Per le donne modenesi è più difficile mantenere il lavoro che trovarlo. Nella nostra provincia, infatti, il tasso di occupazione femminile sfiora il 63 per cento, contro una media nazionale del 45,2 per cento. L’anno scorso a Modena sono state avviate al lavoro oltre 48mila donne, solo un quinto delle quali a tempo indeterminato.

Il problema è che radicate culture e abitudini aziendali, immodificabili tempi e orari della città non tengono conto del doppio impegno delle donne, divise tra casa e lavoro. Bisogna pertanto riformare profondamente il welfare locale e avviare politiche che consentano alle donne di conciliare le esigenze familiari con quelle lavorative.

È il messaggio uscito dal convegno che la Cisl di Modena ha dedicato oggi al “conflitto” tra lavoro e famiglia.
“Oltre che lavorare, noi donne dobbiamo educare i bambini piccoli, seguire i figli adolescenti o giovani, prenderci cura dei genitori anziani e di altre persone disabili eventualmente presenti nel nucleo familiare allargato, fare la spesa, pagare le utenze ecc. – ha sottolineato Cristina Boschini, responsabile coordinamento femminile della Cisl di Modena – È stato calcolato che noi lavoratrici dedichiamo al lavoro familiare cinque ore al giorno, il doppio del tempo libero che ci resta a disposizione. Non stupisce, perciò, che oggi la maternità sia considerata quasi un lusso. Non a caso il 46 per cento delle donne modenesi desidera più figli (almeno due) di quelli che ha (la media è poco più di uno a testa)”.

Dal canto Pasquale Coscia, componente della segreteria provinciale Cisl, ha ricordato che per le donne più che per gli uomini la flessibilità dell’orario di lavoro viene decisa in modo unilaterale dal datore di lavoro. La situazione peggiora se la donna ha un contratto di lavoro non standard. Per i lavoratori atipici, infatti, nel 45,3 per cento dei casi è il datore di lavoro a disporre condizioni e modalità orarie che la lavoratrice deve accettare.

“La flessibilità del lavoro è positiva per le opportunità che può offrire solo se accompagnata da diritti e tutele, e supportata da progetti di stabilizzazione – ha affermato il segretario Cisl – Occorre, quindi, un approccio diverso, che consenta di uscire dal clima di scontro prodotto da chi utilizza il tema più per smantellare i diritti esistenti che per proporre e discutere la necessità di una nuova generazione di diritti del lavoro e delle persone, in un quadro di flessibilità sostenibile. Perciò è quanto mai necessario varare lo “statuto dei lavori””.

La flessibilità del lavoro cozza, tra l’altro, con la persistente rigidità dell’organizzazione delle città e dei servizi. La provincia di Modena offre una copertura di posti in nidi, pubblici e convenzionati, di circa il 28 per cento (oltre il 30 nella città di Modena). Una situazione nettamente migliore rispetto al quadro nazionale, eppure rimane una domanda non soddisfatta di accesso ai nidi. Anche per questo negli ultimi anni a Modena sono stati realizzati due nidi aziendali (Azienda ospedaliera Policlinico e Tetra Pack), che la Cisl giudica positivamente.

Nonostante ciò, sono oltre 300 all’anno (quasi una al giorno) le donne modenesi che decidono di rinunciare al lavoro al rientro dalla maternità, con le conseguenze sociali ed economiche che questa scelta obbligata comporta.
“In questo quadro – ha detto ancora Coscia – un’attenzione specifica va riservata alle famiglie immigrate, che rappresentano il 10 per cento della popolazione modenese. L’offerta di servizi alla persona, in particolare alla prima infanzia, costituisce una fondamentale opportunità per la loro piena integrazione e inclusione sociale”.

Infine, il segretario della Cisl ha sollevato il tema “tempi e orari della città”, che rappresenta uno degli aspetti prioritari delle politiche di conciliazione. Coscia ha ricordato che il Comune di Modena ha avviato da molti anni un confronto sul tema, mentre un tavolo di concertazione è tuttora aperto.
“Ci sono tanti progetti allo studio, ma sono ancora poche le azioni che hanno trovato concreta attuazione. Ci auguriamo – ha concluso Coscia – che presto siano avviate nuove iniziative per aiutare i cittadini e lavoratori in questa lotta contro il tempo che, in primis le donne, combattono ogni giorno”.