Il 20 settembre si è tenuto all’hotel Real Fini di Modena un convegno nazionale organizzato dal laboratorio “Test” col patrocinio di Università di Modena e Reggio Emilia, Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico di Modena, Provincia e Comune, in cui sono stati resi noti i risultati di due anni di indagini condotte sui lavoratori che per legge non devono assumere sostanze stupefacenti o psicotrope, né alcool.

Per legge si devono astenere dall’uso di sostanze, fra gli altri, chi usa gas tossici, chi conduce veicoli con almeno patente C, chi conduce treni, navi, aerei, gli addetti alla guida di macchine movimentazione terra e merci (trattori agricoli, carrelli elevatori). Devono invece presentarsi sul posto di lavoro con tasso alcolemico uguale a zero, fra gli altri, gli addetti alle mansioni sanitarie, docenti ed educatori, chi detiene il porto d’armi, chi guida veicoli con patente almeno di categoria B, i lavoratori dell’edilizia, conducenti e personale di treni e navi.

Dall’indagine condotta dal laboratorio Test su 3.000 controlli effettuati, emerge che i risultati sono in linea con i dati nazionali: circa l’1,5% di lavoratori è risultato positivo ai test di primo livello, il ché significa che fa uso di sostanze, anche se sarebbe interessante sapere (ma dall’informazione apparsa sugli organi di stampa non emerge) quanti di questi assuntori hanno sviluppato una vera e propria dipendenza e quanti sono solo consumatori occasionali.

La dipendenza o meno da dette sostanze deve essere infatti accertata con un test di secondo livello, e nel caso in cui venisse confermata, il lavoratore deve obbligatoriamente sottoporsi ad un percorso di disintossicazione, con diritto alla conservazione del posto di lavoro. Il dato dell’1,5% non è eclatante. Come riportato dalla stampa, i relatori del convegno hanno sostenuto che sicuramente questo dato risente del fatto che gli assuntori cronici sanno come baipassare i controlli facendosi trovare “puliti” il giorno dell’esame.

E’ un’affermazione che ci sorprende in quanto la normativa in materia del 2007 e 2008 consente al datore di lavoro di sottoporre, in qualsiasi momento dell’anno, i lavoratori ad un controllo delle urine, dando loro un preavviso di sole 24 ore. Pertanto il datore di lavoro che abbia dei sospetti può, in teoria, far controllare un lavoratore tutti i giorni. Il controllo è invece immediato qualora il lavoratore abbia un incidente a bordo del mezzo che sta manovrando o conducendo.

Allora, anziché sostenere solo che i lavoratori barano, perché non si accentuano i controlli? Inoltre, esiste anche un problema legato all’assunzione di alcuni farmaci – come un notissimo gastroprotettore usato da tantissime persone – che possono dare false positività nei test di primo livello. Ossia il lavoratore può risultare positivo anche senza aver mai assunto sostanze.

Per quanto riguarda il tasso alcolemico (che per le mansioni ricordate sopra deve essere non superiore a zero al momento di iniziare il lavoro), la legge ancora non detta istruzioni certe per effettuare i controlli. Alcuni medici effettuano esami del sangue per valutare i parametri di funzionalità epatica, che anche se alterati, non ci dicono certo se un determinato giorno il tasso alcolemico di un lavoratore era o meno uguale a zero.

Solo l’etilometro può essere lo strumento che accerta con efficacia la rispondenza ai parametri di legge e non svariati esami sul sangue che, non essendo utili allo scopo, sono vietati ai sensi dell’articolo 5 dello Statuto dei lavoratori. Eppure oggi come oggi l’esame del sangue va per la maggiore. Questo è un fatto che dovrebbe essere contrastato dagli Organi di Vigilanza.

Il sindacato è impegnato a diffonder fra i lavoratori la giusta informazione affinché questo 1,5% di consumatori, più o meno occasionali, scenda sempre più.

(Dipartimento Salute e Sicurezza sul Lavoro CGIL Modena)