”Spero, con questa fatica, di aver
contribuito a fare in modo che voi siate orgogliosi non solo della vostra storia, ma anche della vostra cattedrale”. Cosi’ Dario Fo, applauditissimo, ha salutato il pubblico ieri sera in piazza Grande a Modena, al termine della ‘prima’ della sua lezione-spettacolo ‘Il tempio degli uomini liberi’, dedicata al Duomo della citta’.


Il premio Nobel racconta le vicende che portarono alla costruzione del Duomo di Modena, nel 1099, sottolineando soprattutto la passione civile che animo’ la comunita’ modenese, quando decise di intraprendere la colossale opera. Lo schema della lezione (due ore e mezzo con un intervallo) ha seguito quello gia’ percorso nelle varie prove e anteprime. L’ attore, affiancato da due assistenti, si muove su un palco di 25 metri, allestito davanti alla Porta Regia del Duomo: ai due lati sono collocati due maxischermi su cui scorrono le tavole esplicative che lo stesso Dario Fo ha realizzato (e sono raccolte nel libro, intitolato come la lezione, edito da Franco Cosimo Panini), le fotografie di Ghigo Roli dedicate agli antichi bassorilievi della cattedrale, brevi filmati sul Duomo girati anche con speciali mezzi tecnici che consentono di arrivare a dettagli solitamente inaccessibili.

Fo rievoca, spesso con toni brillanti, quel mondo medievale dove, fra le lotte per le investiture e lo scontro fra Papi e imperatori, la comunita’ modenese si ritaglio’ un’inattesa autonomia. Per questo, secondo Fo, fra i bassorilievi del Duomo viene posto in particolare evidenza il valore del lavoro, della liberta’ e della dignita’, ”il mondo nuovo creato dagli uomini liberi che vivevano in quella citta”’. Fo sottolinea che l’ immagine di Cristo venne posta sulla facciata del Duomo solo cento anni piu’ tardi: ”Ma in questi bassorilievi c’e’ sempre l’allegoria del Cristo, che si accolla i peccati, che sconfigge la morte”, ha aggiunto. Il premio Nobel mostra poi varie formelle con figure pensanti (”Anche schiacciati dal peso del potere, bisogna sempre pensare”), oppure con giullari o maschere teatrali (”L’ironia e il grottesco sono fondamentali”). Il Duomo di Modena, aggiunge Fo con vari esempi, ”e’ stato un prototipo nella storia europea, un modello per molte altre chiese”.


Fra i rimandi storici e le citazioni di poesia popolare, Fo inserisce anche brevi accenni all’attualita’ politica: ”Ai tempi di Noe’ il Padreterno vide che il mondo non gli piaceva, c’erano governanti che facevano leggi a modo loro, e decise di mandare il diluvio. Speriamo che non gli venga la stessa idea adesso…”.
”Mi piace vedere le vostre facce, leggervi la meraviglia e lo stupore”, ha quindi aggiunto il premio Nobel, rivolgendosi al pubblico in un passaggio dello spettacolo: ”Si dice che il Medioevo sia stato un periodo buio, ma l’esempio di liberta’, scolpito in questa cattedrale, ci fa venire la voglia di tornare al Medioevo”. Questa sera si terra’ l’ultima replica, sempre ripresa dalle telecamere di RaiTre, che in settembre mandera’ in onda lo spettacolo.

Tuttavia, agli ingressi in piazza Grande, alcuni esponenti di ambienti cattolici hanno distribuito una lettera aperta che critica la lezione di Fo e la sua visione laica del Duomo. La lettera si immagina scritta da Aimone, l’autore della ‘Relatio’ che narra della costruzione del tempio dedicato a S. Geminiano: ”Io, pur testimone dei fatti, nulla compresi di cio’ che accadde – scrive satiricamente il falso Aimone – Soltanto oggi gli occhi mi s’aprono alla vera verita’ e per questo debbo ringraziare l’illustre Dario Fo che i fatti mi ha finalmente svelato”. In risposta alla lezione di Fo, il circolo culturale ‘La Collina della poesia’ ha allestito una mostra sul Duomo, come edificio religioso, presso la chiesa del Voto, vicina al Duomo, e promuove un incontro per giovedi’ prossimo.