Cresce, per il terzo anno consecutivo e con ritmi particolarmente sostenuti, l’export della regione (+15,6% nei primi 3 mesi del 2007), portando l’Emilia-Romagna al secondo posto fra le regioni esportatrici e confermando la presenza di imprese molto attive sui mercati internazionali anche nell’attività di investimento produttivo: pochi i segni di delocalizzazione e alta la ricerca della qualità nelle produzioni.


Il focus sull’internazionalizzazione delle imprese nel nuovo contesto economico mondiale e il posizionamento del sistema produttivo dell’Emilia-Romagna sui mercati esteri sono i temi al centro del “Forum dell’export e dell’internazionalizzazione in Emilia-Romagna”, organizzato dalla Regione con la collaborazione di Unioncamere, Coordinamento interregionale fiere e Osservatorio per il sistema fieristico italiano, che si è tenuto oggi a Bologna.

L’accordo di programma
Per aumentare gli interventi all’estero e renderli più efficaci è necessaria una stretta collaborazione tra istituzioni nazionali e regionali, associazioni produttive, sistema camerale e fiere. In questa ottica, è stato siglato un Accordo di Programma triennale tra Ministero per il Commercio internazionale e Regione Emilia-Romagna per promuovere un’azione congiunta che sostenga l’internazionalizzazione delle imprese e delle filiere.
L’accordo quadro prevede progetti volti ad affermare la competitività internazionale dell’offerta italiana di beni e servizi; a rafforzare la presenza delle produzioni italiane nei mercati esteri, anche attraverso l’attività dello Sportello regionale per l’internazionalizzazione; a sviluppare opportunità di partenariato e iniziative di marketing territoriale.
“E’ importante dare un segnale di attenzione al settore”, ha sottolineato il ministro per il Commercio internazionale Emma Bonino. “L’Emilia-Romagna ha capito che l’internazionalizzazione è la seconda gamba indispensabile per la crescita economica del Paese”.
“L’accordo prevede per i prossimi tre anni risorse per 2 milioni di euro da parte del Ministero e di altri 2 della Regione per il cofinanziamento dei programmi”, ha spiegato l’assessore regionale alle Attività produttive Duccio Campagnoli. “La Regione Emilia-Romagna, con i suoi programmi, dedica poi al sostegno dell’internazionalizzazione altri 8 milioni di euro, che portano quindi a 12 milioni i fondi complessivi a disposizione”.
Rapporto sull’internazionalizzazione e l’export
Nel corso del forum è stato presentato il primo rapporto sull’internazionalizzazione del sistema produttivo regionale, che fornisce un’analisi degli andamenti del commercio con l’estero e degli investimenti in ingresso e in uscita relativi all’Emilia-Romagna e offre una chiave di lettura innovativa fondata sulle quote di mercato nei principali paesi di destinazione. Il rapporto annuale, parallelo a quello sull’economia regionale, nasce dalla collaborazione sulle attività di internazionalizzazione tra Regione e Unioncamere, avviata con l’Accordo del 2005 che ha dato vita all’Osservatorio regionale dell’internazionalizzazione. Questa edizione vede la collaborazione con Ervet.
Le analisi confermano, come accaduto da oltre tre anni, che le esportazioni dell’Emilia-Romagna registrano saggi di incremento superiori alle altre regioni leader nel commercio con l’estero: con una crescita del 10,5% nel 2006 e del 15,6% nel primo trimestre 2007, l’Emilia-Romagna è la seconda regione esportatrice (dopo la Lombardia) con un peso sull’export nazionale che raggiunge nel 2007 il 13%. Tali risultati sono il frutto di un’ottima performance del settore della meccanica (+18,6%) e dell’andamento sostenuto anche dell’export di settori come l’abbigliamento e l’alimentare.
Considerando gli oltre 200 Paesi verso i quali esportano le imprese emiliano-romagnole, si sono registrati aumenti delle quote di mercato in 65 di loro: fra questi Russia, Turchia, India ma anche Portogallo, Irlanda e Balcani.
Guadagnano quote di mercato soprattutto settori come l’automotive, la meccanica, il tessile e l’abbigliamento. L’analisi delle quote di mercato mondiale detenute dall’Emilia-Romagna mette in luce che, dove la concorrenza internazionale si gioca sulle filiere produttive, sono stati raggiunti ottimi risultati grazie alla capacità di imprese di fungere da “trait d’union” tra dimensione locale e globale.
Le imprese emiliane romagnole si sono dimostrate molto attive nell’investimento all’estero: sono quasi 800 le aziende che hanno investito direttamente sui mercati esteri. L’Emilia-Romagna ha un grande interesse verso le aree avanzate del mondo e ha puntato sulla valorizzazione delle esportazioni, sulla qualità e sull’incremento della capacità produttiva, piuttosto che sui minori costi di produzione. Questo riflette la tendenza delle aziende ad allungare le reti produttive, uscendo dall’ambito locale e dal confine del distretto, senza sradicarsi dal territorio. Segno anche che le specializzazioni manifatturiere connesse alla tradizione industriale regionale hanno raggiunto livelli di competitività sostenibili nello scenario internazionale.
L’attività della Regione
La Regione Emilia-Romagna ha dato un forte impulso alle politiche per il sostegno dei processi di internazionalizzazione delle imprese con il Programma Triennale per le attività produttive che ha impegnato risorse per quasi 220 milioni di euro e puntato sulla promozione delle filiere produttive, sull’aggregazione delle piccole e medie imprese e sull’internazionalizzazione del sistema regionale di innovazione, ricerca e sviluppo.

Un ruolo centrale è stato assegnato allo Sportello regionale per l’internazionalizzazione delle imprese, costituito dalla Regione con il Ministero per il commercio internazionale, Unioncamere, Ice, Sace e Simest e che, dalla fine del 2006, è stato potenziato attraverso una rete di sportelli creati in collaborazione con il sistema camerale emiliano-romagnolo, per favorire il rapporto continuo fra il sistema produttivo e le istituzioni.
L’attività del sistema camerale
Anche il sistema camerale dell’Emilia-Romagna sostiene fattivamente l’internazionalizzazione del sistema produttivo regionale tramite la collaborazione con la Regione che ha dato vita agli sportelli Sprint-er presso ogni Camera, i progetti promozionali integrati e specifici per ogni territorio e la rete degli sportelli all’estero.
Il sistema fieristico
Nel pomeriggio il convegno ha affrontato il tema dell’internazionalizzazione del sistema fieristico italiano e delle politiche pubbliche di sostegno, sottolineando il ruolo che le fiere ricoprono nei processi di internazionalizzazione, sia come protagoniste sia come promotrici del sistema produttivo, e le nuove opportunità determinate dal processo di certificazione.
E’ stato presentato un rapporto del Cermes Bocconi, realizzato insieme alla Regione, che costituisce la base per una discussione dell’Osservatorio per il sistema fieristico italiano, di cui la Regione Emilia-Romagna è capofila.
La ricerca mette in evidenza che il mercato fieristico italiano è costituito da circa 7,5 milioni di mq. di superfici vendute, da circa 124.000 partecipazioni dirette e quasi 22 milioni di visitatori, per un totale di 1.000 manifestazioni circa. Si tratta del secondo mercato a livello europeo: al primo posto c’è la Germania con circa 8,5 milioni di mq, seguono Francia e Spagna con un mercato di circa 4 milioni di mq. espositivi ciascuno.
Nel 2005 si sono tenute in Italia 166 manifestazioni internazionali (cui hanno preso parte il 60% del totale degli espositori e il 35% dei visitatori) e 800 manifestazioni nazionali e regionali.
L’Italia raccoglie il 25% delle manifestazioni fieristiche internazionali, che sono fortemente legate alla promozione del made in Italy. Il mercato fieristico italiano è stabile, anche se c’è da registrare la forte crescita delle strutture espositive, anche in Emilia-Romagna (con la superficie disponibile passata dai 568.000 mq del 2000 ai 680.050 del 2006), Lombardia (da 540.400 a 959.000) e Veneto (da 222.000 a 403.284). In aumento anche la spesa delle aziende espositrici, soprattutto nei mercati extraeuropei.