La risposta è sì, e lo dimostra quanto esposto nella cornice suggestiva del Chiostro della Basilica di Santo Stefano dove fino al prossimo 24 settembre vengono presentati i risultati di ricerca e studio di allievi, collaboratori, dottorandi, docenti del corso di laurea triennale in Scienze geografiche dell’Università di Bologna, coordinati da Paola Bonora che del corso di laurea è presidente.

Una mostra che ci ricorda il ruolo dei geografi nei secoli scorsi: quando erano loro a raccontarci il mondo, la sua storia, a farci capire le altre culture, a disegnare terre che quasi nessuno poteva vedere.
La prospettiva con cui è stata pensata la mostra parte proprio dalla necessità di raccontare, attraverso lo sguardo geografico, i problemi che il mondo attraversa. Un mondo in mutamento e dunque instabile. Perciò da riscoprire, di nuovo conoscere e rappresentare. I pannelli ci illustrano infatti i problemi della nostra società (il cibo, l’acqua, il petrolio, i rifiuti, la metropolizzazione, ecc.) con uno sguardo che però non si ferma all’analisi ma suggerisce soluzioni (le energie rinnovabili, nuovi modelli di crescita, il rispetto dell’ambiente, lo sviluppo locale, la pianificazione partecipata, ecc.).

Il territorio visto come un mosaico dalle tante tessere e sfaccettature, le cui relazioni incrociate (Destini incrociati) sostanziano la globalizzazione. Visioni guidate da una prospettiva comune: cogliere le ragioni del cambiamento globale e progettare soluzioni possibili per sanare le molte ed evidenti contraddizioni. Un compito che i geografi di nuova generazione si candidano a svolgere con gli attrezzi della propria competenza.

Per questi motivi Hera Bologna ha voluto contribuire alla realizzazione di questa mostra atipica: per l’azienda i giovani studiosi, l’Università, la ricerca sono soggetti imprescindibili per lo sviluppo e l’affermarsi del concetto di sostenibilità.
E lo sviluppo sostenibile passa anche attraverso un‘idea di globalizzazione che sia valorizzazione dei saperi e delle intelligenze.