Stanno per concludersi le 52 settimane di cassa integrazione consentite dalla legge e per i dipendenti della Salami, impresa metalmeccanica che produce componenti oleodinamici, torna la paura di perdere il posto di lavoro. La procedura di mobilità attivata 15 giorni fa dall’azienda riguarda 35 addetti su 116, colpa di una ripresa lentissima ma anche – secondo i sindacati -dell’assenza di un vero piano industriale. Stamattina i lavoratori sono tornati ad incrociare le braccia, due giorni di sciopero per chiedere alla proprietà di tornare a sedersi al tavolo delle trattative.

Solidarietà del Partito democratico ai lavoratori della Salami in cassa integrazione. Questa mattina una delegazione del Partito democratico ha incontrato i lavoratori che presidiano lo stabilimento. Erano presenti tra gli altri il segretario cittadino Giuseppe Boschini, Sergio Rusticali e alcuni rappresentanti del circolo Pd della Madonnina.

“La cassa integrazione è ormai in scadenza – spiega Boschini – e ci sono 35 posti di lavoro a rischio. Se non si interviene tempestivamente a maggio potrebbe scattare la procedura di mobilità. E’ un classico esempio di quello che diciamo da tempo: senza un intervento del Governo per rivedere e rifinanziare gli ammortizzatori sociali, situazioni di come quella della Salami e di molte altre aziende modenesi possono trasformarsi a breve in gravi perdite di posti di lavoro”.

Il Partito democratico ha già chiesto all’Amministrazione provinciale di attivarsi presso le banche per prorogare l’anticipo ai lavoratori della cassa integrazione. “Chiediamo inoltre alla Confindustria – aggiunge il segretario cittadino – di portare al tavolo della trattativa la proprietà della Salami in modo da affrontare tutti gli aspetti della vertenza, in primo luogo la messa a punto di un piano industriale che ancora non c’é.

Infine rivolgiamo un invito alla proprietà affinché si renda disponibile a ricercare, assieme ai sindacati e alle istituzioni locali, una soluzione positiva che tuteli l’occupazione tenendo conto delle compatibilità economiche. Se non si segue questa strada – conclude Boschini – sarebbero a rischio non solo i 35 posti di lavoro ma lo stesso futuro dell’azienda”.