In concomitanza con l’aggiornamento del tavolo nazionale sulla riforma del modello contrattuale previste per venerdì 10 ottobre, una folta
rappresentanza di attivisti, delegati e funzionari della Cgil di Modena darà vita ad un presidio di protesta in mattinata (ore 9.30-12) davanti
alla sede di Confidustria (via Bellinzona 27/A).


La Cgil di Modena – in coerenza con le decisioni del Comitato Direttivo nazionale del 30 settembre che ha considerato esaurita la fase del confronto con Confindustria – rivendica l’avvio di un tavolo negoziale che veda il coinvolgimento di tutte le parti datoriali, Governo compreso, in coerenza con la piattaforma unitaria di Cgil, Cisle e Uil al fine di conquistare un modello contrattuale unico per l’insieme dei lavoratori pubblici-privati, dell’industria, dei servizi e dell’agricoltura.

La Cgil ritiene inaccettabile la controproposta di Confindustria sulla riforma dei contratti che prevede un sistema di regole e sanzioni che
ingabbia la contrattazione nazionale, svilisce il ruolo delle RSU e delle categorie, relega il ruolo del sindacato a semplice accompagnatore delle
scelte e delle strategie del sistema delle imprese.

La Cgil ritiene altresì inaccettabile una proposta che sul piano salariale prevede la riduzione programmata del salario contrattuale quando le
richieste unitarie sono invece quelle di aumentare – attraverso la contrattazione di primo e secondo livello e l’adozione di appositi interventi fiscali (restituzione del fiscal drag e aumento delle detrazioni per lavoratori e pensionati) – il potere di acquisto dei salari, con ciò rispondendo anche alla necessità di sostenere i consumi e ridurre i rischi di povertà e le disuguaglianze sociali.

La proposta di Confidustria abbassa invece il valore medio delle retribuzioni su cui finora sono stati rinnovati i contratti: – 15% per i
meccanici, -20% per i trasporti, -30% per i dipendenti pubblici. E per quanto riguarda la contrattazione aziendale, non solo non vi è
allargamento (ricordiamo che oggi si fa contrattazione di secondo livello solo nel 35% delle imprese), ma gli aumenti sono legati unicamente al salario variabile, collegato esclusivamente agli andamenti e alla
redditività d’impresa.

Inaccettabile, inoltre, la proposta sugli Enti bilaterali. Confindustria sulla bilateralità ha sempre detto no. Ora propone di assumerla ed
allargarla fino a prevedere per l’Ente Bilaterale un ruolo di collocatore di manodopera, gestore di ammortizzatori sociali e delle assicurazione
sanitarie, e di certificatore dei rapporti di lavoro.
Il tutto in perfetta sintonia con quanto prevede il “libro Verde” del Governo su riforma del welfare e mercato del lavoro che si pone
l’obbiettivo di ridurre pesantemente i diritti universali in materia di sanità, servizi sociali e ammortizzatori e destrutturare ulteriormente il
mercato del lavoro peggiorando quanto già contenuto nella Legge 30. Un’operazione che vuole ridurre il peso del sindacato e della sua
rappresentanza nei luoghi di lavoro, snaturandone funzione e ruolo.