Mentre nella giornata odierna il Consiglio dei Ministri si appresta a dare il definitivo via libera al Testo Unico sulla Sicurezza sul lavoro, Modena
registra nel breve volgere di pochi giorni, ancora due morti sul lavoro.

Il giovane ingegnere modenese precipitato da un tetto di un capannone giovedì scorso a Pontedera (Pisa) e l’agente della Polstrada deceduto dopo essere stato investito da un mezzo mentre effettuava servizio di vigilanza durante una gara ciclistica. Entrambi lasciano moglie e due figli.

Le cadute dell’alto e i morti sulla strada rappresentano non solo a Modena, ma su tutto il territorio italiano, i casi in assoluto più frequenti di decessi sul lavoro.
Dei circa 1.300 morti sul lavoro ogni anno in Italia, circa la metà avviene sulla strada, sia sul tragitto casa-lavoro, sia durante i trasporti o le
trasferte di personale in altri luoghi, o come nel caso dell’agente di polizia, quando il lavoro si svolge per sua natura proprio sulla strada.
In questo caso bisognerebbe chiedersi se, oltre a rendere più stringente l’osservanza delle norme di sicurezza sul lavoro, non occorra anche intervenire per dissuadere comportamenti pericolosi sulla strada o punirli più severamente.

Sarà utile indagare come sia successo che un esperto ingegnere possa essere precipitato da un tetto senza che nessuno si avvedesse che lo stesso era friabilissimo (in quanto in eternit), e pertanto cedevole.
Dal 25 agosto 2007, data di entrata in vigore della Legge 123, tutte le ditte che affidano lavori in appalto (in questo caso la fornitura e
l’installazione di pannelli solari) devono effettuare prima dell’inizio dei lavori una valutazione dei rischi derivanti dalla possibile interferenza
fra i rischi propri di chi appalta in relazione a quelli di chi viene a lavorare in casa dell’appaltante.
In questo caso la ditta che voleva installare i pannelli avrebbe dovuto allegare al contratto d’appalto o d’opera quale che fosse, un documento in cui segnalare che il tetto sul quale si doveva effettuare l’intervento poteva costituire un rischio per chi sarebbe venuto ad installare i pannelli.
Essendosi verificato un evento mortale, la ditta appaltante, se non ha prodotto tale documentazione può rischiare l’avvio di due processi, uno penale in capo al datore di lavoro, l’altro amministrativo che potrebbe
portare ad una sanzione pecuniaria elevatissima a carico della ditta stessa (da 258.000 € a 1549.000 €).

Se il Consiglio dei Ministri darà il suo assenso, da domani tutte le decine di norme a tutela della sicurezza sul lavoro esistenti a livello italiano
saranno accorpate in un unico provvedimento di legge, il cosiddetto Testo Unico.
Non sarà questo da solo tuttavia che potrà mettere la parola fine allo stillicidio quotidiano di morti. Occorre partire da molto prima, dalla
scuola, ove dovrebbero trovare posto programmi mirati a sensibilizzare i giovani sui possibili rischi infortunistici presenti sul lavoro, ma anche, e soprattutto, sui rischi di malattie gravi o gravissime che possono essere
contratte a causa di sostanze o altri agenti presenti sul posto di lavoro.

E’ invece compito del Sindacato informare sempre i lavoratori che è loro diritto astenersi dal rendere la prestazione lavorativa se questa è richiesta con modalità che non garantiscono il rispetto delle norme di
sicurezza.
Come coniugare quest’ultimo diritto con la conservazione del posto di lavoro, soprattutto se precario, è invece il reale problema che come Sindacato ci troviamo quotidianamente ad affrontare. Di nuovo ritorna in primo piano il reale problema della precarietà che è il vero grande ostacolo nella difesa dei propri diritti.

(Dipartimento Salute e Sicurezza Cgil Modena)