Al via una delle prime iniziative destinate ad avviare – a livello comunitario – l’introduzione di un marchio ‘Made in Italy‘ per il tessile abbigliamento e calzaturiero che davvero tuteli i consumatori e che consenta loro – come avviene ad esempio per i prodotti alimentari – di essere certi di acquistare prodotti di qualità, di cui venga certificata l’intera filiera e la cui fabbricazione garantisca anche il rispetto dei diritti dei lavoratori, a partire dall’adeguatezza dei salari.

“Quando la qualità è riconoscibile – spiega l’assessore al lavoro Mariangela Bastico – il consumatore sa premiarla. È accaduto e accade così in molti settori produttivi del nostro territorio, a partire, ad esempio, dall’agroalimentare. Per questo l’iniziativa dell’Unione Europea, che introduce la discussione su questo tema, mi sembra meriti l’attenzione di consumatori e produttori”.

In sostanza, sul sito dell’Unione Europea, sarà possibile esprimersi on line circa l’opportunità di introdurre marchi di qualità che certifichino le intere fasi della produzione di una merce. In questo modo la Commissione europea intende avviare un sondaggio per sapere se i consumatori desiderano essere informati circa il paese di origine dei prodotti che vengono acquistati, mentre, per quanto riguarda dettaglianti e produttori, si propone di raccogliere opinioni sul fatto che l’indicazione ‘Made in.’ possa essere uno strumento di competitività.

“Invitiamo consumatori, produttori e dettaglianti a partecipare a questo sondaggio – spiega Bastico – poiché la questione del marchio, come ribadito dai tavoli interistituzionali sulla crisi del tessile, può essere una delle leve attraverso cui agire per premiare chi vuole competere aumentando la qualità del prodotto e non abbassando il costo del lavoro”.

Questa iniziativa fa seguito ad altre che Governo, Regioni, istituzioni, enti locali e parti sociali stanno elaborando per affrontare la crisi del settore tessile abbigliamento e calzaturiero. È di qualche giorno fa l’accordo tra Regione, Governo e parti sociali sulla concessione di 25 milioni di euro per gli ammortizzatori sociali – cassa integrazione e mobilità – destinati ai lavoratori del comparto. La Regione Emilia-Romagna, per parte sua, si è impegnata ad avviare interventi formativi sia per l’innovazione di prodotto che per sostenere quella parte di addetti (in gran parte donne) che potranno essere costretti a cercare un’occupazione in un diverso settore. Per questi lavoratori verranno elaborati, di concerto con enti locali e parti sociali, piani territoriali di intervento per migliorarne l’occupabilità.