Nonostante un ulteriore rallentamento rimane positivo il tasso di crescita delle imprese modenesi sino a 50 dipendenti, aziende che sembrano risentire meno della grande industria delle incertezze che stanno minando la fiducia nel mercato economico e finanziario. Per il terzo trimestre consecutivo, infatti, le performance dei piccoli sono migliori di quelli della grande industria.

La crescita delle piccole imprese si attestata al 3,9% (tre decimali in più rispetto alla media provinciale), ma anche altri parametri come la produzione media giornaliera sono state più elevate per le PMI (+3,9%) rispetto all’industria nel suo complesso (+3,6%). Rimane, invece, più elevata la crescita del fatturato della grande impresa (6,1% contro il 5,7%), così come la propensione all’export (la quota di fatturato dei mercati esteri, infatti, si attesta al 12,8% per i “piccoli” contro un dato medio – comprensivo dell’industria – del 28,3%). Il calo generalizzato nell’occupazione (-1% il dato provinciale) si mantiene, invece, più contenuto tra le imprese con meno di 50 dipendenti, dove la flessione si attesta al -0,4%.

Per il futuro tiene banco l’incertezza
Dunque, continua a tenere l’economia modenese, anche se sarebbe sbagliato nascondere le difficoltà connesse alla forte rivalutazione dell’euro che, se da un lato contribuisce a compensare, almeno parzialmente, il costo di alcuni fattori di produzione, dall’altro ostacola le esportazioni al di fuori dell’area UE. E di certo non aiuta la crisi economico-finanziaria con cui pare essere alle prese l’economia americana.
Infatti, anche l’aumento del fatturato registrato dalla piccola impresa (+5,7%) è dovuto in gran parte all’aumento dei prezzi determinato dalla crescita delle materie prime.
Qualche segnale di riscossa arriva dal mercato nazionale: gli ordini interni, infatti, crescono del 3% (lo 0,4% in più rispetto al trimestre precedente) mentre si assiste ad una preoccupante contrazione degli ordini esteri (+2,8% contro il precedente 3,9%), in controtendenza rispetto al dato della grande industria, che registra un aumento del 5,5%).

Cresce ancora la meccanica, bene biomedicale ed elettronica. Segno meno per maglieria ed abbigliamento
A livello settoriale continua la crescita a doppia cifra della meccanica in genere, ma buone notizie arrivano anche dal biomedicale – limitatamente, però, alle sole imprese con meno di 50 dipendenti – e dall’elettronica. Ancora in difficoltà, invece, il settore moda.
Alimentare: Se la situazione del settore è positiva rispetto a tre mesi fa, sicuramente meno incoraggianti sono i dati paragonati a quelli del 2006. Da segnalare che mentre l’occupazione precipita nella grande industria (-6,7%), in qualche modo le PMI limitano i danni (-2,1%).
Maglieria: I dati testimoniano che il secondo trimestre 2007 ha rappresentato, evidentemente, solo un exploit per la maglieria, che nel periodo luglio-settembre si difende esclusivamente sotto l’aspetto del fatturato e dell’occupazione (+0,1%), limitatamente alla piccola imprese, perché nella grande industria, invece, il segmento fa segnare una perdita di posti di lavoro dell’1,5%.
Abbigliamento: Non molte diverse le valutazioni che si possono fare per l’abbigliamento, dove qualche speranza arriva dall’estero. Del resto oltre il 13% del fatturato (quasi il 19% per ciò che riguarda l’industria) consegue a transazioni commerciali con paesi esteri. Occupazione in leggera diminuzione – sia per le grandi che per le piccole – meno 0,8%.
Ceramica: Si difende questo segmento della ceramica, che si identifica essenzialmente nel cosiddetto terzo fuoco e che dipende quasi totalmente dalle commesse nazionali n(la quota di fatturato export raggiunge appena il 3%, al contrario delle grandi ceramiche che conquistano proprio all’estero il 41% del proprio fatturato). Occupazione in forte calo (-5,1%).
Prodotti in metallo: Decisamente positiva la situazione di questo comparto, che fa riferimento alle imprese meno “nobili” del mondo della metalmeccanica (carpenteria metallica in genere). Anche il fatturato estero si mantiene su un buon livello (5,3%) per il segmento. Occupazione in leggera crescita (+0,3%).
Macchine ed apparecchi meccanici: Continua, invece, a gonfie vele, la crescita di un settore che rappresenta sempre di più la “forza” economica del nostro territorio. Tutti ampiamente positivi, infatti, i parametri considerati, e balza ancora il commercio con l’estero: il fatturato d’oltralpe, raggiunge il 37,7% – un record per le PMI – e addirittura supera il 50% per l’industria nel suo complesso. Ovvio che, in questo contesto, sia cresciuta l’occupazione: +1,4% per le imprese sino a 50 dipendenti, +2,8% il dato medio provinciale.
Biomedicale: Se la contrazione della spesa sanitaria nazionale incide sulla grande impresa, sembra che questo non avvenga nelle PMI del settore, che crescono imperiosamente. Del resto proprio le “piccole” vedono aumentata l’incidenza dell’export sul fatturato (che sale dal 23,3% al 24,8%), mentre questa quota si riduce un po’ per l’industria. E cresce – notevolmente – anche l’occupazione nelle PMI, dove i posti di lavoro aumentano del 4%.
Mezzi di trasporto: In un settore dove – al pari di quanto avviane per la ceramica – la parte del leone la fa grande industria – le piccole aziende si difendono, soprattutto per ciò che riguarda il fatturato (che risente, però, anche dell’aumento dei prezzi delle materie prime). La quota di fatturato estero scende – ancorché di poco – attestandosi al 12,5%, mentre l’occupazione cresce dell’1,6%.
Apparecchiature elettriche ed elettroniche: Buona la dinamicità di un comparto in crescita – sia per quanto riguarda i parametri sopra descritti che per il peso specifico che vanta nell’economia del nostro territorio. Rimane ancora relativamente basso il contributo dato dagli scambi con l’estero al fatturato (7,2%). Nel trimestre considerato va rilevata la contrazione dell’occupazione, che scende dell’1,8%.

Le considerazioni di Cna
Anche il terzo trimestre, quindi, si pone all’attenzione per ritmi di crescita ancora sostenuti. Tuttavia, come si sottolineava in premessa, le tensioni sui mercati internazionali inevitabilmente stanno iniziando ad intaccare anche la nostra economia. Preoccupa, ad esempio, il livello raggiunto dall’euro, che sta iniziando ad ostacolare le transazioni verso paesi non euro. Preoccupa anche il prezzo del petrolio e con esso quello di tutta l’energia.
Confortante appare, invece, il modo in cui grande e piccola impresa sanno integrarsi, ciascuna nel rispetto delle rispettive peculiarità, al di là degli ostacoli normativi e finanziari che ancora ne rallentano una più efficiente complementarietà.
E’ proprio su quest’aspetto – introduzione di meccanismi (anche fiscali) che agevolino l’integrazione tra “piccoli” e “grandi”, abbattimento della burocrazia, meritocrazia nella concessione di sgravi ed incentivi alle imprese che più si impegnano sul versante dell’innovazione – che devono muoversi gli enti e le istituzioni che si occupano di economia.
Infatti, sono proprio queste azioni comuni – e non solo per ciò che riguarda la tecnologia, ma anche le reti commerciali – quelle che più di altre possono alimentare la competitività del nostro territorio.

E’ in questa direzione che dovrebbero muoversi le politiche fiscali nazionali e locali, stimolando e premiando l’efficienza e le sinergie produttive. Cosa che, però, neppure questa Finanziaria sembra essere in grado di fare con la necessaria decisione.