Incentivi per l’assunzione a tempo indeterminato dei disoccupati di lunga durata e dei lavoratori precari, dei genitori soli con figli e delle persone in carico ai servizi socio-sanitari. La Regione Emilia-Romagna mette in campo una serie di interventi per la stabilizzazione occupazionale di alcune specifiche categorie di lavoratori che presentano difficoltà nel mercato del lavoro.

Le misure, presentate questa mattina in conferenza stampa, mettono a disposizione complessivamente circa 15 milioni di euro di risorse pubbliche, di cui 10 milioni per contributi alle assunzioni e 5 milioni per le iniziative di formazione e di sostegno al reddito.
“Il mercato del lavoro della nostra Regione è un mercato che funziona – ha detto l’assessore regionale al Lavoro, Paola Manzini – ma a fronte della crescita dei posti di lavoro e della pressoché piena occupazione, si affiancano segnali di debolezza per specifiche categorie di lavoratori e per le donne. Abbiamo voluto rafforzare queste persone, che si trovano in una condizione di maggiore disagio, rendendo meno critiche per loro le opportunità di accesso e di permanenza al lavoro”.
Per incentivare l’assunzione dei disoccupati di lunga durata, cioè senza occupazione da almeno 12 mesi, e dei precari che abbiano percepito meno di 35 mila euro lordi negli ultimi due anni pur avendo lavorato per almeno 18 mesi e con contratti diversi dal rapporto di lavoro a tempo indeterminato, la Regione mette a disposizione 8 milioni di euro di contributi alle imprese.
L’incentivo per le aziende che assumono a tempo indeterminato da queste due categorie, è pari al 10 per cento della retribuzione lorda annua del lavoratore; una percentuale che sale al 20 per cento se si assume una donna o un ultracinquantenne. L’ammontare del contributo, comunque, non può superare i 5 mila euro. Con le risorse a disposizione si stima che il provvedimento raggiungerà un minimo di 1.600 lavoratori e un massimo di 4 mila.
I lavoratori assunti con questa modalità potranno anche seguire un percorso formativo, con un contributo fino a 1.800 euro, finanziati da risorse del Fondo Sociale Europeo.
Per favorire l’occupazione di genitori soli e con uno o più figli a carico e dei disoccupati svantaggiati, cioè con alle spalle percorsi certificati dai servizi socio-sanitari di dipendenza o di carcere, il Ministero del Lavoro attraverso il Programma P.a.r.i (Programma d’Azione per il Reimpiego) mette a disposizione per l’Emilia-Romagna complessivamente 4 milioni e 960 mila euro. Le aziende che assumono a tempo indeterminato persone con queste caratteristiche, beneficeranno di un contributo pari al 20% della loro retribuzione lorda annuale, fino a un massimo di 5 mila euro. Inoltre il lavoratore potrà usufruire di assegni formativi individuali fino a un massimo di 5 mila euro, e per consentirgli di frequentare la formazione è stato previsto anche un sostegno al reddito di 450 euro al mese per un massimo di 5 mesi, un’indennità rapportata a quella della disoccupazione ordinaria.
“Il Ministero ha individuato l’ammontare delle risorse, ma ha lasciato completa autonomia alle Regioni sull’individuazione dei destinatari – ha spiegato Matilde Mancini, direttore generale della direzione ammortizzatori sociali e incentivi all’occupazione del Ministero del Lavoro – Ogni territorio deve necessariamente scegliere le proprie aree di intervento, in stretta connessione con il governo centrale e mantenendo sotto controllo la spesa”.
Per entrambe le misure avranno priorità di accesso ai contributi gli interventi rivolti ai lavoratori assunti a seguito di una loro specifica individuazione in sede di contrattazione collettiva di secondo livello/decentrato. Altre priorità nell’accesso ai finanziamenti è riservata all’assunzione di destinatari ultracinquantenni disoccupati di lunga durata e a seguire gli altri disoccupati di lunga durata. In generale, a parità di condizione di priorità, nell’individuare i beneficiari si procede secondo l’ordine di genere e in subordine per anzianità di età dei destinatari delle iniziative.
Le domande dovranno essere presentate alla Provincia sul cui territorio è instaurato il rapporto di lavoro, precedentemente o successivamente all’instaurazione del rapporto lavorativo a tempo indeterminato, comunque, entro e non oltre il 31 ottobre 2008.
L’istruttoria sull’ammissibilità degli interventi sarà realizzata dalle Province, che successivamente invieranno i risultati alla Regione. La Regione procederà all’approvazione degli interventi in un’unica graduatoria regionale e trasferirà alle Province le risorse per l’erogazione dei finanziamenti concessi.

Il mercato del lavoro in Emilia-Romagna
Negli ultimi dieci anni in Emilia-Romagna si è incrementata significativamente l’occupazione complessiva e si è ridotto il numero delle persone in cerca di impiego.
Rispetto al 1996, si sono rilevati circa 291 mila posti di lavoro in più, il tasso di occupazione è al 70,7%, oltre l’obiettivo fissato per il 2010 dall’Unione Europea nell’ambito della strategia di Lisbona.
Significativa la riduzione della disoccupazione, che interessa 47mila persone, il 2,3% delle forze di lavoro, meno della metà del corrispondente valore nazionale, valore che colloca la Regione tra le più avanzate in ambito comunitario.
Positiva anche la crescita del lavoro delle donne, che dal 1996 ad oggi aumentano di circa 167mila unità, spingendo il loro tasso di occupazione quasi al 63%, mentre la disoccupazione scende al 3,5%, con un ritmo tale da ridurre in maniera rilevante il gap di genere, così come richiesto dagli orientamenti comunitari.
La crescita dei posti di lavoro e la piena occupazione praticamente raggiunta mettono la Regione al riparo dai problemi tipici della scarsità, a differenza di quanto accade in altri territori del Paese e dell’Europa, mentre paiono accentuarsi le criticità legate alla qualità del lavoro e dello sviluppo che richiedono un forte governo regionale. Agli elementi appena descritti si affiancano infatti segnali di debolezza che si sono acuiti negli ultimi anni e riguardano specifiche categorie di lavoratori, tra cui predominano le donne.
In Emilia-Romagna sono circa 19 mila i disoccupati di lunga durata, quasi un terzo dell’intero collettivo di persone alla ricerca di lavoro in Emilia-Romagna. In aumento, sia per le donne che per gli uomini, risulta essere la disoccupazione adulta: sono 6 mila le donne e 3 mila gli uomini con più di 50 anni che cercano attivamente il lavoro, la metà da più di dodici mesi.
In condizione di svantaggio, inoltre, sono i soggetti con particolari difficoltà di reddito dovute anche alla loro condizione familiare, come i disoccupati che vivono da soli con figli a carico (i cosiddetti “monogenitori disoccupati”) che in Regione sono circa 2.100 e per lo più donne (2mila).
Restano sempre critiche le opportunità d’accesso e permanenza al lavoro da parte dei circa 18 mila soggetti svantaggiati, con alle spalle storie di alcolismo o di tossicodipendenza, che usufruiscono dei servizi socio-assistenziale territoriali, così come di circa 3 mila persone con esperienze di detenzione carceraria. Tra di essi si trovano poco più di 3.500 donne e sono numerosi gli over quarantenni.
A questi gruppi in difficoltà nell’inserimento professionale, se ne affiancano altri, più numerosi, che risentono della minore stabilità lavorativa dovuta all’applicazione di leggi che a partire dalla seconda metà degli anni ’90 hanno aumentato la flessibilità del lavoro. Parliamo di giovani lavoratori che sono flessibili solamente al momento dell’ingresso nel mercato del lavoro e a cui segue, in un arco di tempo sufficientemente breve, un processo di stabilizzazione, che varia in funzione delle competenze possedute. Quasi il 20% delle persone con lavori di durata temporanea nell’arco di un anno stabilizza infatti la propria condizione occupazionale, più che nella media del Paese.
Restano nell’insicurezza per più tempo i collaboratori “puri”, che versano i contributi soltanto alla gestione separata dell’INPS e non hanno nessun’altra copertura previdenziale, e che percepiscono in Emilia-Romagna un reddito medio imponibile annuo di circa 16 mila euro a fronte dei 24 mila di un occupato alle dipendenze. Nel 2006 in Emilia-Romagna questi lavoratori sono circa 40 mila, accanto alle persone occupate con contratto dipendente a tempo determinato che sono quasi 164 mila, 140 mila delle quali rimane nella condizione di instabilità per più di un anno.