“Il valore delle importazioni in Italia di tartufi e funghi essiccati dalla Cina è raddoppiato (+99 per cento ) ma crescono anche gli arrivi di mele (+267 per cento ), verdure congelate (+80 per cento ), pomodori concentrati (+46 per cento ) e fagioli secchi (+15 per cento )”. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulle principali voci che compongono il ‘menù cinese’ servito sulle tavole degli italiani, sulla base dei dati Ismea-Istat relativi al 2004.

Da questi dati esce confermata la strategia commerciale di ‘aggressione’ attuata dalla Cina sul mercato europeo e nazionale e che riguarda prodotti ‘vecchi’ e ‘nuovi’ come il riso. Se i pomodori concentrati guidano gli arrivi dalla Cina con un valore delle importazioni di oltre 62 milioni di euro, a breve distanza – precisa la Coldiretti – seguono i fagioli secchi con oltre 19 milioni, gli ortaggi in salamoia con 15 milioni, quelli congelati con quasi 13 milioni i funghi e i tartufi essiccati con oltre 10 milioni al pari degli ortaggi sottaceto, ma valori consistenti riguardano anche le mele con oltre 4 milioni e con il tasso di crescita più elevato.

Si tratta di prodotti che – sottolinea la Coldiretti – giungono spesso sfusi o semilavorati in Italia dove vengono trasformati o confezionati senza alcuna indicazione per il consumatore e per questo occorre al più presto rendere operativa la norma nazionale che rende obbligatorio indicare sulle etichette di tutti gli alimenti la provenienza della componente agricola impiegata. Un obiettivo fortemente sostenuto dalla Coldiretti che ha portato l’Italia all’ avanguardia in Europa con l’approvazione della legge 204 del 3 agosto 2004, che prevede l’obbligo di etichettatura di tutti gli alimenti, sostenuta dalla raccolta di un milione di firme.

Un percorso che – precisa la Coldiretti – deve essere completato con l’emanazione dei decreti applicativi per i diversi prodotti per combattere la concorrenza con la trasparenza di mercato ed aiutare i consumatori a fare scelte di acquisto consapevoli con una adeguata informazione in etichetta. Senza nessun pregiudizio sulle caratteristiche dei prodotti è comunque certo – precisa la Coldiretti – che il Made in China è una cosa diversa da ciò che il consumatore crede di acquistare sulla base delle indicazioni presenti nelle confezioni. Per questo – continua la Coldiretti – è necessario che sia resa obbligatoria l’indicazione in etichetta dell’origine della componente agricola utilizzata in tutti gli alimenti, affinché non sia possibile sfruttare l’immagine delle zone tradizionali di coltivazione, ingannare i consumatori e danneggiare gli imprenditori agricoli nazionali con la presenza sul mercato di prodotti provenienti da migliaia di chilometri di distanza da quanto immaginabile dalle etichette.