Fioriscono prati e, qua e là, su alcuni alberi spuntano le prime gemme, mentre in Appennino scarseggia sempre più la neve: la sensazione di un inverno che ancora non vuole arrivare è suffragata sia dalla natura e dal paesaggio, sia dalle misurazioni effettuate dall’Osservatorio Geofisico del Dipartimento di Ingegneria dei Materiali e dell’Ambiente dell’Università di Modena e Reggio Emilia.

Il dicembre scorso già era stato il mese più caldo dal 1860, ovvero da quando a Modena sono iniziate sistematiche rilevazioni meteo, ma gennaio 2007 è stato ancor più caldo: con 7.2°C di temperatura media supera, e di gran lunga, tutti i mesi di gennaio. Il record infranto è quello risalente al gennaio 1936, che aveva fatto registrare una temperatura media di 5.8°C presso il torrione di levante dell’ex Palazzo Ducale, dove ha sede l’Osservatorio Geofisico Universitario.
L’attuale gennaio ha superato questo valore di ben 1.4°C, scostandosi sensibilmente dal valore medio del mese pari a +5.3°C! In annate recenti abbiamo avuto valori considerevoli, per quanto riguarda gennaio, anche nel 1994 (5.5°C), 1998 e 2001 (5.1°C). Per trovare un anno con temperatura media sottozero a gennaio occorre andare indietro nel tempo fino al 1985: -1.3°C.

Tutti i giorni di questo anomalo mese (7.2°C di temperatura media si riscontrano di solito in novembre o in marzo) hanno registrato temperature superiori al normale. Le minime in città non sono mai scese sotto lo zero, anzi, neanche sotto 1°C, mentre in sole due occasioni sono state inferiori ai 2°C. Le massime per ben 10 volte hanno superato la soglia dei 10°C, toccando addirittura l’eccezionale valore di 22.4°C (mai si erano superati i 20°C in gennaio) il giorno 19 durante un episodio di föhn che ha fatto schizzare addirittura a 25.6°C il termometro della stazione meteorologica “Campus”, in via Vignolese. Sempre in “Campus” le temperature sono raramente scese sotto lo zero, mentre le massime hanno superato i 10°C per ben 16 volte, più di un giorno su due.

Ad inquietare, tuttavia, – commentano Luca Lombroso e Salvatore Quattrocchi, esperti meteorologi del Dipartimento di Ingegneria dei Materiali e dell’Ambiente – non deve essere il record di un singolo giorno, quanto il succedersi, sempre più ravvicinato, di record di caldo sulle medie mensili ed ancor più annuali: il 2006 abbiamo già detto essere stato il 3° anno più caldo sulla banca dati, e dal 1997 al 2006 tutti gli anni, tranne il 2005, sono stati i più caldi della serie storica raccolta presso di noi. Che il clima stia cambiando, ormai, è sotto gli occhi di tutti: scienziati, semplici cittadini e politici, anche se questi ultimi fanno fatica a prenderne atto”.
Continua dal 2006 la carenza di precipitazioni: solo 15.7 mm di pioggia per l’intero mese rappresenta appena 1/3 del valore atteso, mentre per quanto riguarda la neve abbiamo visto solo pochi sparuti fiocchi in pianura ed accumuli scarsi ed irregolari in Appennino.

Inverno finito? A dir la verità – continuano Lombroso e Quattrocchi – l’inverno non è neppure cominciato!”.
Al momento l’anticiclone delle Azzorre continua a mantenere tempo stabile, con sole e poca neve in Appennino, nebbie, polveri e smog in pianura. Solo dalla prossima settimana l’anticiclone sembra cedere, ma al suo posto, per il momento, non sembrano sopraggiungere perturbazioni capaci di ridarci l’inverno (al massimo qualche pioggia). Ed intanto le giornate si allungano, e la primavera, a piccoli passi, avanza.