Confagricoltura Emilia-Romagna parteciperà domani a Parma all’incontro promosso da Coldiretti sul pomodoro da industria. Lo farà con un approccio costruttivo, nella convinzione che solo l’unità di intenti del mondo agricolo, senza polemiche, con pacatezza e pragmatismo, è lo strumento che consente più di ogni altro la difesa dei suoi interessi.

Il senso di responsabilità che ci porta ad essere presenti, afferma Confagricoltura Emilia-Romagna, è tale da superare i toni e da ignorare gli argomenti che in queste settimane sono stati utilizzati anche contro la nostra organizzazione, atteggiamento di cui non vogliamo comprendere le motivazioni.

Si poteva o si doveva fare di più per ottenere un prezzo più remunerativo?
Forse sì, lo abbiamo detto e l’abbiamo scritto ripetutamente. Ma dal momento in cui l’accordo è stato raggiunto, ad opera di un sistema che ha certamente bisogno di una profonda riforma, bisogna abbandonare la retorica e la polemica, perché non serve a nulla e sottrae tempo all’impegno per costruire un futuro diverso e più favorevole alle aziende agricole. E’ giusto fare chiarezza, è fuorviante metterla sul piano della scarsa trasparenza. Il contratto è in possesso di tutti, comprese le organizzazioni professionali.

Da Confagricoltura Emilia-Romagna viene anche un commento sulla proposta di riforma dell’organizzazione comune di mercato dei prodotti ortofrutticoli presentata dalla Commissione europea a fine gennaio. Fin dal primo momento abbiamo intravisto nel disaccoppiamento totale degli aiuti una possibilità, forse l’unica rimasta dopo tre riforme consecutive, per fare chiarezza su chi fossero gli effettivi percettori dei sostegni europei alla coltivazione.
L’opzione disaccoppiamento rimane l’unica oggi in grado di scuotere il comparto, che dovrà tornare a ragionare in termini di efficienza agricola ed industriale. L’associazionismo di prodotto dovrà esercitare un effettivo controllo della materia prima e anch’esso sarà sottoposto ad un esame di competitività. Ci auguriamo piuttosto che non si proceda ad eccessivi “annacquamenti” o a “spalmature” sull’applicazione del disaccoppiamento.