«Mi auguro che il Consiglio provinciale sappia riconoscersi in un documento comune e unitario che esprima la coesione delle istituzioni e delle forze politiche del territorio». È l’invito che il presidente della Provincia di Modena Emilio Sabattini ha rivolto al Consiglio provinciale mercoledì 2 febbraio sulla questione Gambro sottolineando come il documento debba esprimere «la volontà univoca di indurre i vertici aziendali a ripensare la scelta di delocalizzare parte della produzione dello stabilimento di Medolla. Una difesa, quindi, dell’interesse comune del territorio, isolando chi ha fatto una scelta con ricadute così pesanti per un settore che, tra l’altro, non pare essere in crisi».

Il presidente Sabattini è intervenuto rispondendo alle due interpellanze sulla crisi della Gambro presentate rispettivamente da Giorgio Siena (Pd), il quale ha sottolineato la gravità della situazione «che merita l’attenzione e lo sforzo di tutti per essere scongiurata», e da Matteo Malaguti (Pdl) che ha affermato: «Le aziende delocalizzano perché il territorio non è competitivo e le istituzioni non hanno saputo creare le condizioni per farle restare».

Il presidente Sabattini inoltre ha informato i consiglieri che al tavolo regionale l’azienda ha riconfermato le scelte di delocalizzazione, ribadendo che queste non nascono dalle condizioni del territorio ma dal costo della manodopera, ma ha confermato la disponibilità a proseguire il confronto. Il prossimo appuntamento del tavolo sarà il 10 febbraio a Roma con la partecipazione delle rappresentanze aziendali e sindacali.

Accogliendo, a nome di tutti i gruppi, l’invito del presidente della Provincia, il presidente del Consiglio provinciale Demos Malavasi ha espresso «condivisione e apprezzamento per l’ordine del giorno approvato all’unanimità dal Consiglio comunale di Mirandola», impegnandosi a formulare, insieme ai capigruppo, un ordine del giorno condiviso da sottoporre al Consiglio nella seduta di mercoledì 9 febbraio.

Esprimendo il proprio accordo, Bruno Rinaldi (Pdl) ha affermato che «l’azienda deve avere ben chiare le proprie responsabilità» e che «ci deve essere una posizione univoca delle istituzioni e delle forze politiche nel chiedere un ravvedimento che consenta un futuro più sereno per quelle famiglie». Auspicio condivisibile anche per Denis Zavatti (Lega nord) per il quale però «l’intervento delle istituzioni locali poteva essere più tempestivo perché la situazione attuale è frutto di una politica sulle infrastrutture che i governi locali di centrosinistra hanno sbagliato». Fabio Vicenzi (Udc) ha replicato che «anziché cercare un colpevole, sarebbe opportuno che le forze politiche, a tutti i livelli, trovassero un’intesa non solo nei confronti dell’azienda ma anche per porsi gli interrogativi necessari sulle riforme che mancano».

Premettendo che la Gambro ha «unilateralmente disatteso l’impegno già preso di mantenere il livello occupazionale a 750 unità», Davide Baruffi (Pd) ha affermato che è «nell’interesse di tutti presentarsi uniti per non fornire alibi a un’azienda che vuole disimpegnarsi dal territorio. È necessaria un’assunzione di responsabilità di tutti i livelli di governo, dagli enti locali al nazionale, per mostrare all’azienda un fronte istituzionale compatto nel gestire la vertenza». Per Sergio Pederzini (Idv) è prioritario «impedire che altre aziende facciano la stessa scelta della Gambro aggravando la recessione del territorio». Per il consigliere è necessario «agire a livello nazionale per ridurre la pressione fiscale sulle aziende e per far sì che gli imprenditori tornino ad aver voglia di investire in Italia».