Gli effetti della crisi economica, che già nel 2009 ha inciso in maniera significativa sull’occupazione in provincia di Modena facendo raddoppiare il tasso di disoccupazione, salito dal 3,3 per cento del 2008 a oltre il 6 per cento, rischiano di essere ancora più pesanti nel corso del 2010 «se non si prevedono interventi per le migliaia di lavoratori che stanno arrivando alla scadenza della cassa integrazione: ai diecimila disoccupati in più del 2009 potrebbero aggiungersene altrettanti nel corso del 2010».E’ l’allarme lanciato dall’assessore a Lavoro e Formazione professionale Francesco Ori  in apertura del Consiglio provinciale straordinario dedicato alla crisi che si è svolto sabato 6 marzo.

L’assessore Ori ha spiegato che «entro il 2010, e già a partire dal mese di aprile, arriveranno a scadenza circa 130 accordi di cassa integrazione straordinaria per i quali non c’è al momento garanzia di rinnovo. Per questi lavoratori si profila dunque la mobilità, che significa perdere ogni collegamento con l’azienda. Un elemento che aggrava ulteriormente il quadro – ha aggiunto – è la concentrazione territoriale di queste situazioni nel comprensorio della ceramica, particolarmente colpito dagli effetti della crisi. Senza provvedimenti correttivi, la tenuta sociale è a rischio». Ori ha riepilogato poi gli obiettivi strategici che la Provincia di Modena intende perseguire attraverso le politiche formative e per l’impiego, con risorse europee pari a 7 milioni e 300 mila euro. In parallelo, la Provincia «continuerà a stimolare gli interventi a sostegno delle imprese – ha spiegato il presidente della Provincia Emilio Sabattini – anche in vista dell’auspicata inversione di tendenza e dell’inizio della ripresa. Dobbiamo cercare di attrarre nuovi investitori, anche attraverso politiche urbanistiche, sostenendo inoltre la capitalizzazione e i processi di aggregazione delle nostre imprese. Va in questa direzione – ha concluso – il rinnovo degli accordi con gli istituti di credito sottoscritti nell’ambito del Patto anticrisi», tema sul quale è intervenuto Corrado Savigni dell’Associazione bancaria italiana sottolineando «la tempestività con cui la Provincia di Modena ha stimolato accordi territoriali per sostenere le imprese e i lavoratori, in anticipo rispetto a quelli adottati poi a livello nazionale». Finanziamenti agli enti locali (tre milioni di euro da maggio 2009 a oggi), un comitato per l’housing sociale e la proposta di una nota di credito Unicredit per le piccole e medie imprese sono invece gli interventi messi in campo dalla Fondazione Cassa di Risparmio Modena, e illustrati dal presidente Andrea Landi. Al centro degli interventi del presidente della Camera di commercio Maurizio Torreggiani e di Sergio Paba, prorettore dell’Università di Modena e Reggio Emilia, i progetti già avviati per il riposizionamento competitivo delle imprese attraverso l’innovazione, la ricerca industriale e il trasferimento tecnologico. I lavori del Consiglio sono proseguiti con gli interventi dei segretari del sindacati confederali, quindi la parola è passata ai gruppi consiliari. Nelle conclusioni, il presidente Sabattini ha sottolineato «la necessità di contrastare in ogni modo la piaga del lavoro nero che in questa fase difficile dell’economia rischia di essere un elemento di forte squilibrio. Tutti insieme, facendo ciascuno la propria parte, dobbiamo difendere il mercato e la corretta competizione tra aziende – ha aggiunto – Non solo le istituzioni pubbliche, ma anche le associazioni di categoria, alle quali chiediamo di vigilare e, se necessario, espellere chi persevera nei comportamenti illegali».

Scadono decine di accordi Cigs

Sono 151 le aziende che nel corso del 2009 hanno sottoscritto accordi per la cassa integrazione straordinaria, per un totale di 9.026 lavoratori. La stragrande maggioranza degli accordi sono in scadenza nel corso del 2010: 45 nel primo semestre, 85 nel secondo. «In mancanza di una proroga della Cigs, che consenta di agganciare la ripresa e far ripartire l’economia – ha spiegato l’assessore provinciale al Lavoro e Formazione professionale, Francesco Ori, intervenendo al Consiglio provinciale straordinario dedicato alla crisi economica – migliaia di lavoratori sono destinati a uscire dal mercato del lavoro. Per questo motivo chiediamo al governo un intervento urgente sugli ammortizzatori sociali. Diversamente, non è possibile individuare a livello locale una soluzione adeguata al problema». Nel 2008 i disoccupati in provincia di Modena erano poco più di diecimila. Nel 2009 hanno superato le ventimila unità, facendo salire il tasso di disoccupazione dal 3,3 per cento a circa il 6 per cento. E la stima per il 2010 è di un aumento di uguale entità, arrivando a sfiorare quota 9 per cento. Ai lavoratori in Cigs si aggiungono quelli interessati da contratti di solidarietà – sono complessivamente 2.807 – siglati nel corso del 2009 da 47 aziende della provincia di Modena. Sono inoltre 4.798 i lavoratori che hanno avuto accesso agli ammortizzatori sociali in deroga approvati fino al 31 dicembre scorso, per un totale di quasi 3 milioni di ore. Gli accordi sottoscritti sono 991 e hanno riguardato 690 aziende della provincia.

Rinnovati gli accordi con le banche

Oltre 37 milioni di euro di credito erogati alle piccole e medie imprese modenesi per esigenze di liquidità a medio e lungo termine legate alla crisi. Sono complessivamente 685 le operazioni deliberate nei primi dieci mesi di applicazione dell’accordo per il rilancio delle piccole e medie imprese, siglato dalla Provincia di Modena con i quattro confidi (Unifidi, Cofim, Ascom fidi, Cofiter), la Camera di commercio e sei istituti di credito: Banca popolare dell’Emilia, Banco san Geminiano e san Prospero, Cassa di risparmio di Cento, Banca modenese, Banca di San Felice, Cassa di risparmio di Vignola. L’accordo è stato prorogato fino alla fine del 2010. Scade a marzo ed è in corso di rinnovo, invece, l’accordo sottoscritto dalla Provincia e da otto banche – Cassa di risparmio di Vignola, Banca popolare di San Felice, Bper, Banca modenese, Cassa di risparmio di Cento, Unicredit, Banco san Geminiano e san Prospero, Cariparma – per l’anticipo della cassa integrazione straordinaria ai lavoratori delle imprese in crisi. Il Protocollo dà inoltre la possibilità di richiedere la sospensione del pagamento del mutuo per la prima casa per la durata della Cigs senza oneri e spese aggiuntive. Sono finora 987 i lavoratori che hanno ottenuto l’anticipazione della indennità di cassa integrazione straordinaria per un totale di 5,2 milioni di euro, 492 operazioni di sospensione dei mutui prima casa. Per le aziende che vogliono investire in progetti di innovazione tecnologica, organizzativa e commerciale la Provincia – insieme a Camera di Commercio, Comune di Modena ed altri 11 Comuni – si prepara infine a varare il quarto bando da 10 milioni di euro del Fondo Innovazione. Ai tre precedenti bandi hanno partecipato 223 imprese, di cui 208 ammesse con progetti di investimento complessivo di 37 milioni di euro.

Il dibattito del Consiglio

«Di fronte alla gravità della situazione serve un impegno straordinario superando divisioni e contrapposizioni». Lo ha affermato il presidente del Consiglio provinciale di Modena Demos Malavasi aprendo sabato 6 marzo i lavori della seduta straordinaria dedicata alla crisi economica. «Serve un forte impegno – ha aggiunto Malavasi – per garantire il sostegno alle famiglie dei lavoratori delle aziende in crisi e per aiutare le piccole le medie imprese».

Nel dibattito il capogruppo del Pd Luca Gozzoli ha sottolineato come «la giunta della Provincia e la maggioranza abbiano definito proposte concrete avendo il coraggio di affrontare i dati della crisi per quello che sono, cosa che non ha voluto fare il governo». Per Gozzoli l’obiettivo comune deve essere «la tutela dei più deboli (di fronte all’esaurimento della cassa integrazione bisogna fare in modo che non si perdano posti di lavoro) e la tutela degli onesti, con la lotta a ogni forma di evasione e lavoro nero». Sul ruolo degli enti locali, il capogruppo del Pd ha evidenziato la necessità di «reinterpretare la domanda sul sociale per individuare le vere necessità», mentre il territorio «deve definire progetti di rilancio per ridisegnare l’economia sviluppando innovazione e capacità di ricerca per garantire la competitività».

Sergio Pederzini (Italia dei valori) ha definito “irresponsabile” l’atteggiamento «di che nega o minimizza gli effetti della crisi, di chi dice “siamo in ripresa, il peggio è passato”: non è vero, basta trascorrere un giorno negli uffici dei servizi sociali di un Comune del distretto ceramico». L’obiettivo immediato è la tutela di lavoratori e fasce sociali più deboli: «Servono il raddoppio della cassa integrazione e ammortizzatori sociali per i precari; bisogna favorire dignitosi salari minimo d’ingresso ai giovani; ridurre il carico fiscale delle imprese; accelerare i pagamenti della pubblica amministrazione; favorire accordi con il sistema bancario per il finanziamento delle imprese; detassare gli investimenti destinati all’innovazione tecnologica e al risparmio energetico promuovendo concretamente la “green economy”». Pederzini ha concluso con l’invito a «non aspettare che la crisi passi da sola, il nostro dovere è fare, fare bene, fare presto».

Dopo aver sottolineato la preoccupazione per i dati emersi dall’analisi della crisi, Fabio Vicenzi (Udc) ha affermato che per fronteggiarne gli effetti è necessaria «una strategia comune che coinvolga enti pubblici, operatori economici e sistema bancario» e che servono «quelle riforme strutturali (pensioni, giustizia, pubblica amministrazione eccetera) che attendono ormai da 15 anni… Questo governo però decide di “non scegliere” e aspetta che la crisi passi da sola». Vicenzi ha rivolto critiche anche alla Provincia, pur apprezzandone «la politica di riduzione della spesa realizzata non in maniera indiscriminata». Sono mancate, però, secondo il capogruppo Udc, scelte coerenti con «l’esigenza di rilanciare il sistema produttivo (servivano più risorse per le piccole e medie imprese) e sostenere le politiche sociali (mancano interventi a favore delle famiglie e la Regione ha scelto di parificare ogni forma di convivenza), mentre sulle infrastrutture – ha proposto Vicenzi – c’è bisogno di più coraggio anticipando nel 2010 alcuni degli interventi previsti nel Piano triennale».

Cosa possono fare gli enti locali per fronteggiare la crisi economica? «Prima di tutto dovrebbero ridurre la burocrazia, semplificando tempi e procedure che determinano costi rilevanti per le aziende». Lo ha affermato Bruno Rinaldi (Pdl) che ha sottolineato anche la carenza di infrastrutture del territorio: «Bisogna investire in viabilità per supportare un sistema economico sempre più legato ai servizi». Per Rinaldi anche l’agricoltura è un settore da valorizzare: «Gli enti locali dovrebbero promuovere Piani di sviluppo aziendale che consentano alle imprese agricole di crescere e ai figli degli agricoltori di rimanere sul territorio». Il consigliere del Pdl ha anche invitato le istituzioni a una maggiore severità rispetto al sistema bancario che «fatica a comprendere di avere anche una funzione culturale: quando l’ha svolta ha favorito lo sviluppo economico del territorio, oggi presenta troppi vincoli e non risulta sempre in grado si sostenere le potenzialità delle aziende». Rinaldi ha concluso con un appello rivolto alla Provincia e agli enti locali che «non solo devono fare ma devono anche lasciar fare».

Per Stefano Corti (Lega) la crisi «che attanaglia Modena e l’Italia ha radici lontane, ed era purtroppo prevedibile quando la Lega denunciava il pericolo della concorrenza sleale da parte di paesi emergenti». Secondo Corti «la delocalizzazione delle grandi imprese, l’invasione di prodotti asiatici con manodopera a costo zero, l’insufficiente tutela del “Made in Italy” e delle nostre eccellenze hanno velocemente indebolito e impoverito il nostro tessuto imprenditoriale con il conseguente crollo occupazionale e dei consumi. Quando i nostri rasoi elettrici, le nostre tazzine del caffè, i nostri calzini, le nostre lampadine e i nostri spazzolini sono Made in China, che futuro può avere la nostra economia?». La “ricetta anticrisi” della Lega proposta dal consigliere Corti parte «dalla necessaria e immediata introduzione dei dazi doganali per tutto quello che è prodotto al di fuori della Ue, il divieto di ingresso di merci prodotte con sfruttamento di manodopera minorile, la valorizzazione e la deducibilità fiscale del 100 per cento prodotto in Italia, la promozione e salvaguardia delle nostre eccellenze agroalimentari». E i Comuni, ha proposto Corti, potrebbero «ridurre le tasse per le aziende che investono sul territorio e che assumono i locali».