Prosegue il cammino di crescita dei fatturati della grande distribuzione, guidato dall’innalzamento del costo della spesa, senza apprezzabili ridimensionamenti delle quantità vendute. I volumi venduti rimangono sostenuti grazie all’estensione della rete commerciale della grande distribuzione. Sono questi i principali risultati del rapporto sulle vendite e i prezzi della grande distribuzione realizzato dall’Osservatorio regionale dei prezzi e delle tariffe sull’ultimo bimestre del 2006.


A fronte di una dinamica nella media del 2005 pari al 2.8%, il giro d’affari della Grande Distribuzione Organizzata, per le merci del cosiddetto largo consumo confezionato, cioè fresco, freddo, drogheria alimentare, bevande, cura degli animali, cura della casa e cura della persona, ha toccato un punto di massimo nell’ultimo bimestre dello stesso anno e si posiziona ora stabilmente su tassi del 3.7%. Sembra quindi superata la fase peggiore, risalente alla fine del 2004, in cui il fatturato stentava a raggiungere andamenti di segno positivo.

La leva principale attraverso cui si è avviata questa svolta negli esiti economici della GDO è costituita dai prezzi. Dopo una lunga stagione caratterizzata da uno sforzo promozionale particolarmente incisivo per diminuire il costo della spesa, il fenomeno si va attenuando e nel confronto anno su anno ciò è sufficiente a determinare un aumento del costo della spesa. Anche a prescindere da mutamenti dei prezzi di listino, il riequilibrio promozionale tende a fare lievitare il costo effettivamente sostenuto dalle famiglie. Nel II bimestre del 2006, rispetto allo stesso periodo di una anno prima, questo costo è cresciuto dell’1.6%. È lo stesso valore che si ritrovava alla fine dello scorso anno, a dimostrazione del fatto che per ora sembra trattarsi di un riequilibrio che non dovrebbe auspicabilmente tradursi in un percorso di crescita costante dei prezzi. Oltre alla diminuzione dell’intensità promozionale, spinge nella stessa direzione anche la ricomposizione qualitativa del paniere delle referenze acquistate dalle famiglie, che probabilmente stanno riavvicinandosi ai prodotti di marca.

A differenza di un anno fa, il riequilibrio dei prezzi appare in grado di non innescare forti contraccolpi di segno contrario in termini di quantità complessivamente vendute. Ma l’equilibrio è delicato e suscettibile di brusche inversioni. Le famiglie non hanno reagito ridimensionando in maniera significativa le quantità acquistate, ma non v’è dubbio che la dinamica dei volumi commercializzati abbia conosciuto negli ultimi mesi un certo rallentamento. Nella media dello scorso anno i volumi a rete corrente sono cresciuti poco sotto al 4%, mentre attualmente si è appena nell’intorno del 2%.

La statistica a rete corrente incorpora sia la movimentazione delle strutture della GDO preesistenti, sia l’espansione della rete, cioè le nuove aperture. E’ attribuibile ai nuovi insediamenti una maggiore dinamica dei volumi complessivi per il 6%, in progressiva lievitazione negli ultimi bimestri. L’effetto concorrenziale esercitato dai nuovi insediamenti tende a divenire sempre più intenso, tant’è che dei 6 punti appena ricordati, quasi 4 sono guadagnati a scapito delle strutture preesistenti.
Nel panorama nazionale l’effetto di indebolimento delle quantità intermediate risulta più marcato. Il giro d’affari appare infatti sostenuto unicamente dall’aumento dei prezzi e in nessun modo da sviluppi nei volumi, la cui diminuzione viene arginata unicamente dai punti vendita di nuova apertura.

Il dettaglio merceologico
Scendendo ad un maggior dettaglio merceologico, quanto osservato in complesso trova conferma completa in quasi tutti i reparti dell’alimentare. Il costo della spesa, pur con valori diversi, è in crescita, ma non appaiono negli ultimi bimestri fenomeni di preoccupante accelerazione. Non si può tuttavia non citare il caso della Drogheria alimentare e della Cura degli animali, con crescite del costo della spesa oltre il 3%.
Di qualità diversa si presentano i dati del non alimentare. I prodotti per la Cura della casa registrano dinamiche di prezzo in sensibile accelerazione, dal I al II bimestre dell’anno. Su un versante del tutto opposto si situa il reparto della Cura della persona il cui costo della spesa non accenna a registrare innalzamenti.
Questo assetto dei diversi reparti trova puntuale conferma nelle singole province della regione Emilia-Romagna. Quasi ovunque la Cura della casa è il reparto dove si avverte maggiormente il mutamento di intonazione dei prezzi, con dinamiche in molti casi non lontane a maggiorazioni del 4%. Simmetricamente la Cura della persona presenta valori bassi e spesso negativi. Ed infine, l’alimentare si posiziona quasi ovunque in una situazione intermedia.