Un “patto per attraversare la crisi”, un accordo da 520 milioni che fissa gli obiettivi, gli indirizzi e i criteri per salvaguardare la base produttiva, evitare i licenziamenti e dare risposte anche a quei lavoratori finora senza la tutela degli ammortizzatori sociali: è stato siglato dalla Regione Emilia-Romagna, l’Upi e l’Anci regionali, le organizzazioni sindacali e le associazioni imprenditoriali, ad eccezione di Confindustria.


Il patto rappresenta uno strumento nuovo per gestire una crisi inedita e gravissima, che coinvolge tutta l’economia mondiale e che tocca pesantemente l’economia italiana e ora anche quella dell’Emilia-Romagna. Con l’accordo si dà vita ad un sistema di gestione di tutti gli strumenti a sostegno dei lavoratori e delle aziende per affrontare la crisi, ordinari e soprattutto in deroga, dando così risposta anche ai lavoratori nelle imprese con meno di 15 dipendenti, nelle cooperative, nei servizi, nel commercio e nell’artigianato.

L’accordo gestirà il finanziamento di 520 milioni per gli ammortizzatori sociali in deroga previsti dall’intesa Stato-Regione, tra risorse statali e regionali. “Sono convinto che questa sia la strada migliore per superare la crisi – ha spiegato il presidente della Regione Vasco Errani. Anche Confindustria ha dichiarato di condividere l’impostazione e lo spirito del patto e ha apprezzato l’impegno della Regione. Ritengo che sia importante quanto ha detto la presidente Artoni, e auspico che nei prossimi giorni si creino le condizioni perché anche Confindustria possa aderire”.

Cosa prevede l’accordo
La Regione e le associazioni imprenditoriali e sindacali firmatarie si impegnano a salvaguardare l’occupazione, perseguendo soluzioni condivise anche nel caso del ricorso a procedure di mobilità ed escludendo comunque iniziative unilaterali di licenziamento collettivo. Ci sarà dunque la possibilità di allungare il periodo della cassa integrazione ordinaria e di garantire rapidità e semplicità degli interventi anche attraverso i pagamenti diretti da parte dell’Inps.
A livello regionale saranno attivati appositi programmi di politiche attive del lavoro diretti alla riqualificazione dei lavoratori sospesi o licenziati a seguito di crisi per favorirne il ricollocamento occupazionale. E per contrastare il ricorso al lavoro sommerso dei lavoratori non comunitari che hanno perso il lavoro – derivante dall’attuale disciplina relativa ai permessi di soggiorno – la Regione e le parti sociali si impegnano, attraverso la formazione e gli ammortizzatori sociali, a ricercare tutte le misure per la loro ricollocazione.
L’accordo, infine, avvia una procedura condivisa tra Regione e Province per la cassa integrazione straordinaria e la mobilità nelle aziende fino a 250 addetti con stabilimenti in una sola provincia.