Nel 2007 volano le esportazioni italiane di formaggi e latticini con incrementi record in valore per i prodotti più tipici come provolone (+57 per cento), pecorino (+56 per cento) e parmigiano reggiano e grana padano (+29 per cento).

E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi a gennaio che evidenziano una forte crescita del valore dell’export anche per i formaggi Asiago, Montasio, Ragusano e Caciocavallo (+41 per cento). Se oltre la metà del grana e del provolone esportati sono diretti agli altri Paesi dell’Unione Europea mentre circa un quarto viene spedito negli Usa, per il pecorino – sottolinea la Coldiretti – sale addirittura al 90 per cento la quota diretta oltreoceano. Si tratta di risultati che – continua la Coldiretti – confermano l’importanza di una politica di qualità rivolta alla valorizzazione del legame tra prodotto e territorio che vanno riconosciuti agli allevatori con una adeguata remunerazione del prezzo del latte. Ma se i formaggi tipici sembrano resistere agli effetti dell’ Euro forte ben più pericolosi – precisa la Coldiretti – sono i risultati degli attacchi dell’agropirateria internazionale che utilizza impropriamente parole, colori, località, immagini e denominazioni che fanno richiamo al nostro Paese per alimenti che non hanno nulla a che fare con la realtà produttiva nazionale. Imitazioni e falsificazioni del Made in Italy alimentare che valgono complessivamente oltre 52 miliardi di Euro, tre volte il valore delle esportazioni agroalimentari nazionali.

A livello internazionale il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano – riferisce la Coldiretti – sono le specialità alimentari “made in Italy” più imitate che diventano Parmesao in Brasile, Regianito in Argentina, Reggiano e Parmesano in tutto il Sudamerica o Parmesan dagli Stati Uniti al Canada, dall’Australia fino al Giappone, ma anche “Grana Pardano”, “Grana Padana” o “Grana Padona”. Per questo – continua la Coldiretti – è necessario assicurare l’impegno dell’Unione Europea nei negoziati WTO per garantire una effettiva protezione contro l’usurpazione delle indicazioni geografiche e impedire, con l’istituzione di un registro multilaterale delle denominazioni a carattere vincolante, che il commercio internazionale dei prodotti il cui nome è legato ad una certa origine geografica sia ostacolato da inaccettabili atti di imitazione. Negli ultimi venti anni – continua la Coldiretti – si è registrato un vero boom dei “falsi” formaggi italiani negli Stati Uniti dove la produzione di parmesan, ricotta, provolone, mozzarella e romano cheese rigorosamente Made in Usa è quasi triplicata e oggi le importazioni dall’Italia dei prodotti originali sono in quantità appena il 2 per cento delle imitazioni realizzate localmente.

Le esportazioni di formaggi dall’Italia negli Usa – precisa la Coldiretti – hanno superato di poco le 30mila tonnellate all’anno, oltre 8mila tonnellate delle quali per Parmigiano e Grana, mentre la produzione statunitense delle imitazioni ha raggiunto quasi 1,7 milioni di tonnellate delle quali 1,3 vendute come mozzarella, 120mila come provolone, 111mila come ricotta, 60mila come parmesan e 15mila come romano cheese. Se – riferisce la Coldiretti – il Wisconsin è lo stato USA dove si realizza la maggioranza del formaggio italiano taroccato con numerosi impianti di produzione di provolone, romano cheese, mozzarella e parmesan, in crescita sono anche le produzioni dello stato di New York per provolone, mozzarella e ricotta e della California per il provolone e la mozzarella. La diffusione sul mercato globale di imitazioni di bassa qualità oltre a colpire direttamente gli imprenditori nazionali, ai quali vengono tolti spazi di mercato, danneggia gravemente l’immagine del Made in Italy, sia sui mercati tradizionali sia su quelli emergenti come la Cina , dove la Coldiretti ha recentemente scoperto addirittura un “pecorino dagli occhi a mandorla” ottenuto da latte di mucca.