Sul dilagare nella nostra provincia di “falsi artigiani” del settore edile sarà presentata una interrogazione in Regione, competente in materia di artigianato, per verificare la possibilità di adottare criteri, ora non previsti, per l’accesso all’Albo provinciale degli artigiani, prevedendo quanto meno un certo numero di anni di esperienza professionale nel settore e/o la frequenza di adeguati percorsi formativi specifici.

Per innalzare, oltre alla qualità del lavoro, anche il livello di sicurezza è inoltre allo studio un progetto formativo “tipo” rivolto ai neoimprenditori artigiani, non obbligati per legge alla frequenza di corsi di formazione specifici, che si aggiungerebbe agli standard già a suo tempo definiti per la formazione dei lavoratori dipendenti e certificato dall’Ausl di Reggio. E’ quanto emerso ieri dalla riunione congiunta dei due organismi Cles (Comitato provinciale per il lavoro e l’emersione del sommerso, presieduto dalla Direzione Provinciale del lavoro) e Celi (Comitato provinciale per l’emersione del lavoro irregolare, presieduto dall’assessore provinciale Gianluca Ferrari), che da tempo operano sui temi del lavoro nero e irregolare in maniera coordinata, grazie all’apporto dei diversi organi ispettivi, delle istituzioni locali e delle forze sociali che li compongono.

“Lo sforzo della Provincia – afferma l’assessore Ferrari – sarà quello di finanziare questi percorsi mirati, ma nello stesso tempo chiediamo, soprattutto alle forze sociali e alle associazioni di categoria del settore, un impegno straordinario per far sì che i propri associati frequentino questi corsi, come alle aziende appaltanti di utilizzare artigiani che dimostrino, oltre alle specifiche competenze professionali, una buona conoscenza delle norme in materia di sicurezza sul lavoro”.

Oltre ad evidenziare i risultati dell’opera ispettiva che vede un sempre maggiore coordinamento tra forze dell’ordine, organi ispettivi e polizie municipali, la riunione ha analizzato in profondità l’anomalia dei pseudoartigiani edili, che nella nostra provincia si è diffusa in misura superiore alle altre realtà limitrofe, con un incremento esponenziale di imprenditori stranieri (da 637 nel 2000 a 3.140 al 30/6/08), spesso preda di lavori irregolari ovvero di lavoro dipendente “mascherato”.

I dati presentati dalla Camera di commercio hanno messo in luce un incremento di aziende artigiane edili con competenze “generiche” da 1.600 che erano nel 2000 a quasi 5.500 a fine 2007, portando le ditte artigiane complessive del settore a quasi 11.800 , su un totale di 22.650 aziende artigiane censite in provincia di Reggio Emilia.