Temperature in picchiata in questo scorcio di fine primavera. Nella giornata di venerdì 2 giugno 2006 l’Osservatorio Geofisico dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia ha registrato una temperatura minima ancora al di sotto dei 10° C, con la colonnina di mercurio che si è fermata a 9.9° C.

Un così forte abbassamento si era già verificato a fine maggio, quando si era scesi anche a 9.4° C (per la cronaca in quella giornata presso il Campus di Ingegneria, la temperatura minima aveva raggiunto 5.9° C, un valore non confrontabile con il passato in quanto ripreso in sito diverso).

Una temperatura inferiore ai 10°C a inizio giugno non si registrava, a Modena città, dal 7 giugno 1986: in quell’occasione si scese a 9.2° C. Sono trascorsi dunque ventitre anni dalla registrazione di una giornata tanto fredda in questo periodo. Probabilmente sono molti per il “senso comune”, ma pochi per definire un tale evento “eccezionale”, tanto più che scorrendo indietro la serie di misure troviamo episodi simili nel 1974, nel 1969 e un lungo periodo freddo all’inizio di giugno anche nel 1962. Il giorno più freddo di giugno, per quanto riguarda Modena città, resta comunque quello del 1° giugno 1873, quando la colonnina precipitò fino a 6.1° C.

“Pur inconsueto, pur anomalo e poco frequente, – spiegano Luca Lombroso e Salvatore Quattrocchi, meteorologi del Dipartimento di Ingegneria dei Materiali e dell’Ambiente dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia – il freddo di questi giorni non è record, né tanto meno eccezionale”.

Riguardo alla presenza di neve in Appennino, è sicuramente un evento inconsueto e curioso, ma non così raro. Basti pensare che appena 11 anni fa una notevole imbiancata avvenne addirittura verso la fine del mese, nel 1995, accompagnata da piogge abbondanti, piogge che invece, malgrado il maltempo di questi giorni, risultano ancora complessivamente scarse. Da inizio anno, infatti, sono caduti solo 171.1 mm, contro una media di circa 240 mm”.

“Nonostante il freddo – avvertono Luca Lombroso e Salvatore Quattrocchi – non va dimenticata l’opposta anomalia di pochi giorni fa e cioè il troppo caldo, con una massima di 32.7° C il 28 maggio scorso, che fu una fra le dieci temperature più alte in assoluto per quel mese. Elevate temperature in maggio sono un fenomeno ormai ricorrente negli ultimi anni, tanto che in molti siamo stati indotti a pensare (erroneamente) maggio come mese estivo, anche se non si deve dimenticare invece che, subito dopo ottobre e novembre, resta uno dei mesi più piovosi. E’ proprio il caldo precoce a esporre maggiormente a insidiosi e fastidiosi sbalzi termici”.

Riguardo alla previsione sul tempo dei prossimi giorni, c’è da osservare che per un vero miglioramento bisogna ancora aspettare. Resta infatti attiva, in parte, la saccatura responsabile dell’irruzione fredda e addirittura nella notte fra martedì e mercoledì è atteso un altro impulso di aria polare. Per 2-3 giorni avremo ancora frequenti situazioni di variabilità con più sole al mattino, ma spesso formazione di nubi nel pomeriggio, che potrà portare ad episodi temporaleschi locali. In pratica la situazione generale locale sarà caratterizzata dalla manifestazione di acquazzoni improvvisi, in qualche caso con scrosci accompagnati da tuoni e fulmini.

Un miglioramento e anche temperature più calde si avranno solo verso il prossimo fine settimana: tuttavia ancora domenica non è esclusa una certa variabilità specie nei settori Adriatici e dell’Appenninico orientale. Impossibile e scientificamente inattendibile azzardare qualsiasi previsione oltre, per il resto della stagione estiva.