Cambio di passo nel sistema moda dell’Emilia Romagna: nel 2006 il settore tessile-abbigliamento-calzaturiero ha visto meno ore di cassa integrazione, meno crisi aziendali, un calo di imprese e addetti coinvolti in accordi di sospensione e riduzione nell’artigianato; inoltre sono confortanti i dati congiunturali delle camere di commercio, che per la prima volta dal 2003 indicano un miglioramento di tutti i principali indicatori, produzione, fatturato, ordinativi e soprattutto dell’export.

Elementi positivi, illustrati e discussi questa mattina in un convegno (all’Hotel Millenium di Bologna) della Filtea-Cgil regionale intitolato non a caso “Un po’ di luce sul settore”, al quale hanno partecipato un centinaio di delegati, soprattutto donne. A mettere in fila i dati di analisi quantitativa ci ha pensato l’Ires regionale, in una ricognizione presentata dal giovane ricercatore Matteo Galloni, che ha avanzato un giudizio cauto ma sostanzialmente di superamento dello scenario a tinte fosche fin qui dipinto sul settore, anche se permangono realtà molto differenziate sia tra i singoli comparti che tra i territori. E le tinte fosche erano più che giustificate: dal ’91 sono stati bruciati infatti circa quarantamila posti di lavoro e migliaia di imprese tra industria e artigianato. Un calo notevolmente rallentato negli ultimi cinque anni e in particolare appunto nel 2006, tanto da non essere più considerato strutturale.

“Finalmente si allontana lo spettro del declino e possiamo essere più ottimisti. Anche perché questo ci consentirà di rilanciare la contrattazione articolata nella sua dimensione migliorativa e non più difensiva, come abbiamo dovuto fare per troppo tempo”: la segretaria generale Filtea regionale Manuela Gozzi, nella sua relazione, sollecita delegate e dirigenti territoriali a guardare con più fiducia alla fase che si apre. E ricorda con soddisfazione che le prime indicazioni della presidenza della Regione sul nuovo Piano territoriale regionale-PTR, annoverano il tessile tra i settori strategici per lo sviluppo futuro dell’Emilia Romagna. Tutto ciò crea le condizioni affinché il “tavolo regionale sul sistema moda” non sia più un tavolo di crisi, ma si occupi di sviluppo, valore del lavoro, professionalità, internazionalizzazione. Un punto sottolineato anche nell’intervento di Danilo Barbi, segretario generale Cgil regionale, che traccia un nesso forte tra la contrattazione in azienda e quella sul territorio con le istituzioni, entrambe sotto la parola d’ordine della qualità e dell’innovazione.

Dunque si può parlare di ripresa e per la verità non solo in Emilia Romagna, ma in tutto il paese, il 2006 ha fatto da spartiacque tra la crisi grave degli ultimi anni e i nuovi dati positivi, come ha rilevato il rapporto Filtea-Cgil nazionale presentato nei giorni scorsi, ripreso da Valeria Fedeli, leader nazionale della categoria, nelle conclusioni della mattinata. “Ma sarebbe sbagliato – ha detto la sindacalista – pensare che tutto può tornare come un tempo. I punti critici sono ancora molti, lo scenario con cui ci misuriamo è il mondo e una presenza più forte sui mercati lontani comporta costi e investimenti più alti, aggregazione tra imprese per superare il gap della piccola dimensione, politiche pubbliche a sostegno della maggiore capacità di competere, manodopera più qualificata. Non serve certo, invece, la pretesa di sconti sui contratti nazionali, come vorrebbero le associazioni artigiane che da molti mesi negano i rinnovi contrattuali, costringendo la categoria a un nuovo sciopero di otto ore il 6 luglio“.