Peggiora nel 2009 la condizione occupazionale dei laureati dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, nonostante che le prospettive di inserimento nel mercato del lavoro dei suoi laureati continuano ad essere sensibilmente migliori della media nazionale (+ 7,0%) e anche nel confronto con gli altri Atenei emiliano romagnoli.

Questo in sintesi ciò che emerge dalla accurata indagine condotta dal Consorzio Interuniversitario AlmaLuarea che nelle settimane scorse ha presentato i dati del XII Rapporto sulla condizione occupazionale dei laureati nell’anno accademico 2008 di 49 università aderenti, fotografando la loro situazione a un anno dal conseguimento del titolo.

Il Rapporto 2010 ha coinvolto 161.568 laureati tra cui 3.129 dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia.

A livello nazionale, la situazione riscontrata risulta particolarmente preoccupante: lievita sensibilmente la disoccupazione rispetto all’anno passato non solo fra i laureati di primo livello (dal 16,5 al 22%), ma anche fra i laureati specialistici biennali (dal 14 al 21%). La quota di lavoro stabile si contrae ulteriormente, così come il livello delle retribuzioni.

La lettura dei risultati a livello “locale” quindi non può prescindere da questo contesto nazionale.

“L’attuale sottoutilizzazione del capitale umano migliore che esce dal sistema universitario rappresenta oggi una vera e propria emergenza – afferma il prof. Andrea Cammelli, Direttore di AlmaLaurea e professore di Statistica dell’Università di Bologna -. E’ necessaria una riflessione di ampio respiro su questo versante, evitando i catastrofismi, ma anche la politica dello struzzo. Ciò che fa la differenza nella possibilità di uscita dalla crisi del Paese in un ruolo competitivo nel contesto internazionale è la consistenza e la qualità del capitale umano. Se è vero che ricerca è uguale a sviluppo e sviluppo è uguale a occupazione, obiettivo prioritario è investire di più in formazione e ricerca, come fanno tutti i Paesi più avanzati. Occorre facilitare l’innesto nelle imprese, soprattutto medie e piccole, di alte competenze: seri studi dimostrano che un laureato di qualità può cambiare profondamente l’impresa senza intaccare il ruolo dell’imprenditore e farlo sentire espropriato”.

DATI GENERALI DI INDAGINE A LIVELLO UNIMORE

L’indagine ha coinvolto tutti i 3.129 laureati dell’anno solare 2008 intervistati nel 2009 a distanza di un anno dal conseguimento del titolo. Più in particolare la verifica ha riguardato 1.999 laureati di primo livello (triennale), 218 laureati di corsi di laurea a ciclo unico, 807 laureati specialistici/magistrali e 105 laureati pre-riforma. I tassi di risposta molto elevati sono stati: 88,3% per i laureati I livello; 84,4% per i laureati di corsi a ciclo unico e del 91,8% tra quelli delle specialistiche/magistrali.

In generale l’età media dei laureati UNIMORE è di 25,5 anni, ovvero un anno di meno rispetto alla media nazionale, confermando che i laureati dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia sono trai più regolari con una durata media di studi di 3,8 anni, decisamente più performante rispetto a quella nazionale (4,1 anni) e di tutti gli altri Atenei emiliano romagnoli: Bologna 4,0 anni; Ferrara 4,1 anni; Parma 3,9 anni.

“Questo – sottolinea il Rettore prof. Aldo Tomasi – conferma ulteriormente la qualità di un ambiente accademico capace di saper motivare i suoi giovani studenti, premiando l’efficacia delle nostre attività di orientamento svolte sia prima della iscrizione che durante gli studi. E’ pur vero che si tratta di una media tra tutti i laureati delle 12 facoltà, ma anche disaggregando i dati si scopre che il ritardo alla laurea rispetto alla durata regolare dei corsi di studio non è abissale: 4 studenti su 5 si laureano con un ritardo massimo di un anno”.

PIU’ DELLA META’ CONTINUA GLI STUDI

Con la riforma del 3 + 2 la maggioranza dei laureati di primo livello sceglie di continuare a studiare. Continuano gli studi 52 laureati su cento: il 39% è impegnato esclusivamente nella laurea specialistica, mentre poco più del 13% studia e lavora.

TASSI DI OCCUPAZIONE ISTAT

In generale quasi due studenti su tre (64,5%) ha trovato lavoro già nel primo anno dalla laurea, che significa + 7,0% rispetto alla media occupati a livello nazionale e stabilmente davanti alla media degli altri Atenei dell’Emilia Romagna: a Bologna gli occupati sono il 58,8%; a Ferrara il 62,9% ed a Parma il 59,5%.

Disaggregando il dato per tipologia di corso di laurea si scopre che, in conseguenza della scelta di tanti laureati di primo livello di proseguire col conseguimento del titolo specialistico/magistrale, tra i laureati di primo livello gli occupati sono il 53,4% (49,6% la media nazionale), una percentuale che sale fino al 92,4% per i laureati di corsi di laurea a ciclo unico (69,8% la loro media nazionale) ed all’80,0% per i laureati delle specialistiche/magistrali (73,8% la media nazionale).

Rispetto all’anno precedente c’è stato un peggioramento delle prospettive di assorbimento del mercato del lavoro stimabile in un – 6,5%.

QUANTI SONO I VERI DISOCCUPATI ISTAT

I riflessi della crisi economica nel 2009 si sono fatti avvertire anche sul mercato del lavoro intellettuale, poiché da un tasso di disoccupazione pressoché fisiologico del 5,4% nel 2008 l’anno scorso più di un laureato su dieci (11,9%) dopo un anno dal titolo di studio era ancora alla ricerca di un lavoro.

Più nello specifico tra i laureati di primo livello il tasso di disoccupazione determinato secondo il metodo Istat era del 13,4% (19,4 a livello nazionale) e del 12,7% tra i laureati delle specialistiche/magistrali (17,1% media nazionale), fino a scendere al 2,3% per quelli delle specialistiche a ciclo unico (13,3% la media nazionale) anche perché molti di loro assorbiti con contratti di formazione/lavoro nelle scuole specialistiche.

TRA GLI OCCUPATI AUMENTA IL RICORSO A FORME DI LAVORO PRECARIO

Le incertezze della situazione economica ed il freno conseguente delle attività produttive ha generato un aumento della precarietà nel lavoro anche per i laureati UNIMORE con una diminuzione (- 1,8%) delle forme di lavoro stabile, che tra quelli del 2009 valevano per il 37,8%, ed il parallelo incremento del ricorso al lavoro atipico (+ 1,3%) e dei contratti di inserimento lavorativo, formazione lavoro e apprendistato (+ 0,7), mentre è rimasta invariata la fetta di lavoratori laureati senza contratto, che rappresenta il 3,9% sulla quota occupati.

Confrontando questi dati con la situazione nazionale a livello delle province di Modena e Reggio Emilia si nota un generale minor ricorso alle forme di lavoro atipico nel caso dei laureati di corsi a ciclo unico e specialistici/magistrali (circa 4 punti percentuali in meno) ed un più frequente (+ 7,2%) uso di contratti di inserimento, formazione lavoro e apprendistato per l’assunzione dei laureati triennali.

“Pur nel quadro negativo dello scenario generale – afferma il prof. Tommaso Minerva, Delegato alla Didattica – il nostro Ateneo evidenzia dati nettamente migliori rispetto al dato nazionale sia per quanto riguarda l’occupabilità dei laureati sia per quanto riguarda la stabilità lavorativa. Il dato di UniMoRe risulta migliore anche in ambito regionale nel confronto con gli altri tre Atenei dell’Emilia Romagna. Se il confronto nazionale riflette differenze dei rispettivi tessuti economico-produttivi il confronto regionale fa risultare un Ateneo maggiormente attento al rapporto con le imprese e che negli anni ha saputo costruire con il mondo produttivo un rapporto efficace e proficuo che si è riflesso nella qualità e validità dei corsi di studio”.

QUANTO GUADAGNA UN LAUREATO UNIMORE A UN ANNO DALLA LAUREA

Nel 2009 realizzava un compenso medio mensile di 1.104 euro, ovvero – 28 euro rispetto ai colleghi laureatisi un anno prima, che comunque vale una retribuzione di 68 euro superiore alla media dei laureati italiani, ma anche migliore rispetto a quella degli altri colleghi degli Atenei emiliano romagnoli: 1.002 per quelli di Bologna; 1.075 per quelli di Ferrara e 1.056 per quelli di Parma.

Le donne tuttavia continuano ad essere penalizzate nel confronto coi maschi. Infatti la retribuzione media di un laureato uomo è di 1.209 euro, mente le donne si fermano a 1.036 euro, che significa 173 euro di meno, anche se possono consolarsi col fatto che il gap salariale tra laureati e laureate in Italia è ben maggiore: 239 euro!

La distanza di compenso tra i generi si riduce solo per i laureati UNIMORE dei corsi di laurea a ciclo unico, dove la differenza tra uomini e donne è di 104 euro.

I compensi più elevati sono quelli percepiti da quanti hanno conseguito una laurea a ciclo unico con 1.267 euro, mentre la differenza di retribuzione media tra un laureato delle triennale ed uno della specialistica/ magistrale è di 70 euro coi primi che prendono 1.068 euro in media ed i secondi 1.138 euro.

In generale a livello di UNIMORE si passa da un salario mensile di 918 euro per le laureate (donne) di primo livello a 1.327 euro per i laureati (maschi) di un corso di laurea a ciclo unico.

“Dobbiamo essere grati ad AlmaLaurea – afferma il Rettore prof. Aldo Tomasi – perché ogni anno ci consegna uno spaccato molto preciso e dettagliato della situazione, che ci aiuta a comprendere le nostre potenzialità. Dobbiamo certamente essere soddisfati della lettura che si ricava a riguardo della condizione occupazionale dei nostri laureati rispetto alla realtà nazionale ed anche regionale, ma non possiamo nasconderci che certi segnali che si possono cogliere come l’aumento della disoccupazione tra i laureati UNIMORE e la frenata nelle retribuzioni sono preoccupanti, nonostante da tutte le parti si convenga nel sostenere che i laureati in Italia sono pochi. Vedo una contraddizione in tutto questo poiché si coglie che si fa ancora troppo poco per favorire l’istruzione universitaria ed incentivare i giovani a seguire percorsi formativi altamente professionalizzanti. Il nostro Ateneo ha fatto molto in questi per rinnovarsi e migliorare la qualità dei percorsi di laurea, per incoraggiare il merito negli studi, ma la società sembra non aver colto questi cambiamenti ed ai nostri giovani si offrono prospettive ancora non molto allettanti sul piano retributivo. Spero che i contatti avviati col sistema delle imprese e la società civile ci consentano di correggere alcune evidenti contraddizioni”.

IL CONFRONTO TRA FACOLTA’ UNIMORE

• Tasso di occupazione: la migliore performance è per i laureati di Scienze della Formazione (91,5%), seguita da Farmacia (91,3%) e da Medicina e Chirurgia (89,5%). Maglia nera – per così dire – Giurisprudenza (39,9%)

• Ingresso nel mondo del lavoro: quelli che più rapidamente trovano lavoro sono i laureati di Ingegneria Modena che devono attendere appena 1,2 mesi dall’inizio della ricerca all’assunzione, seguiti dai colleghi di Giurisprudenza (1,3 mesi) e di Farmacia (1,7 mesi). L’attesa più lunga per la chiamata al lavoro è per i laureati di Bioscienze e Biotecnologie (3,6 mesi)

• Stabilità nel lavoro: la maggiore stabilità nel lavoro è raggiunta dai laureati di Giurisprudenza (45,2%), seguiti dai colleghi di Ingegneria Reggio Emilia (44,0%) e da quelli di Scienze della Comunicazione e dell’Economia (40,5%). Non hanno motivo di sorridere i laureati di Bioscienze e Biotecnologie che possono contare su un contratto a tempo indeterminato solo nel 18,4% dei casi o di Lettere e Filosofia con il 21,9%.

• Guadagno mensile: i meglio retribuiti sono i laureati in Medicina e Chirurgia che percepiscono 1.305 euro, seguiti dagli ingegneri di Reggio Emilia con 1.229 euro e dai farmacisti con 1.195 euro. I più insoddisfatti sono probabilmente i laureati in Bioscienze e Biotecnologie che devono accontentarsi di 749 euro mensili o di Agraria che si devono fermare a 853 euro.

Disaggregando i dati, le differenze diventano profonde poiché si passa dagli appena 648 euro/mese che arrivano in tasca ad una giovane laureata in Bioscienze Biotecnologie fino ad arrivare ai 1.671 euro di un laureato maschio in Scienze della Formazione.

Unico caso in cui le donne percepiscono di più dei loro colleghi maschi è per Ingegneria di Reggio Emilia con le prime che guadagnano 1.235 euro ed i secondi 1.227.

Il gap maggiore tra i generi si ha per i laureati in Scienze della Formazione (1.671 euro/mese per i maschi e 1.093 euro/mese per le donne) e per quelli di Scienze della Comunicazione e dell’Economia (1.475 euro/mese per i maschi e 1.008/mese per le donne).

“Il dato è sicuramente peggiore rispetto all’anno precedente – continua il prof. Tommaso Minerva – e questo riflette l’andamento generale dell’economia e del mercato del lavoro nel corso del 2009. Nel 2010 si notano piccoli, ufficiosi, segnali di ripresa per ora non ancora traducibili in termini di occupazione. Il numero di curriculum richiesti ad Almalaurea dalle imprese ha ricominciato lentamente a crescere nei primi mesi del 2010 dopo un lungo periodo di calo. Non è un dato riferibile a un mercato del lavoro che si rimette in moto ma almeno indica un diverso atteggiamento. Se analizziamo il confronto tra le diverse aree disciplinari si hanno alcune ovvie conferme legate alle lauree in Ingegneria, in Medicina e Chirurgia, nelle professioni sanitarie o in Farmacia che presentano tassi di disoccupazione a un anno dalla laurea molto bassi, ma anche alcuni dati, già presenti nel 2009, apparentemente più sorprendenti. I laureati in Agraria presentano un tasso di disoccupazione di circa il 6% e gli studenti di Scienze della Formazione sono praticamente tutti impiegati a un anno dalla laurea”.