”Vogliamo raggiungere un patto chiaro con l’industria agroalimentare per dare una reale trasparenza verso il consumatore”. Lo ha detto il presidente di Coldiretti Emilia Romagna, Mauro Tonello, in un incontro a Bologna con un centinaio di funzionari, capiservizio e responsabili di zona della Coldiretti, provenienti da tutta la regione.


”L’alta concentrazione di industrie agroalimentari, molte delle quali di origine cooperativa – ha detto Tonello – rende l’Emilia-Romagna una regione potenzialmente ideale per cercare di applicare l’etichettatura dell’origine dei prodotti che, nel caso di strutture associate, provengono dalle aziende agricole dei produttori di base”. Dopo aver portato diecimila persone a Bologna al Fiera District, il 27 giugno, Coldiretti, con l’ incontro dei suoi quadri funzionariali, continua la mobilitazione a difesa dell’agricoltura regionale e nazionale, riconfermando il suo impegno per la trasparenza verso il consumatore.


”L’Emilia-Romagna – ha ricordato Tonello – con i suoi 3.700 milioni di Euro di produzione lorda vendibile agricola, gli oltre 3.000 milioni di valore aggiunto dell’industria agroalimentare e i 25 prodotti a denominazione d’origine sui 140 riconosciuti dall’Ue in Italia, e’ una delle regioni di punta per la valorizzazione del made in Italy”. E’ un impegno che Coldiretti intende portare avanti ”non con anacronistici dazi o barriere doganali – ha sottolineato il presidente – ma con l’ informazione e la lotta alle possibili truffe, evitando che il prodotto d’importazione possa essere scambiato per italiano, come ad esempio puo’ succedere nella passata di pomodoro.
Sul fronte del prodotto fresco, in particolare della frutta, Coldiretti ha ribadito il proprio impegno ad assicurare che in tutti i Comuni dell’Emilia Romagna venga rispettata la normativa che impone etichette chiare, con tutte le informazioni in merito a origine, prezzo, varieta’ e categoria del prodotto. Una recente indagine della stessa Coldiretti ha rilevato infatti che un negozio su tre non espone tutte le informazioni, in particolare quella sull’origine, con il rischio che passi per italiana frutta importata da altri Paesi”.