Dobbiamo uscire dalla crisi, ritornare alla crescita e allo sviluppo deve essere l’impegno primario delle Istituzioni, delle Forze Politiche e Sociali della nostra Regione. Per questo occorre rivalutare i fattori dell’economia reale del lavoro e della competitività del sistema produttivo, che non può prescindere dal ruolo dell’artigianato e della piccola-media impresa.

La crisi ha colpito pesantemente l’Emilia Romagna, soprattutto nel settore leader come la meccanica, con ricadute negative per l’export.

Il calo del fatturato e dell’occupazione si somma al saldo negativo delle imprese attive, evidenziando nella nostra Regione una situazione di incertezza che alimenta le preoccupazioni sui tempi e sulla consistenza della ripresa.

Non siamo tuttavia al tracollo perché nonostante i dati negativi l’Emilia Romagna si conferma su livelli di sviluppo economico superiori alla media Italia e al Nord/Est, pur con scostamenti significativi tra le diverse province. Occorre dunque partire dai dati e dai segnali positivi per elaborare politiche di tenuta e sviluppo, in grado di innescare processi di crescita, alimentando anche la fiducia negli operatori economici della nostra Regione.

Per questo obiettivo è indispensabile che ciascuno faccia fino in fondo e al meglio la propria parte, mettendo un freno ad egoismi e chiusure corporative o campanilistiche. Occorre in sostanza fare “sistema” anche perchè si sta indebolendo in Emilia Romagna la tradizionale rete che unisce le imprese e la coesione sociale.

Le prospettive di sviluppo dovranno articolarsi su un insieme di “motori” che hanno rappresentato e ancora rappresentano le peculiarità della nostra Regione: la manifattura, la qualità dei prodotti e del capitale umano, le capacità manageriali dei nostri imprenditori; la presenza di Reti e la predisposizione ad investire, innovare e ricercare sbocchi commerciali su mercati nuovi; l’attenzione alla qualità della vita, ai servizi alla persona e alla vivibilità dei centri urbani; la sensibilità ai problemi dell’ambiente, al risparmio energetico, alla green economy.

In questi settori l’artigianato e la piccola-media impresa assumono un ruolo fondamentale e su questo è necessario investire e scommettere.

Negli ultimi mesi un contributo positivo al riguardo è venuto certamente anche dalle misure anticrisi varate dalla Regione, d’intesa con le parti sociali, sugli ammortizzatori in deroga, sul sostegno al sistema dei Confidi per favorire l’accesso al credito delle piccole-medie imprese, sui bandi per l’innovazione e l’internazionalizzazione, sulla costruzione delle piattaforme tecnologiche per mettere in rete la ricerca con i laboratori universitari e i Tecnopoli.

Certo si può fare ancora di più e meglio; per questo è necessario riprendere, subito dopo le elezioni, il confronto con la Regione per attuare tutte le misure necessarie ad affrontare la crisi e innescare l’auspicata ripresa. In questa azione occorre un ampio coinvolgimento di tutti i soggetti pubblici e privati della nostra Regione : compresi gli Enti locali che non sempre si coordinano, promuovendo a volte interventi dispersivi e poco incisivi; il sistema delle Camere di Commercio e il sistema Bancario, affinché assecondino le politiche di sviluppo che concordemente si vanno a definire e che per Confartigianato si richiamano in sintesi:

• Porre al centro delle politiche e dell’azione legislativa regionale lo SMALL BUSINESS ACT ed i suoi principi, così come richiesto dalla Commissione Europea a tutti i livelli applicando il principio “THINK SMALL FIRST” (Pensare innanzi tutto al piccolo) nella consapevolezza che “Ciò che va bene alla piccola impresa va bene al Paese”).

• Istituzione di un assessorato regionale all’artigianato e legge per l’artigianato che preveda l’aumento del numero degli addetti a 50 (definizione europea piccola impresa).

• Prevedere incentivi e contributi della Regione all’artigianato e alle piccole imprese che investono e non licenziano.

• Conferma e attento monitoraggio pacchetto anticrisi considerata la ricaduta sulle piccole imprese dell’entità (modesta) e nei tempi (lunghi) della ripresa economica.

• Conferma priorità occupazione e credito. Concentrando le risorse su Ammortizzatori tramite EBER e sui Confidi.

• Graduale ripristino degli incentivi per INVESTIMENTI (L.R. 3 e Mis. 1.1) specie per accrescere la competitività delle imprese (innovazione di prodotto/processo – risparmio energetico – internazionalizzazione ecc.). Sostegno alle energie rinnovabili.

• Realizzazione delle piattaforme tecnologiche (tecnopoli, laboratori ricerca ecc.) a misura anche delle piccole imprese, con un rapporto più stretto con i ricercatori universitari.

• Valorizzazione del capitale umano nelle piccole imprese mediante maggiore impegno e attenzione alla formazione, tramite i Centri professionali come FORMART la struttura di Confartigianato Emilia-Romagna per la formazione.

• Rilancio e attuazione del Piano Territoriale Regionale con particolare attenzione alle infrastrutture (Nodo Bologna-Cispadana-Assetto idrogeologico Appennino, – quarta corsia autostrada Modena-Piacenza – E55, ecc.).

• Attuazione di un piano Casa per i riflessi positivi sul settore Edilizia e attività complementari. Prevedere che il 30% degli ordini pubblici deve andare alle piccole imprese.

• Normative per sburocratizzare il rapporto Regione-cittadini-imprese con riduzione dei tempi di risposta e adozione di una politica di sussidiarietà orizzontale nella quale coinvolgere il sistema associativo (privato sociale non speculativo), valorizzando le Agenzie delle imprese, standardizzando e digitalizzando i procedimenti amministrativi e riducendo del 20% i costi sostenuti dalle imprese, così come già previsto a livello nazionale e comunitario.

• Riduzione della fiscalità regionale per l’artigianato e le piccole imprese che praticano la contrattazione di lavoro di secondo livello, come l’artigianato emiliano-romagnolo fa da 20 anni.

• Rilancio e attuazione di un vero Federalismo a cominciare da quello Fiscale che deve essere sostituivo e non aggiunto di quello esistente e comunque maggiore impegno istituzionale e associativo per una politica realmente federalista. Riduzione della fiscalità locale.

• Maggiori sostegni all’innovazione e all’internazionalizzazione della micro e piccola impresa e delle loro reti.

• Sostegno per il rilancio dell’agroalimentare, delle produzioni dei prodotti tipici e di qualità.

• Forte sviluppo del settore turismo nelle sue varie forme e sostegno all’artigianato artistico, tradizionale e di qualità.

• Predisposizione di un progetto speciale per l’artigianato di servizio.

• Immediata realizzazione della messa a sistema regionale e valorizzazione delle infrastrutture fieristiche e aeroportuali per la creazione di eccellenze passando per una politica forte di assunzione di responsabilità della Regione nella scelta delle priorità con importanti investimenti per mantenerne alto il valore oggi pesantemente insidiato da analoghe realtà di altre Regioni che godono di forte e continuo sostegno pubblico.

• Rivedere la sanità pubblica regionale sostituendo una gestione spesso burocratica e centralista con nuove forme di partecipazione dei cittadini e comunità alla gestione delle strutture, sperimentando modelli efficaci e non speculativi come quello delle fondazioni ed efficientando la spesa sanitaria, che condiziona così fortemente il bilancio regionale con il federalismo fiscale. La stessa, inoltre, può essere ridotta con il concorso di strumenti di auto-organizzazione dei cittadini e delle categorie come la nostra, con lo strumento delle mutue sanitarie integrative private. Ciò potrebbe evitare una ulteriore aggravio dei costi amministrativi regionali.

• Siamo il primo Paese in Europa per presenza di imprenditrici. E’ indispensabile recepire ed attuare politiche di sviluppo dell’imprenditoria femminile con politiche specifiche e prioritarie.

• Una politica per la trasmissione d’impresa e per le nuove imprese con premialità ai giovani imprenditori. Ripensare all’apprendistato che specie in questi tempi di crisi e di cambiamento può avere un ruolo fondamentale.