Umberto Romolotti – Un artista ritrovato è il titolo della mostra che i Musei civici di Reggio Emilia dedicano all’opera del pittore reggiano Umberto Romolotti. L’esposizione, si inaugura sabato 15 dicembre, alle ore 17, nella sala esposizioni di palazzo San Francesco (via Spallanzani 1), dove verrà presentato il catalogo della mostra, con un saggio a cura di Umberto Nobili.


A pochi mesi dalla sua scomparsa i Musei civici hanno voluto dedicare a Umberto Romolotti la sua prima mostra artistica.
Di natura schiva e riservata, infatti, egli aveva sempre scelto di non esibire il suo lavoro, frutto di riflessioni personali ed espressione della sua sfera più intima. Avviato secondo la tradizione familiare verso studi tecnici e conseguito il diploma di perito computista, sceglie tuttavia di seguire la sua naturale inclinazione verso l’arte; così la sua formazione avviene prima presso l’Istituto d’arte “Venturi” di Modena e poi all’Accademia di Belle arti di Bologna. La frequentazione dei grandi maestri come Morandi, Mandelli e Guidi, sarà fondamentale per lo sviluppo del suo linguaggio artistico e risulta evidente fin dagli esordi dei primi anni cinquanta, nelle nature morte, negli acquerelli e nei disegni dove metafisica e naturalismo si fondono e si confondono.
Nel corso della sua carriera artistica, che va di pari passo con quella di insegnante di Educazione artistica, Romolotti non lascia trasparire una predilezione verso un’unica tecnica espressiva, ma passa dall’incisione, alla pittura, al disegno, alla scultura con grande disinvoltura.
Ecco quindi che la mostra dei Musei civici offre l’occasione di ammirare le sue acqueforti, gli acquerelli e le chine degli anni sessanta e settanta che testimoniano del suo duplice interesse per l’arte figurativa, come nel caso dei profili di donne o del Carriolo, che riconosciamo dalla traccia di sintetiche geometrie delle forme, e per quella informale dei Fiori. Numerosi saranno i dipinti a olio, dove si vedono rappresentati malinconici interni animati da figure femminili rese come fossero manichini o maschere teatrali; e ancora, gli studi di nudi eseguiti a matita sanguigna e le sculture in gesso, bronzo, cartapesta o ceramica smaltata.

Il significato del suo lavoro può essere affidato alle parole dell’artista stesso, che in un’intervista immaginaria scriveva: “Non penso di fare della pittura con la P maiuscola, ma soltanto di scrivere pagine di un diario; di esprimere delle riflessioni attraverso le forme e i colori. Credo che tutti i miei quadri trattino la stessa tematica e cioè il problema esistenziale e le ragioni della memoria”.

Gli orari di apertura della mostra: tutti i giorni dalle 9 alle 12; sabato 9-12 e 15-19; domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19.
Ingresso gratuito. Per informazioni: 0522 456477.