Mimmo Paladino crea una sua opera per rivestire il cantiere di restauro della torre Ghirlandina e Modena lo ricambia con una grande mostra nella Galleria Civica, che aprirà il 15 settembre in concomitanza con il Festivalfilosofia.


A cura di Angela Vattese, l’esposizione allestirà numerose opere, tra cui un’installazione appositamente ideata dall’artista campano per la rassegna. Intitolata Crollo, l’opera richiama appunto l’intervento di Paladino sulla celebre torre,
con il Duomo riconosciuta nel 1997 patrimonio dell’umanità e inserita nell’elenco dei siti dell’Unesco. Per il simbolo della città emiliana, Paladino ha progettato uno speciale rivestimento, sulla cui superficie campeggia il profilo di un
volto, una sorta di saluto e al tempo stesso l’invito a sviscerare il presente e il passato.
Anche Crollo è una torre, ma rovinosamente franata a terra, tanto da ricoprire con le sue macerie, con mille tegole, (alcune delle quali segnate da antichi graffiti) il pavimento della sala
che la ospiterà.
L’installazione è dunque una riflessione, al pari dell’intero percorso espositivo (che presenta inoltre
grandi tele inedite e una serie di piccole sculture), sulla catastrofe che l’uomo moderno continuamente paventa e inutilmente cerca di sventare. Mostra e lavoro sulla Ghirlandina condividono dunque lo stesso spirito epico, memore degli antichi guerrieri e di un genius loci europeo, che da anni distingue il lavoro dell’artista campano. Dopo avere perlustrato (reduce, nei secondi anni Settanta, da una fase concettuale) le proprie
inquietudini, Paladino ha iniziato a lavorare sul tema delle battaglie perdute, del passato in macerie, di radici che pure distinguono i popoli e culture e ne danno la specifica identità. Basti ricordare il suo intervento a Piazza del
Plebiscito di Napoli con la Montagna di Sale in cui sporgevano teste e gambe di cavalli carbonizzati e antieroici (1995). O le più recenti riletture dell’Ulisse di James Joyce sotto forma di
illustrazioni per un’edizione di culto, e il film dedicato alla figura di Don Chisciotte, presentato nel 2006 alla mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, di cui Mimmo
Paladino ha firmato la regia. Nel film, un cast d’eccezione (fra gli attori anche la figlia Ginestra, Lucio Dalla, Enzo Cucchi e Edoardo Sanguineti) parla di cose perdute, ma anche di un’etica
in cui, malgrado tutto, occorre credere.