E’ la meccatronica il settore sul quale la provincia di Reggio conta di eccellere e sul quale la stessa Regione è chiamata ad investire. E’ questa l’indicazione emersa nei giorni scorsi a Palazzo Allende nel corso di un incontro tra Provincia, Comune di Reggio Emilia, organizzazioni sindacali e associazioni d’impresa che costituiscono il TAI, chiamati ad approfondire i temi connessi all’individuazione dei settori su cui specializzare il territorio reggiano nell’ambito della formazione professionale e la correlazione tra questa (poli tecnici formativi) e i luoghi e le modalità della ricerca (tecnopoli).


Le nuove normative regionali che orientano e riformano la materia, costituiscono una importante possibilità anche per Reggio Emilia per valutare le proprie vocazioni, individuare obiettivi programmatici e tempi di attuazione, promuovere e coordinare strategie di collaborazione sia infra che sovra-provinciale.

Il riordino in ambito regionale del sistema della formazione professionale e l’individuazione di poli tecnologici per la ricerca non devono rappresentare perciò una semplice occasione di ripartizione di risorse pubbliche, sempre più scarse, tra i territori quanto piuttosto il presupposto dei cambiamenti necessari da apportare ad un sistema, oggi troppo frammentato e dispersivo, facendo leva sulle eccellenze distrettuali. E’ necessario che tale sistema assuma innanzitutto la qualità e la possibilità di agire su scala regionale e nazionale come livelli di riferimento della propria riorganizzazione.
Nel corso dell’incontro si è manifestata una convergenza sull’individuazione del settore che oggi proponiamo alla regione, allo stato attuale della discussione sui poli formativi, come distintivo della realtà di Reggio Emilia rispetto alle altre province. La meccanica è, per l’alta qualità storicamente espressa, per il numero di addetti e di imprese, per il ruolo dell’export (61%sul totale provinciale) un comparto strategico dell’industria provinciale, pur affermando che l’economia reggiana presenta diversi altri settori di eccellenza. All’interno della meccanica reggiana la parte più innovativa, che più ha bisogno di interventi formativi e che più potrà fornire esperienze e sperimentazioni di eccellenza al sistema della formazione regionale, è la meccatronica. Su questo settore è indispensabile continuare gli investimenti che la regione Emilia Romagna già ha in corso presso gli enti formativi e di ricerca reggiani. Nel rilevare che i territori di Modena, Bologna e Reggio E., con le rispettive specializzazioni oggettive (meccatronica a Reggio E., motoristica a Modena e automazione a Bologna) costituiscono uno dei più importanti distretti meccanici nazionali si ritiene che l’investimento in ambito formativo della Regione Emilia Romagna sulla meccanica, dovrà essere di gran lunga il più importante per il peso fondamentale di questo settore nell’economia regionale.

Quindi il polo professionale con sede a Reggio si ritiene debba essere quello della meccatronica.
In secondo luogo si ritiene che Reggio possa concorrere alla realizzazione di altri importanti poli professionali in collaborazione con altre realtà, partendo dal know how espresso dal proprio territorio. L’edilizia e tecnologia dell’abitare, anche per le importanti esperienze avviate come Ecoabita e per l’alto numero di imprese ed addetti nonché per la quantità dell’attività nel settore, può essere un ulteriore polo formativo su cui concentrare risorse e professionalità. Su tale progetto può essere coinvolto in particolare il territorio appenninico per la possibilità di lavorare sulla relazione positiva tra ambiente e patrimonio edilizio, anche nell’ambito della Biennale del paesaggio. Tutto il territorio provinciale viene comunque individuato come riferimento per attività di formazione sulle tecnologie dell’abitare, il risparmio energetico e le tipologie costruttive.
Vi sono poi settori su cui Reggio Emilia, forte delle eccellenze imprenditoriali e delle competenze acquisite, può collaborare soprattutto sull’agroalimentare con Parma, sulla tecnologia dei materiali con Modena (con fulcro nel distretto delle ceramiche) e sul sistema moda (macroarea “made in Italy”).
Poiché il progetto di costituzione dei poli tecnici non esaurisce l’offerta di istruzione e formazione regionale, Confcooperative ha sollevato poi la necessità di valutare la montagna come sede di un centro di specializzazione e formazione, e sulla proposta è in corso una ulteriore riflession.
Nel rilevare la necessità di individuare con chiarezza competenze prioritarie (poli provinciali con funzioni principali), collaborazioni con altre province (interazione tra poli simili), sinergie (tra poli formativi con sede principale in un territorio e vocazioni secondarie di altri territori) si rimarca comunque come la riuscita dell’operazione dipenda dalla combinazione positiva di altri fattori:
1) risorse adeguate per la realizzazione dei poli, rapportate alla ricaduta su scala regionale dei diversi settori.
Si ritiene ad esempio assolutamente insufficiente la cifra di circa 1 milione di € assegnata alla meccatronica e la cifra ipotetica di circa 3 milioni di € per i tre distretti meccanici proprio per il rilievo del settore nell’economia dell’Emilia Romagna;
2) l’individuazione dei tempi brevi e certi per l’attuazione della riforma;

3) la definizione di protocolli tra province che definiscano i tipi di collaborazione possibile;
4) l’attuazione di programmi di formazione che siano strettamente correlati alle esigenze delle imprese ed alle necessità del mercato del lavoro;
5) la necessità che le qualifiche rilasciate siano riconosciute ed efficaci ed agiscano particolarmente nell’ambito del post diploma;
6) il raccordo tra sistema della formazione professionale e sistema complessivo dell’istruzione, sia per ciò che riguarda in particolare gli istituti professionali, gli istituti tecnici, e soprattutto i corsi universitari;
7) Il raccordo, a livello regionale, tra poli formativi e tecnopoli, ai quali si assegna grande rilievo per la funzione di volano nell’elevazione della qualità complessiva di tutto il sistema.