“La Regione intende fare fronte ai disagi per i cittadini che derivano dalla decisione del Governo di tagliare la spesa sanitaria di 600 milioni di euro (48 per l’Emilia-Romagna) con una manovra dell’Agenzia Italiana del Farmaco che ha ridotto per un pari importo il prezzo di rimborso dei farmaci generici e ha posto l’eventuale differenza con il prezzo praticato dalle ditte produttrici a carico degli assistiti”.

Così l’assessore alle politiche per la salute della Regione Emilia-Romagna Carlo Lusenti è intervenuto per illustrare come la Giunta regionale ha affrontato il problema.

I farmaci generici, come è noto, sono equivalenti, per principio attivo, agli analoghi farmaci di marca, ma sono prodotti e commercializzati a costo inferiore.

L’utilizzo di questi farmaci (conosciuti come “generici”), mentre garantisce ai cittadini la qualità del trattamento terapeutico, permette, grazie al minor costo, di liberare risorse per la ricerca su farmaci innovativi e per il continuo miglioramento dell’assistenza. “E’ per questo – ha spiegato Lusenti – che l’Emilia-Romagna promuove da anni l’utilizzo dei ‘generici’. Ed è anche grazie al loro utilizzo che abbiamo evitato, a differenza di quello che hanno fatto altre Regioni, di porre ticket per i farmaci a carico dei propri cittadini”.

E’ in questo contesto che si è calata la legge 122 del luglio 2010: l’Agenzia Italiana del Farmaco ha corrisposto alle richieste del Governo solo nell’aprile scorso pubblicando la lista delle riduzioni dei prezzi dei generici e impegnandosi ad aggiornare tale lista ogni mese. Le ditte produttrici stanno progressivamente adeguando i loro prezzi alle indicazioni di AIFA: ad oggi, la gran parte dei farmaci generici è commercializzata al costo stabilito dall’Agenzia Italiana del Farmaco; per un’altra parte, la differenza del prezzo persiste e, se pur contenuta, rimane a carico degli assistiti.

Occorre considerare, ha spiegato l’assessore, che tra tutti i 4.262 farmaci equivalenti disponibili, quelli senza differenza di prezzo a carico del cittadino sono 3.024 (il 71%), quelli con differenza di prezzo sono 1.238 (il 29%).

“Per intervenire sui disagi dei cittadini – ha detto Lusenti – abbiamo agito su più fronti. Abbiamo dato indicazioni ai medici prescrittori (medici e pediatri di famiglia) di scegliere, tra le diverse alternative terapeutiche esistenti tra i generici, il farmaco con il prezzo senza quota a carico dei cittadini o in mancanza di questo il farmaco generico che ha il prezzo più basso. A questo scopo, abbiamo fornito loro la lista dei farmaci equivalenti con il prezzo e l’eventuale differenza dal prezzo AIFA. Abbiamo poi evidenziato ai farmacisti l’importanza del loro compito di proporre ai cittadini il generico senza quota a carico o comunque con il prezzo più basso. Infine, abbiamo rafforzato il canale della erogazione diretta, cioè la distribuzione da parte delle farmacie delle Aziende sanitarie di farmaci prescritti dagli specialisti ospedalieri per la terapia a domicilio”.

“Non ci fermiamo a questo e intendiamo continuare a richiedere ad AIFA e al Governo di farsi carico del problema senza scaricarlo sui cittadini e sulle Regioni. – ha continuato Lusenti – Lo stiamo facendo assieme alle altre Regioni nel tavolo nazionale della farmaceutica. Le ditte produttrici di generici, dal canto loro hanno in corso un confronto con AIFA per trovare un punto di intesa”.