“Nei primi quattro mesi del 2005 i prezzi alla produzione agricola si sono ridotti del 5,8% rispetto all’anno precedente, ma l’effetto di contenimento dell’inflazione è stato in parte vanificato dall’aumento dei costi nel passaggio degli alimenti dal campo alla tavola”.

E’ quanto afferma la Coldiretti, sulla base dei dati Ismea, nel sottolineare che le differenze di prezzo tra produzione e consumo dimostrano che esistono ampi margini da recuperare per consentire agli imprenditori agricoli nazionali di continuare a produrre alimenti sani e ai cittadini di rilanciare i consumi. In questo periodo i prezzi pagati agli agricoltori si sono ridotti rispetto all’anno precedente – precisa la Coldiretti – per quasi tutti i prodotti con cali più accentuati per i cereali (-30,4 per cento) per la produzione di pane e pasta, i vini (-21,2 per cento), la frutta e gli agrumi (-10,3 per cento), le coltivazioni destinate alla trasformazione industriale come pomodori e barbabietole da zucchero (-7,9 per cento), ma anche polli e conigli (-5,4 per cento) e latte e derivati (-2,6 per cento).

Si tratta di riduzioni che – sottolinea la Coldiretti – non sono state trasferite al consumo nonostante si siano verificate a costo di grandi sacrifici per le imprese agricole alle quali sono stati riconosciuti, in molti casi, prezzi inferiori alle spese di produzione. Una situazione dalla quale bisogna uscire per favorire il rilancio dei consumi in stagnazione e per questo – conclude la Coldiretti – occorre lavorare con un impegno per la trasparenza nel passaggio degli alimenti dai campi alle tavole che riguarda la formazione dei prezzi, le caratteristiche qualitative dei prodotti e la correttezza dell’informazione in etichetta.