Dopo cinque annate segnate dal meno, il 2005 ha rappresentato una netta ripresa in volume (più 10,71 per cento) ed un incremento in valore (più 5,10 per cento) delle esportazioni di vino italiano nel mondo. Non siamo ancora ai 18 milioni del prima-metanolo o del 1994, ma ci stiamo avvicinando a passi svelti, arrivando quasi a toccare i 15 milioni di ettolitri nell’annata appena passata, per un valore record di quasi 3 miliardi di euro.

E’ quanto rileva la Cia-Confederazione italiana agricoltori all’indomani della diffusione dei dati definitivi sull’import-export dei vini italiani per il periodo della campagna che va dal primo agosto 2004 al 31 luglio 2005, affermando che questo è il risultato della sapienza dei nostri vitivinicoltori, che ormai sanno fare bene il loro mestiere, coniugata alla responsabilità del contenimento dei prezzi che rendono il prodotto italiano competitivo nel mercato mondiale.
Il vino italiano, insomma, ha ripreso a percorrere tutte le strade del mondo raggiungendo 175 paesi, anche se i nostri primi 10 importatori coprono l’85 per cento del volume e l’80 per cento del valore.

La Germania, da sola, ha importato più di 5 milioni di ettolitri per un valore vicino ai 700 milioni di euro, attestandosi quale principale mercato estero del vino italiano, mentre gli Stati Uniti d’America, con circa 2 milioni di ettolitri ed un valore superiore ai 700 milioni di euro, è diventato il paese di maggiore valorizzazione del nostro prodotto.
Ottimi e tradizionali clienti si confermano -sottolinea la Cia- il Regno Unito, la Francia, la Svizzera, i Pesi Bassi e l’Austria ed un vero boom, con oltre 300 mila ettolitri importati, lo ha segnato la Repubblica Ceca, dove l’anno prima, di vini italiani, ne erano arrivati circa la metà.

Mercati interessanti sono poi quelli in lieve ma costante sviluppo come l’Irlanda, la Danimarca, la Spagna, la Polonia, la Slovacchia e l’Ungheria, fra i paesi dell’Unione europea e la Russia, il Brasile, la Norvegia, il Messico, la Thailandia, la Cina, l’Albania, la Romania e l’India, fra i paesi terzi.
Unici in controtendenza tra i primi dieci clienti il Canada ed il Giappone, dove più forte si è rivelata la concorrenza australiana e, fra gli altri 165 paesi, la Grecia e la Svezia dove i vini spagnoli stanno rivelandosi concorrenti temibili.

Secondo la Cia, la ripresa delle esportazioni vinicole nazionali, grazie al loro miglior rapporto tradizionalità-qualità-prezzo rispetto a quello degli altri paesi produttori, oltre ad essere positiva per l’economia agricola può, ancora una volta, rappresentare un volano determinante per tutto il “made in Italy”, purché si riconosca al settore il ruolo che svolge sul territorio ed alle imprese vitivinicole la necessità di superare le diffuse sacche di crisi in cui versano da un anno a questa parte.