Negli Stati Uniti è boom per il vino Made in Italy che con un aumento del 15,2% nel valore delle importazioni supera nettamente i concorrenti francesi (+5%) ed australiani (+0,1%) che sembrano aver arrestato la tumultuosa crescita dello scorso anno”.

E’ quanto afferma la Coldiretti nel sottolineare che, in controtendenza con i dati generali sul commercio estero, il vino italiano nei primi cinque mesi del 2005, registra un ottimo risultato negli States sulla base delle elaborazioni Ismea sui dati del dipartimento del Commercio statunitense. Complessivamente, il mercato americano del vino di importazione è cresciuto in valore del 10,4% e quello Made in Italy – spiega la Coldiretti – ne copre una quota di circa il 29,6% seguito dal 26,5% della Francia e dal 22,5% dell’Australia.

L’andamento positivo del settore – continua la Coldiretti – non riguarda solo il valore, ma anche il numero di bottiglie importate negli USA che sono aumentate del 7% per l’Italia, dell’1,6% per la Francia e del 5,4% per l’Australia che ha adottato una politica di forte contenimento dei prezzi. Per l’Italia si tratta di un risultato incoraggiante per la principale voce dell’export dell’industria agroalimentare nazionale che – afferma la Coldiretti – trova negli States il primo mercato extracomunitario di sbocco con un quarto del valore delle esportazioni di vino Made in Italy. Le esportazioni nazionali di vino sul mercato statunitense – continua la Coldiretti – potrebbero peraltro raddoppiare se dagli accordi sul commercio internazionale nell’ambito del Wto venisse anche un chiaro segnale di stop alla “vinopirateria” e al “falso” Made in Italy.

Secondo una recente indagine – riferisce la Coldiretti – solo negli Stati Uniti il mercato dei vini di imitazione del Made in Italy è infatti quasi uguale a quello delle nostre esportazioni ed in altre parole è “falsa” una bottiglia su due e non è quindi difficile incontrarsi con curiose bottiglie di Chianti, Sangiovese, Refosco e Barbera anche Rosé, Barolo e Super Piemontese prodotti in California ma anche Moscato e Malvasia, con “DOC” californiane Napa Valley o Sonoma County. In realtà – continua la Coldiretti – sono numerosi i Paesi dove è possibile spacciare vini locali come italiani e ad essere più imitati sono il Chianti, il Lambrusco, il Marsala e la Grappa. L’Italia – conclude la Coldiretti – è il secondo Paese produttore di vino in Europa con 51 milioni di ettolitri nel 2004, dei quali 24,6 di vini bianchi e 26,3 rossi o rosati, e può contare su un patrimonio di 453 vini Docg, Doc e Igt, che rappresentano il 60 per cento della produzione nazionale di vino che genera un fatturato complessivo di circa 8,5 miliardi di Euro.