Beniamino Grandi, assessore alla Cultura e al turismo della Provincia di Modena, esprime solidarietà ai lavoratori in sciopero per la protesta contro i tagli al Fondo unico dello spettacolo (Fus) previsti dalla Finanziaria. E critica il provvedimento che, insieme alle limitazioni delle risorse per gli enti locali, mette a rischio il futuro stesso dell’attività culturale in Italia.


La manovra finanziaria proposta dal nostro attuale governo prevede, tra le tante cose inaccettabili, tagli “feroci” praticati ai fondi destinati alla cultura. E direi che di ferocia si possa parlare quando un ministro propone di ridurre del 35 per cento i finanziamenti al cosiddetto Fus, il Fondo unico dello spettacolo. Dal 2001 a oggi abbiamo assistito a un drastico dimezzamento delle disponibilità stanziate per questo ente che, unitamente a Regioni, Province e Comuni, permette alla vita culturale di questo paese di sopravvivere. Mi correggo: “permetteva” di sopravvivere, il presente infatti appare alquanto dubbio, il futuro invece è catastrofico.

E’ risaputo, inoltre, che la finanziaria in oggetto prevede anche una ulteriore riduzione dei finanziamenti agli enti pubblici i quali, a loro volta, disporranno di poche briciole da utilizzare per i progetti cosiddetti “locali”.

In pratica, l’assessorato di cui mi occupo avrà non più i pochissimi mezzi attuali di cui disporre per poter, se pur in modo insufficiente, incentivare le attività teatrali e di spettacolo sul territorio provinciale, ma ne avrà molti, molti in meno. Questo “quasi nulla” si potrà sommare al “niente” di cui disporrà il Fus per alimentare la sopravvivenza dei nostri teatri, delle compagnie teatrali.

L’esito, ovviamente, non potrà che essere drammatico. Questo il futuro che si prospetta.

Provo sgomento per una scelta che ritengo inaccettabile in un paese che si consideri civile: gli occhi del mondo vedono l’Italia come “culla di civiltà”, luogo privilegiato, ricco di un patrimonio inestimabile ma anche di rispetto e tutela per una ricchezza che non ha uguali al mondo.

La tutela della nostra cultura, anche locale, è affidata ai piccoli e grandi interventi che le amministrazioni, gli enti pubblici e privati particolarmente attenti e sensibili, effettuano nel tentativo di preservare il patrimonio esistente ed incentivare lo sviluppo e la crescita di nuove realtà in questo ambito. Penso al teatro sperimentale, a tutte le piccole realtà che con perseveranza lavorano inventando nuovi codici per comunicare l’arte teatrale e non. Situazioni che convivono con la precarietà e l’incertezza economica che limita e condiziona il loro potenziale e il loro futuro, in cui sono spesso impegnate persone giovani, che non vedono riconosciuto il loro sforzo e nemmeno il loro diritto a continuare a esserci, a esistere in un settore così poco incentivato fino a oggi e così ulteriormente penalizzato da ora in poi.

Abbiamo restaurato teatri, in quanto beni storici e monumentali, li abbiamo riconsegnati alle comunità locali, perché fosse possibile di nuovo utilizzarli quali “contenitori” privilegiati di proposte culturali vicine alle sensibilità e alle esigenze dei singoli territori. Ora quegli stessi teatri dovremo chiuderli, lasciarli vuoti, perché non ci saranno i fondi per poterli riempire di contenuti, di proposte artistiche e culturali, di gente. Monumenti a sé stessi, svuotati da ogni loro potenzialità d’utilizzo.

Esistono luoghi civili, forse un po’ più civili di quello in cui noi viviamo, o in cui il governo e i ministri hanno più rispetto per i cittadini, dove, nonostante una pesante crisi economica, si riesce comunque ad investire il 10 per cento in più rispetto al budget precedente in cultura.

In Francia, per esempio. Forse, in questi paesi, governanti illuminati hanno capito che togliere fondi alla cultura significa un po’ lasciarsi spegnere lentamente e crescere intere generazioni prive della possibilità fondamentale di nutrire i propri sogni, la propria anima, il proprio cervello. Una perdita d’identità collettiva, progressive e inarrestabile, sostituita da sotto-cultura massificata, omologata, gestibile e controllabile proposta dai mass media imperanti. Questo accade oggi, questa la prospettiva che ci attende. La barbarie incombe, questa in fondo non è che l’ennesima conferma.

(Beniamino Grandi, assessore alla Cultura e al turismo della Provincia di Modena)