Erano 199 nel 1991, sono 156 nel 2001 (il 65% dei 240 Sistemi locali del lavoro prevalentemente manifatturieri) e assorbono il 70,2% degli addetti all’industria manifatturiera (1.928.602 persone). Rispetto al complesso dei Sll (686), la popolazione che vive nei distretti industriali rappresenta il 22,1% dell’intera popolazione italiana.

I comuni distrettuali sono il 27,3% dei comuni italiani (2.215), e corrispondono al 20,6% della superficie totale, con una densita’ abitativa di 209 abitanti per chilometro quadrato. I distretti industriali hanno, in media, 39 addetti ogni 100 abitanti, di cui 15 manifatturieri, contro, rispettivamente, 33 e 7 addetti nel resto d’Italia. Le unita’ produttive sono, sempre in media, 9 (di cui 2 manifatturiere) ogni 100 abitanti, contro rispettivamente, 8 e 1 del resto del paese. E’ quanto emerge da un’analisi dell’Istat sui distretti industriali individuati sulla base dei Sistemi locali del lavoro del censimento del 2001.


Il Centro Italia e’ la ripartizione geografica con piu’ distretti industriali (49, pari al 75,4% dei Sistemi locali manifatturieri dell’area). Il Nord-est, finora considerata l’area di riferimento del modello distrettuale, ne conta 42 (70,% dei sistemi locali manifatturieri della ripartizione); nel Nord-ovest, l’area di piu’ antica industrializzazione del paese, un tempo dominata da formazioni territoriali di grande impresa, i distretti sono 39 (59,1%). Il Mezzogiorno, con 26 distretti (53,1%), rappresenta invece l’area emergente dell’industrializzazione distrettuale italiana.


I distretti industriali si concentrano in 17 regioni (fanno eccezione soltanto la Valle d’Aosta, la Liguria e la Calabria).


Le regioni italiane piu’ ‘distrettuali’ sono la Lombardia e le Marche, entrambe con 27 distretti (17,3% dei distretti italiani). Seguono il Veneto con 22 (14,1%), la Toscana con 15 (9,6%) e l’Emilia-Romagna con 13 (8,3%). Viceversa, le regioni dove il modello distrettuale e’ meno presente sono il Lazio, il Molise, la Sicilia (2 distretti ciascuna), la Basilicata e la Sardegna (un solo distretto).


La configurazione territoriale dell’Italia distrettuale disegna un “nuovo” triangolo industriale formato dalla Lombardia, dal Veneto e dall’Emilia-Romagna (62 distretti, pari al 39,7% del totale), che si unisce alle storiche regioni dell’Italia centrale (Toscana, Umbria e Marche, con 47 distretti, pari al 30,1%).

La direttrice adriatica dell’industrializzazione distrettuale penetra nel Mezzogiorno attraverso i 16 distretti presenti in Abruzzo, Molise e Puglia (pari al 10,2% dei distretti industriali). A questa area si aggiunge la zona che comprende la Campania e la Basilicata, per un totale di 7 distretti (il 4,4% del totale). I due distretti della Sicilia e l’unico della Sardegna completano il quadro del Mezzogiorno.

Le industrie principali dei distretti
industriali sono quelle tipiche del made in Italy: il tessile e abbigliamento; la meccanica; i beni per la casa; la pelletteria e calzature; l’alimentare; l’oreficeria e strumenti musicali. I distretti cosi’ caratterizzati sono 148 (il 94,8% di tutti i distretti); si rilevano poi 4 distretti dell’industria della carta e cartotecnica e 4 dell’industria della fabbricazione di prodotti in gomma e materie plastiche. I distretti del made in Italy sono soprattutto quelli del tessile-abbigliamento (il 28,8% del totale), della meccanica (24,4%), dei beni per la casa (20,5%) e della pelletteria e delle calzature (12,8%). I distretti del tessile-abbigliamento (45) sono concentrati soprattutto in Lombardia, Marche, Puglia, Toscana e Veneto.

Nell’Italia nord-occidentale prevalgono i distretti tessili, nel resto del paese quelli della confezione di abbigliamento esterno (cappotti, pantaloni, giacche, ecc.).


I distretti della meccanica (38) si trovano in nove regioni: Lombardia (la regione leader), Emilia-Romagna, Piemonte e Veneto, Marche, Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige. Un solo distretto e’ presente in Campania e Umbria. La meccanica presente nei distretti industriali e’ quella dell’utensileria e della fabbricazione di macchine, apparecchi ed articoli per uso domestico, della fabbricazione di apparecchi medici, chirurgici e ortopedici (a Mirandola in Emilia-Romagna) e dell’occhialeria (nel Veneto, in particolare). I distretti dei beni per la casa (32) si trovano in quattordici regioni, e sono concentrati principalmente nel Veneto e nelle Marche. Numerose regioni presentano un solo distretto con tale specializzazione. Questo tipo di distretti si occupa soprattutto della fabbricazione del mobile in legno, con le rilevanti eccezioni rappresentate dai distretti dei prodotti in ceramica a Civita Castellana (Lazio), della lavorazione del sughero a Calangianus (Sardegna), dell’industria del legno (fabbricazione di fogli da impiallacciatura, fabbricazione di compensato, pannelli) a Viadana (Lombardia), delle piastrelle e ceramica per pavimenti e rivestimenti a Faenza (Emilia-Romagna).


I distretti della pelletteria e delle calzature (20) sono localizzati in sole sei regioni, e principalmente nelle Marche.

Seguono la Toscana e il Veneto, mentre in Abruzzo, Campania e Puglia e’ presente un solo distretto. Si tratta soprattutto di distretti dell’industria delle calzature, ai quali si aggiungono quelli dalla concia del cuoio ad Arzignano (Veneto), a Santa Croce sull’Arno (Toscana) e a Solofra (Campania) e quelli dei prodotti in pelle a Borgo San Lorenzo e Piancastagnaio (Toscana) e a Tolentino (Marche).

L’Istat segnala poi l’importanza
quantitativa dei distretti industriali dove e’ occupata un quarto della popolazione in eta’ lavorativa italiana (pari a quasi 5 milioni di persone). Se invece si considera l’insieme degli addetti all’industria manifatturiera italiana che si trovano in tutti i Sll (686) – sia in quelli manifatturieri (240) che nei restanti Sll dominati da altre attivita’ economiche (446) – l’occupazione manifatturiera distrettuale rappresenta il 39,3% di quella totale. Inoltre nei distretti industriali si concentra il 35,8% dei collaboratori coordinati e continuativi e il 38,8% dei lavoratori interinali.

L’occupazione nei distretti industriali e’ concentrata in un numero ristretto di regioni. In particolare, il 90,2% dell’occupazione manifatturiera distrettuale e’ presente in sole sei regioni, e oltre la meta’ e’ concentrata nella Lombardia e nel Veneto (rispettivamente con il 35,4% ed il 20,0%). Seguono, nell’ordine, l’Emilia-Romagna (10,6%), la Toscana (9,3%), le Marche (8,9%) e il Piemonte (6%). Le regioni meridionali con il maggior numero di addetti manifatturieri presenti nei distretti sono quelle della direttrice adriatica; la Puglia con 42.557 addetti (il 2,2% dell’occupazione manifatturiera distrettuale del Paese) e l’Abruzzo (31.483 addetti manifatturieri, pari al 1,6%). Nonostante sia diminuito il numero dei distretti, gran parte delle regioni ha incrementato o mantenuto costante il peso occupazionale manifatturiero rispetto ai distretti rilevati nel 1991 (ad indicare una maggiore concentrazione manifatturiera dei distretti del 2001 rispetto a quelli del 1991). L’incremento si e’ registrato soprattutto nelle Marche, in Piemonte e in Puglia, mentre tre sole regioni (nell’ordine Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto) hanno visto ridursi il loro peso manifatturiero distrettuale.

Le Marche hanno il maggior numero di distretti (27 come la Lombardia); tali distretti hanno una forte incidenza sull’economia regionale (rappresentano l’81,8% dei sistemi locali regionali e occupano il 73,4% di addetti regionali) e una consistenza numerica significativa (172 mila addetti manifatturieri e 435mila complessivi). La regione, area tipica del made in Italy, fa registrare una crescita dell’occupazione manifatturiera (3,1%) e di quella complessiva (7,2%). Si segnalano soprattutto, con un aumento di occupazione manifatturiera superiore al 20%, il distretto degli strumenti musicali di Recanati, i distretti calzaturieri di Civitanova Marche, Montegranaro, Sarnano, quelli dei beni per la casa di Fano, Urbino, Sassocorvaro, Piandimeleto, Pesaro, quelli dell’abbigliamento di Senigallia, Sant’Angelo in Vado e quello dell’utensileria di metallo di Pergola.


Tra il 1991 e il 2001 il numero dei
distretti industriali cala da 199 a 156. Il Mezzogiorno e’ l’unica ripartizione ad aver registrato un incremento (+11). Le cause di questa diminuzione vanno ricercate nella riorganizzazione territoriale della produzione, e quindi del mercato del lavoro, di alcuni Sll che nel 1991 erano stati classificati come distretti industriali. La riorganizzazione e’ stata accompagnata da una crescita dimensionale delle unita’ produttive, comportando il passaggio dei distretti nella categoria dei Sll di grande impresa, oppure lo spostamento settoriale dell’apparato produttivo verso i servizi alle imprese.


I distretti del Nord-est (area storicamente qualificante del sistema distrettuale) registrano una consistente contrazione generale: diminuisce, oltre ai distretti, anche il numero degli addetti manifatturieri (-180.675, pari a -21,6%), e quello degli addetti complessivi (-432.649, pari a -21,2%).
Cresce invece l’occupazione complessiva della ripartizione (+11,2%). La diminuzione di occupazione si registra, soprattutto, in Emilia-Romagna, Veneto e Trentino-Alto Adige.
Soltanto nel Friuli-Venezia Giulia si assiste alla crescita di addetti manifatturieri (+2,9%), a cui pero’ corrisponde una diminuzione degli addetti complessivi (-20,8%). L’Istat ribadisce che comunque il Nord-est rimane l’area a piu’ alta incidenza distrettuale del paese. In questi distretti trova lavoro il 35,4% dell’occupazione complessiva della ripartizione (42 addetti ogni 100 abitanti).

Nel Centro Italia si registra una situazione diversificata dove i distretti sono diminuiti di 11 unita’ e subiscono un calo di occupazione manifatturiera del 5,4%, mentre aumenta dell’1% l’occupazione complessiva. I distretti di Marche, Umbria e Lazio aumentano l’occupazione complessiva e quella manifatturiera; opposta la situazione della Toscana (-14% l’occupazione manifatturiera, -6,4% quella complessiva), dove l’unica eccezione e’ costituita dal distretto tessile di Prato.


Nelle regioni nord occidentali i distretti rappresentano il 34,2% dei sistemi locali e occupano il 33,1% di addetti. Sono diminuiti di venti unita’ e hanno registrato un calo di addetti manifatturieri in linea con quello medio nazionale (-13%), anche se con risultati regionali assai diversificati.
Nelle regioni meridionali i distretti rappresentano l’8% dei sistemi locali della ripartizione e occupano il 6,1% di addetti (nel 1991 il loro peso era, rispettivamente, del 4,1% e del 3,7%). Anche se il loro peso distrettuale e’ ancora marginale rispetto al resto del Paese, hanno raddoppiato la loro presenza, in virtu’ soprattutto di un aumento del 53,4% di addetti manifatturieri (+31.509 persone) e del 72,8% di addetti complessivi (+120.760). Le regioni leader sono Abruzzo, Puglia e Campania, che hanno aumentato il loro peso distrettuale, aggiungendo nuovi distretti a quelli gia’ presenti.