La difficile situazione dei lavoratori della Amotek Srl, impresa di Zola Predosa, che produce macchine automatiche per imballaggio, arrivata sul tavolo della Provincia dopo che l’azienda, di proprietà della multinazionale tedesca Optima Group, aveva aperto il 19 giugno scorso una procedura di mobilità dichiarando in esubero 20 dipendenti su un totale di 41, si è manifestata in tutta la sua criticità in occasione dell’incontro convocato questa mattina dal Servizio Lavoro della Provincia.

I lavoratori hanno infatti tutti deciso di essere presenti per testimoniare la loro forte preoccupazione verso la decisione dell’azienda di ridimensionamento strutturale. Dalla riunione di oggi, a cui hanno partecipato rappresentanti
delle organizzazioni sindacali, delle Rsu e della direzione aziendale, insieme all’assessore provinciale al Lavoro, Paolo Rebaudengo e al sindaco di Zola Predosa, Giancarlo Borsari, è emersa l’apertura verso un accordo che sarà auspicabilmente definito nel successivo incontro già fissato per il 22 settembre.

La Amotek è solo l’ultima della lunga serie di aziende metalmeccaniche del territorio che risente della difficile situazione di mercato e della fase di stagnazione che investe attualmente il settore. Anche la Fini Elettrocostruzioni Meccaniche SpA è nell’agenda del Tavolo di salvaguardia della Provincia, a seguito della situazione di criticità segnalata dalle
Organizzazioni sindacali. Inoltre, il Servizio Lavoro sta seguendo la procedura della Grimeca da un anno in CIGS per una ristrutturazione dell’area produttiva e, recentemente, si è presentata anche la situazione
della Carpigiani, che ha appena aperto una mobilità per 23 addetti nello stabilimento di Zola Predosa.
La Provincia di Bologna, grazie al Tavolo di salvaguardia del patrimonio produttivo e al Tavolo attivo al Servizio Lavoro, per la mediazione nelle procedure di CIGS e di licenziamenti collettivi, è da sempre attenta alle
trasformazioni del tessuto economico produttivo locale, e ai segnali d’allarme lanciati dalle organizzazioni sindacali, e gode di un punto di osservazione privilegiato per presidiare le criticità che investono le
imprese del territorio, raccogliere dati e analizzare le concause e i possibili sviluppi delle molteplici situazioni di crisi e di
ristrutturazione che coinvolgono la realtà produttiva locale.
Dalle analisi sulle trasformazioni dei sistemi d’impresa e dai recenti andamenti delle attività dei Tavoli provinciali, emergono diversi fattori
di rilievo che caratterizzano come elementi di novità l’attuale situazione del settore sul nostro territorio.
Primo fra tutti, la forte presenza di gruppi multinazionali, sia industriali che finanziari (fondi) che hanno acquisito imprese bolognesi
(Saeco, Marzocchi, Arcotronics, Metalcastelli, Demm, Harris, OMT Tartarini). La gestione del patrimonio produttivo locale da parte di
multinazionali vede nuove modalità di definizione delle strategie aziendali, profondamente diverse da quelle fino ad ora praticate dalla imprenditoria provinciale; il luogo di formazione delle decisioni e,
spesso, anche la logica che le ispirano, sono lontani e non sempre comprensibili, se riferite alle sole unita’ produttive localizzate sul
nostro territorio, spesso anche per la modifica della compagine azionaria ogni 3/4 anni (fenomeno legato alla proprietà da parte di fondi).
Da tempo, inoltre, stiamo assistendo ad una fase di riposizionamento della subfornitura – e quindi delle piccole e medie imprese locali – soprattutto
del settore ‘automotive’, che dipendono da una grande azienda-cliente, locale o estera (es. Ducati Motor, Yamaha), che si rivolge verso mercati più vantaggiosi dal punto di vista del prezzo ma non della qualità del prodotto. Il risultato è che le aziende dell’indotto risentono di forti tensioni che portano ad un considerevole aumento dell’utilizzo degli
ammortizzatori sociali e di operazioni di riduzione del personale (es. Verlicchi, Minarelli).
D’altro canto vi sono stati anche casi di relazioni industriali positive, tra tutti il caso della multinazionale Arcotronics, dove l’azione promossa dalla Regione Emilia-Romagna con contributo di Provincia e Comuni, ha
permesso la riformulazione del piano industriale prevedendo invece del ricorso alla mobilità, una ristrutturazione nell’arco di 2 anni supportata da ammortizzatori sociali.
Anche per Assa Abloy, (ex Mab) a fronte della dichiarazione di più di 100 esuberi, l’attività di mediazione ha accompagnato e coadiuvato il successo della ricerca di un acquirente che si è preso in carico tutti gli esuberi e parte dell’attività con l’intento di sviluppare ulteriormente l’attività.
Tuttavia, si ritiene che l’attuale situazione debba portare i principali attori sociali, economici e istituzionali del territorio ad integrare i propri strumenti di analisi e di lettura della realtà produttiva locale, e di conseguenza la struttura operativa e relazionale che guida le rispettive modalità di operare in questo contesto. In quest’ottica, la Provincia di
Bologna proporrà a Organizzazioni sindacali e associazioni imprenditoriali di operare in modo congiunto per analizzare e adeguare le relazioni
sindacali e industriali in sincronia con le politiche istituzionali, nella convinzione che solo attraverso un’iniziativa sinergica si possa rafforzare
l’incidenza del territorio sulle trasformazioni industriali del settore metalmeccanico.
La proposta è quella di costituire un “Osservatorio locale dell’Industria Bolognese”, un gruppo di lavoro in grado di fotografare l’intera situazione dell’industria metalmeccanica bolognese e valorizzare l’attività produttiva
locale, creando meccanismi di maggiore fidelizzazione delle imprese al territorio, favorendo progetti di filiera, finalizzando maggiormente le leve (incentivi alle imprese, formazione, gestione programmata degli
insediamenti industriali) a disposizione della Provincia; un organismo che possa, sulla base di un’approfondita conoscenza della realtà locale nel suo complesso, definire e proporre regole, strumenti e risorse per leggere e operare su un territorio in trasformazione e sostenere le aziende.