«Seguiamo con preoccupazione le vicenda della Maserati, un’azienda con oltre 700 lavoratori che ha dato tanto e può dare tanto a Modena, ma a cui questo territorio ha dato tanto e può ancora dare tanto se si creano le condizioni per costruire insieme una prospettiva di chiarezza sul futuro». Lo ha affermato Francesco Ori, assessore provinciale al Lavoro, rispondendo in Consiglio provinciale a un’interpellanza del capogruppo del Pd Luca Gozzoli che ha sottolineato come «senza il piano industriale e degli investimenti previsti sullo stabilimento di Modena, sono giustificate le preoccupazioni dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali sul futuro dello stabilimento e dell’occupazione locale».

«Nell’incontro di lunedì 20 con i lavoratori e i sindacati – ha spiegato l’assessore Ori – è emersa in modo forte la disponibilità a fare ancora sacrifici a fronte di impegni dell’azienda, così come il Comune ha già ribadito la disponibilità ad agevolare la necessità di sviluppo dello stabilimento. Abbiamo bisogno di un interlocutore, perché il silenzio di Fiat rappresenta un grosso problema, l’incertezza rischia di uccidere il futuro».

Rilevando che «Maserati non è l’unico marchio noto in difficoltà», Dante Mazzi, capogruppo Pdl, ha affermato che «ci sono troppe aziende che non vedono più il nostro territorio come un’opportunità irrinunciabile e lo abbandonano: è compito della politica domandarsi i motivi di questo abbandono». Secondo Fausto Cigni (Pd) «non si può più aspettare che Marchionne decida dove far costruire la Maserati. Noi dobbiamo sfidare la Fiat a tenere la produzione interamente a Modena dimostrando che è qui che si può fabbricare queste auto nel migliore dei modi e pure risparmiando». Anche Luca Gozzoli, nella sua replica, ha sottolineato che «non si può più accettare di attendere e portare pazienza. Modena deve far sentire con fermezza la propria voce unitaria, come istituzioni e associazioni, a partire da Confindustria, per ottenere una risposta da Fiat. Se è vero che Maserati ha dato tanto a questa città, è vero anche il contrario e quindi alibi non ne hanno».