Fo ha dato della storia della cattedrale.


”Se la costruzione del Duomo fu il segno che esprimeva la volonta’ e la capacita’ di Modena di acquisire una propria autonomia e personalita’ – sottolinea l’arcidiocesi – quello fu merito di un popolo chiaramente ed innegabilmente cristiano, che volle costruire una nuova Casa di San Geminiano. Allo stesso modo, una non corretta interpretazione di pagine bibliche, che hanno guidato nella formazione delle civilta’, non giova ne’ a comprendere il Duomo, ne’ a rendere l’omaggio ed il merito a chi lo ideo’ e realizzo”’.
Secondo la Curia, portare l’attenzione sul Duomo e’ sicuramente giusto, in quanto ”monumento nel quale i modenesi si sono sempre riconosciuti, anche quando erano divisi da ideologie o concezioni sociali diverse”.

E allo stesso modo, la diocesi riconosce che Fo e’ ”personaggio di grandi capacita’ artistiche, universalmente riconosciute”. Tuttavia, l’ interpretazione sull’origine del Duomo ”suscita perlessita’, perche’ parziale e, per alcuni aspetti, discutibile rispetto alla storia”. ”Per il valore dell’interprete e per l’ accuratezza dello svolgimento la rappresentazione ha certamente avuto una grande risonanza – conclude la nota dell’arcidiocesi – In quanto richiama l’attenzione sul nostro Duomo ne siamo lieti; in quanto ha fatto risuonare un’interpretazione per noi discutibile, la accettiamo come espressione della liberta’ di pensiero e di parola, mentre esprimiamo in proposito doverose riserve”.