Il sequestro delle Ferrari contraffatte è la punta di un iceberg di un fenomeno di pirateria commerciale a danno del made in Italy che assegna al Parmigiano Reggiano e al Grana Padano il primato delle specialità alimentari “made in Italy” più falsificate e imitate nel mondo che diventano Parmesao in Brasile, Regianito in Argentina, Reggiano e Parmesano in tutto il Sudamerica o Parmesan dagli Stati Uniti al Canada, dall’Australia fino al Giappone ma anche “Grana Pardano”, “Grana Padana” o “Grana Padona”.

E’ quanto afferma la Coldiretti che, nel commentare il sequestro da parte della Guardia di Finanza delle due autovetture di Formula Uno modello F2002 totalmente taroccate, sottolinea come il falso Made in Italy nell’alimentare sviluppa nel mondo un fatturato superiore ai 50 miliardi di lire, pari a circa la metà del valore delle nostre esportazioni.

Quasi nove volte su dieci negli Stati Uniti sulle tavole delle case, dei ristoranti o delle pizzerie si trovano falsi Parmigiano reggiano e Grana Padano che – sottolinea la Coldiretti – tolgono spazio alle esportazioni dei prodotti originali che raggiungono appena il 13 per cento della produzione statunitense di parmesan che rappresenta il caso più eclatante di imitazione dei prodotti alimentari nazionali tipici sul mercato Usa.
Ma – continua la Coldiretti – molti altri sono i casi di “agropirateria” come la Mussarella bufala dell’Arabia Saudita, la Mortadella di Bologna venduta in Serbia, il Provolone, l’Asiago e la Mortadella Bologna made in USA, la Robiola, il Gorgonzola e il Caciocavallo prodotti in Canada, il Salame Milano del Cile e il Salame Cacciatori del Sud Africa. La diffusione sul mercato globale di imitazioni di bassa qualità, oltre a colpire direttamente gli imprenditori nazionali, ai quali vengono tolti spazi di mercato, danneggia gravemente l’immagine del Made in Italy, sia sui mercati tradizionali che su quelli emergenti come la Cina, dove la Coldiretti ha recentemente scoperto un “pecorino dagli occhi a mandorla” ottenuto da latte di mucca.

Sul piano internazionale – rileva la Coldiretti – la lotta ai pirati del cibo che falsificano l’identità territoriale degli alimenti va condotta nell’ambito del Wto dove il Consiglio è chiamato a prendere misure appropriate entro il 31 luglio 2006, come previsto dalla VI Conferenza Ministeriale che si è chiusa ad Hong Kong, con l’obiettivo di estendere la protezione delle indicazioni geografiche oltre che ai vini e agli alcolici anche ad altri prodotti, come formaggi e salumi.

L’Italia deve difendere il primato nelle produzioni di qualità conquistato in Europa dove può contare su 155 denominazioni di origine riconosciute nel registro comunitario che rappresentano oltre il 20 per cento del totale di oltre 710. Un sistema nazionale che sviluppa un fatturato al consumo che vale circa 9 miliardi di euro ed un export di quasi 2 miliardi. Tra le 155 denominazioni italiane protette, di cui 105 Dop e 50 Igp la categoria più “ricca” di riconoscimenti è rappresentata – continua la Coldiretti – dagli ortofrutticoli (47), seguita dagli oli d’oliva (37), dai formaggi (32), dai prodotti a base di carne (28), dai prodotti della panetteria (3), dalle spezie o essenze (3), dagli aceti (2), dalle carni e frattaglie fresche (2) e dai mieli (1).
Ma l’Italia – conclude la Coldiretti – è anche il secondo Paese produttore di vino in Europa e può contare su un patrimonio di oltre 476 vini Docg, Doc e Igt.