Come mai nella nostra regione la tariffa del servizio idrico integrato (comprensiva delle voci: acquedotto, canoni di fognatura e di depurazione, quota fissa per contatori) è così elevata rispetto alla media nazionale?


È quanto chiedono i consiglieri del gruppo regionale della Lega Nord alla Giunta in un’interrogazione nella quale segnalano che, dai dati emersi da uno studio realizzato in tutti le regioni dall’Osservatorio Prezzi & Tariffe di Cittadinanzattiva, il costo medio nazionale del servizio idrico integrato, calcolato sul consumo di 192 metri cubi di acqua da parte di una famiglia di tre persone, nel 2006 è stato pari a 215 euro l’anno, contro una spesa di 263 euro sostenuta da una famiglia emiliano-romagnola.

La nostra “è la terza regione più costosa d’Italia per quanto riguarda il servizio idrico integrato” – rilevano Maurizio Parma, Mauro Manfredini e Roberto Corradi, evidenziando come: “fatta eccezione per la provincia di Piacenza (dove la spesa è di 181 euro all’anno), le altre province dell’Emilia-Romagna sono molto al di sopra della spesa media nazionale (Ferrara 308 euro; Reggio Emilia 303; Ravenna 286; Forlì-Cesena 281; Bologna 270 euro; Rimini 251 euro; Modena 236 euro; Parma 224 euro)”.

I firmatari del documento rilevano poi che l’aumento medio delle tariffe, cresciute dal 2005 al 2006 del 5% a livello nazionale, in Emilia-Romagna è stato pari al 5,6% e vogliono quindi sapere a cosa sia dovuto tale incremento; quale ente o società privata tragga benefici dalla riscossione “di questa tassa sul servizio idrico” e come venga suddivisa nel caso in cui i beneficiari siano diversi enti.

Gli esponenti del Carroccio chiedono infine alla Regione come intenda agire affinché la quota pagata nelle province emiliano-romagnole si uniformi alla media nazionale.