Un chilo di pane comune a 1 euro. E’ quanto prevede un accordo che la Regione ha definito con alcuni gruppi della grande distribuzione in Emilia-Romagna, e che partirà nelle prossime settimane. Lo ha annunciato Guido Pasi, assessore al Turismo e Commercio durante il convegno “Le politiche della Regione Emilia-Romagna per la promozione della concorrenza e la tutela dei consumatori”, che si è svolto stamani.

“Stiamo lavorando per ampliare il numero delle adesioni – ha spiegato Pasi – . Quest’accordo è una buona pratica, e fa seguito all’attività dell’Osservatorio che abbiamo fatto sull’andamento dei prezzi. Oltre ad osservare i prezzi, cerchiamo di raggiungere delle intese per bloccarne alcuni”. Pasi ha ricordato come la Regione “non abbia alcun strumento coercitivo per fissare i prezzi; lavoreremo però a un accordo più ampio per bloccare un centinaio di prodotti. Il primo passo è il pane”.

Al convegno è intervenuto Antonio Lirosi, capo del Dipartimento per la regolazione del mercato del ministero dello Sviluppo economico e garante per la sorveglianza dei prezzi: “Manifesto il mio apprezzamento per il sito dell’Osservatorio dei prezzi e delle tariffe della Regione Emilia-Romagna – ha detto – perché non contiene solo dati statistici, ma anche informazioni per orientare il cittadino/consumatore”. Lirosi ha indicato le “tre vie” da seguire, per “difenderci da una situazione internazionale che è preoccupante, dove le materie prime scarseggiano e c’è un aumento dei prezzi”, e quindi “buone pratiche per il contenimento dei prezzi, rafforzamento dei controlli e della sorveglianza, confronto con le categorie imprenditoriali”. E proprio su quest’ultimo punto, dopo il tavolo sulla carne e quello sul latte, Lirosi ha annunciato che domani incontrerà l’Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici per l’Rc auto, mentre la prossima settimana sarà la volta dei panificatori.

Le politiche della Regione per il commercio
Crescita di tutte le tipologie distributive, con il mantenimento di un sostanziale equilibrio fra i differenti format di vendita. Ulteriore modernizzazione nella media e grande distribuzione, senza stravolgimenti o brusche accelerazioni. Qualificazione degli “esercizi di vicinato” – con contributi regionali, dal 2001 al 2007, per oltre 63 milioni di euro – e rafforzamento della rete delle associazioni di consumatori. Sono i risultati raggiunti a oltre sette anni dall’entrata in vigore della riforma del commercio in Emilia-Romagna, con cui la Regione si è posta obiettivi precisi: favorire l’equilibrio tra le diverse tipologie distributive, promuovere più concorrenza e garantire il riconoscimento di alcuni specifici diritti del cittadino nella sua veste di consumatore di beni e utente di servizi.
Negli anni la Regione ha promosso e sostenuto la funzione delle associazioni dei consumatori (attualmente 13) con l’erogazione di contributi per lo svolgimento di progetti d’intervento che riguardano attività di formazione e informazione, assistenza e consulenza, accrescimento della fiducia nei confronti dei generi alimentari, sostegno ai consumi sostenibili. Dal 1996 a oggi, i finanziamenti erogati dalla Regione a sostegno dell’associazionismo ammontano a circa 2,5 milioni di euro. Inoltre, l’utilizzo delle sanzioni inflitte dall’Autorità Antitrust per le politiche a vantaggio dei consumatori ha permesso di rafforzare e attivare servizi diretti alla tutela dei consumatori: negli ultimi tre anni sono stati finanziati in Emilia-Romagna dal ministero dello Sviluppo Economico tre progetti per circa 2,5 milioni di euro.
Tra le iniziative realizzate direttamente dalla Regione a favore dei consumatori, coordinate dal Servizio programmazione della Distribuzione Commerciale, c’è l’attivazione dell’Osservatorio regionale dei prezzi e delle tariffe, la creazione del portale di informazione Ermes Consumer, programmi di informazione sulla sicurezza stradale, la campagna regionale per il risparmio idrico e una serie di servizi per l’accesso alle informazioni sulla qualità dei prodotti alimentari.

Osservatorio regionale dei prezzi e delle tariffe (con la collaborazione di Ref): sintesi del rapporto vendite e prezzi della Grande distribuzione organizzata (Gdo) in Emilia-Romagna relativo al VI bimestre 2007.
Fresco, freddo, drogheria alimentare, bevande, cura degli animali, cura della casa e cura della persona. Per quanto riguarda tutti questi prodotti – che rientrano nel cosiddetto “Largo consumo confezionato” (Lcc) – in Emilia-Romagna la Grande distribuzione organizzata (Gdo), ovvero supermercati e ipermercati, ha visto il 2007 chiudersi con una crescita del fatturato annuo pari al 4,5%: un valore più sostenuto rispetto alla media nazionale. Un risultato, questo, che ha origine prevalentemente dai quantitativi venduti, che hanno registrato un aumento del 4%.
Per quanto riguarda invece la statistica relativa al costo sostenuto delle famiglie per acquistare merce di questo comparto (Lcc), si è assestata allo 0,5%. Il dato complessivo evidenzia un’inflazione non particolarmente elevata, tuttavia va rilevata una disomogeneità nel corso dell’anno: se nella prima parte del 2007 l’andamento del costo della spesa ha mantenuto un profilo stabile, a fine anno c’è stata una risalita non trascurabile, che ha portato la velocità di crescita dell’indice al 2,1% nel VI bimestre (con un’accelerazione di un punto percentuale e mezzo negli ultimi due mesi del 2007). In questo modo l’Emilia-Romagna si è allineata alle dinamiche medie nazionali.
Se dunque fino all’autunno dello scorso anno è stato possibile per le imprese della distribuzione organizzata contenere, attraverso politiche di pricing, alcune delle spinte inflazionistiche che caratterizzano i prezzi industriali, le tendenze più recenti mostrano come i rincari che si sono verificati a monte non siano ulteriormente comprimibili. Di fronte alle “tensioni” sui mercati cerealicoli internazionali – che si sono prodotte a partire dai mesi estivi – la dinamica del costo della spesa ha messo in luce la difficoltà del comparto distributivo a contenere maggiormente i listini. Da queste tensioni sono derivati una serie di rincari all’interno del comparto alimentare diffusi nei vari reparti, con un innalzamento della dinamica del costo della spesa. L’aumento più elevato ha riguardato il reparto del fresco, che nel VI bimestre del 2007 ha raggiunto il 4,1%, con un’accelerazione di circa due punti percentuali e mezzo. Di poco inferiore l’intensificazione della crescita dei prodotti della drogheria alimentare, in aumento dell’1,8% su base annua. Il freddo ha mostrato ancora una fase di crescita negativa del costo dei prodotti (-1,5%), anche se in ridimensionamento, mentre al contrario per le bevande c’è stata un’accelerazione di circa un punto percentuale.

Anche nei reparti merceologici non alimentari, come quelli della cura della casa e cura della persona, le strategie di prezzo della grande distribuzione sembrano orientate a una minore intensità promozionale. Le tendenze più recenti indicano per entrambi una maggior crescita nell’ordine del punto percentuale: la cura della casa si porta su saggi di variazione dell’1,6%, valore inferiore al dato medio del Largo consumo confezionato. Su tassi superiori si porta invece la cura della persona, che raggiunge il 2,6% su base annua. Dall’analisi svolta provincia per provincia, emerge una tendenza univoca a livello territoriale verso l’innalzamento delle dinamiche di prezzo. In tutte le piazze si rileva infatti un’accelerazione del costo della spesa e una sostanziale convergenza dei saggi di crescita sopra il 2%, con l’eccezione di due soli casi, Forlì e Modena, dove comunque la dinamica dei prezzi si porta sopra l’1,5%.
Frutta e verdura: l’andamento dei prezzi nei mercati all’ingrosso dell’Emilia-Romagna. Analisi del Consorzio Informercati.
Un livello medio dei prezzi superiore di circa otto-dieci centesimi al chilogrammo rispetto all’annata precedente, accompagnato da un’elevata qualità del prodotto. E’ quanto emerge dall’analisi dei dati 2007 relativi ai mercati ortofrutticoli della Regione, a cura del Consorzio Infomercati. Gli andamenti delle quotazioni sono stati per la maggior parte dell’anno regolari, con un picco di prezzo per le produzioni estive anticipato al mese di maggio a causa del decorso climatico molto caldo e un altro picco prevalentemente su ortaggi a foglia nel mese di settembre per la elevata siccità estiva in alcune zone produttive.