Da diverse settimane si sta diffondendo nel Paese, attraverso un letterale bombardamento mediatico, la tesi secondo cui sarebbe in atto una corsa inarrestabile dei prezzi, specialmente di quelli del settore alimentare. Ciò con l’obiettivo di scaricare tutte le responsabilità sui commercianti, ultimo anello di una filiera caratterizzata da carenze strutturali e fatta di infiniti, complessi e costosi passaggi.

L’allarmismo è eccessivo – sottolinea Confesercenti – e in pogni caso il prezzo finale è il risultato non solo di dinamiche di mercato difficilmente controllabili, ma deriva anche da tutta una serie di costi fissi sui quali la distribuzione non ha possibilità alcuna di intervento.
Si tratta in gran parte delle stesse voci di costo che incidono in maniera sempre più evidente sul bilancio delle famiglie italiane: canoni di affitto, tributi, tariffe per acqua, luce e gas, burocrazia.
“I dati diffusi a fine agosto dall’Istituto nazionale di statistica mostrano peraltro – precisa Confesercenti – che a fronte di un incremento, nei primi sette mesi dell’anno, dei prezzi alla produzione di generi alimentari pari al 3,2 per cento, i prezzi al consumo, nel medesimo periodo e sugli stessi prodotti, hanno avuto un aumento del 2,5 per cento”.

I dati sopra richiamati, confermati dalle recenti rilevazioni dell’Osservatorio Prezzi del Comune di Modena, indicano dunque che la distribuzione commerciale, ossia l’ultimo anello della catena, tenda a raffreddare tensioni inflative imputabili ad aumenti del prezzo delle produzioni agroalimentari, come quello del grano, cresciuto di oltre 30 per cento nelle ultime settimane.
Certo Confesercenti riconosce e registra con grande preoccupazione che il potere di acquisto delle famiglie modenesi, in particolare negli ultimi anni, è diminuito, ma appare importante sottolineare come lo sciopero della spesa tenda a non centrare in modo corretto l’obiettivo.

“Crediamo infatti – conclude Confesercenti – che la sfida di un Paese civile non possa essere la periodica caccia al colpevole del caro-vita; ci appare invece fondamentale mettere in campo, con un comune sforzo da parte di Istituzioni, Associazioni dei consumatori, Associazioni economiche, non solo politiche e misure tese a ridurre carichi fiscale, tariffario e di burocrazia – che pesano in modo sempre più forte sulle spalle delle famiglie, delle piccole e medie imprese – ma anche adeguate azioni di contrasto delle eventuali speculazioni che possono generarsi lungo tutta la filiera”.