Sono 17.517 le iniziative di formazione finanziate in Emilia-Romagna dal Fondo Sociale Europeo dall’inizio del 2000 al 31/12/2004, a cui corrisponde un costo totale pari a 1.044 milioni di euro. Oltre 641mila le persone coinvolte nelle attività formative.

Privilegiati gli interventi per la promozione di una forza lavoro sempre più competente attraverso la formazione continua, per lo sviluppo dell’imprenditoria e la creazione di nuovi posti di lavoro, per la prevenzione della disoccupazione e la partecipazione femminile al mercato del lavoro, per la lotta alla dispersione scolastica.
Il punto sulla formazione in Emilia-Romagna è stato fatto oggi nel corso di una giornata di lavoro tra dirigenti e funzionari dell’assessorato alla formazione professionale, lavoro e pari opportunità, con il Comitato di sorveglianza, l’organismo previsto dalle norme comunitarie con il compito di dirigere e sorvegliare l’andamento del Programma operativo (Por) 2000-2006, cofinanziato dal Fondo Sociale Europeo. Il Comitato, composto dalla Commissione dell’Unione Europea, dalle Province emiliano-romagnole, dalle parti sociali regionali, è presieduto dall’assessore regionale alla scuola e formazione professionale Mariangela Bastico. Il 40,6% delle 17.517 azioni approvate riguardano le attività di formazione continua dei lavoratori, il sostegno all’imprenditorialità e lo sviluppo del potenziale della “risorsa umana” come leva per l’innovazione. Il 24% delle attività hanno riguardato le politiche attive del mercato del lavoro per combattere e prevenire la disoccupazione sia dei giovani in ingresso che degli adulti. Il 20,1% dei progetti approvati sono state invece azioni finalizzate al miglioramento del sistema della formazione, dell’istruzione e dell’orientamento: in questo ambito rientrano anche i finanziamenti dei progetti integrati di istruzione e formazione previsti dalla legge regionale sulla scuola. Il 7,3% dei progetti hanno avuto l’obiettivo di migliorare l’accesso e la partecipazione delle donne al mercato del lavoro. “Si conferma – ha detto l’assessore Bastico – un sistema della formazione che con le risorse europee investe sulle competenze delle persone e sostiene così i processi di qualità dell’occupazione e dello sviluppo produttivo, in particolare attraverso la formazione per i giovani, con percorsi che avvicinano la scuola ai saperi del mondo del lavoro, e che tramite la formazione superiore, dà impulso all’innovazione. Del resto sia il mercato del lavoro che il sistema economico e sociale della nostra regione ne sono la diretta testimonianza”.


I destinatari delle attività approvate sono stati in tutto 716.739 (di cui 578.763 hanno già terminato i corsi). Le donne rappresentano il 50,7% dei destinatari dei progetti avviati. Escludendo le attività specificamente riservate alle donne, valori elevati di partecipazione femminile si ritrovano nelle attività di prevenzione della disoccupazione (67% del totale) e in quelle per il sostegno all’autoimprenditorialità (56%). “L’Emilia-Romagna – ha detto Bianca Gabriella, responsabile Fse per l’Italia – si conferma come una regione che, attraverso l’utilizzo dei fondi strutturali, riesce ad ottenere effetti duraturi per quanto riguarda la creazione di una forza lavoro competente e capace di accompagnare la crescita, l’innovazione, la competitività delle imprese”.



I PARTECIPANTI AI CORSI DI FORMAZIONE: UN IDENTIKIT

L’età prevalente (39% circa) dei partecipanti ai corsi di formazione è rappresentata da coloro che hanno tra i 25 e i 44 anni (in particolare tra 35 e 44) rivelando che la programmazione delle attività formative è direttamente conseguente all’analisi delle criticità del mercato del lavoro regionale che individua per la fascia adulta dei lavoratori la necessità di formazione continua con l’obiettivo della prevenzione della disoccupazione e per l’innovazione del sistema produttivo. Altrettanto significativo (37%) è il gruppo di destinatari fino a 19 anni. Poco più del 12% sono i destinatari con età superiore a 44 anni.

L’analisi per titolo di studio riflette quella per età, per cui risultano prevalenti per persone in possesso di licenza media e con l’avvenuto superamento del biennio superiore (38%), seguiti dai diplomati (26%).

Relativamente alla cittadinanza, il 6,8% dei destinatari è rappresentato da cittadini non italiani, in particolare dei paesi europei non appartenenti all’Unione e dai paesi non Ue del Mediterraneo.
Anche la condizione professionale riflette i dati relativi all’età: infatti gli occupati dipendenti sono il 33,7%, mentre gli studenti sono il 33,4%. Oltre il 5% è lavoratore atipico, il 3,93% è in cerca di prima occupazione da meno di 6 mesi, il 3,56% cerca nuova occupazione da meno di 6 mesi, il 4,93% è rappresentato da imprenditori.



L’EFFICACIA DELLA FORMAZIONE AL LAVORO

La formazione al lavoro coinvolge quasi 14mila soggetti; il 54% è rappresentato da donne e il 46% da uomini. Tuttavia, in termini assoluti, la partecipazione delle donne è più bassa: i tassi di copertura dimostrano infatti che la formazione al lavoro intercetta il 25% delle donne in cerca di prima occupazione (contro il 32% degli uomini) e l’8,5% delle donne disoccupate contro il 14% degli uomini. Poco più del 40% degli allievi ha una media di 19 anni. Gli stranieri sono il 12%.
Immediatamente dopo il termine del corso gli occupati sono il 35%, dopo 6 mesi il 70%, dopo 12 il 77%. Quest’ultima percentuale aumenta quando i formati frequentano attività post-diploma (78%) e post-laurea (86%). Viceversa, per chi frequentato un corso di reinserimento lavorativo, la percentuale scende al 73%. In media i formati impiegano 4 mesi per trovare un lavoro dopo la formazione, senza significative differenze di genere, ma con differenze significative per età e nazionalità. Le persone adulte impiegano 5 mesi, mentre per gli stranieri la ricerca si allunga fino a 8 mesi. Questi sono i principali elementi che emergono dalla valutazione di efficacia occupazionale delle azioni di formazione rivolte alle persone, valutazione che è stata condotto nel 2002 dall’Istituto Poleis per conto della Regione Emilia-Romagna e che ha analizzato i “destini” lavorativi dei formati nel corso del 2003. “Dati – commenta l’assessore Bastico – che manifestano la validità delle nostre iniziative di formazione e costituiscono un incentivo a proseguire lungo la strada del consolidamento delle attività senza perdere di vista i nuovi fabbisogni del mercato del lavoro che sono il punto di partenza di ogni nuova progettazione. Inoltre la valutazione di efficacia ci spinge a proseguire lungo la strada di una sempre maggiore attenzione verso le categorie più deboli sul mercato del lavoro: gli adulti over 45, i lavoratori precari, le donne, gli immigrati”.

L’analisi individua infatti una categoria di formati particolarmente vulnerabili e a rischio di esclusione dal mercato del lavoro. La probabilità di rimanere disoccupati oltre i 12 mesi da fine corso aumenta per coloro che già prima dell’attività formativa erano disoccupati da più di un anno, per gli over 45, per le donne che hanno figli piccoli e per gli stranieri.

La formazione al lavoro aumenta le probabilità di trovare un lavoro di qualità: la maggioranza degli occupati dopo 12 mesi ha un lavoro dipendente (82%), di cui il 39% a tempo indeterminato, il 24% a tempo determinato, il 18% un contratto a causa mista e il restante 19% con forme contrattuale atipiche. Le forme di lavoro precario sono più frequenti per le donne e per i giovani con titoli di studio elevati.