Primavera-estate tempo di cambi d’armadio, ma anche di lavoratori! Le agenzie interinali stanno approfittando del cambio di stagione per “dismettere” i lavoratori più anziani, ovvero quelli che potrebbero vantare il diritto all’assunzione a tempo indeterminato.

Il CCNL 2008 delle Agenzie di Somministrazione prevede infatti che, a partire da luglio 2008, dopo 36 mesi di utilizzo del lavoratore somministrato nella stessa azienda o dopo 42 mesi nella stessa agenzia lavorando per utilizzatori diversi, l’agenzia ha l’obbligo di assumere i lavoratori con quei requisiti a tempo indeterminato.

Nei fatti, Nidil/Cgil di Modena (il sindacato dei contratti atipici) sta riscontrando sempre più frequentemente che lavoratori vicino ai 36 mesi di impiego, vengono sostituiti da altri nello stesso luogo di lavoro e stessa mansione. In altre parole, le agenzie, con un piccolo escamotage, bypassano la norme contrattuali non facendo raggiungere a nessuno i requisiti dei 36 mesi.

Informalmente Nidil/Cgil ha registrato anche casi di agenzie che si rivolgono ad agenzie concorrenti per far assumere i lavoratori vicino ai 36 mesi e continuare ad impiegarli nella stessa azienda.

E dire che il CCNL 2088 garantisce, tramite l’Ente bilaterale, alle agenzie che trasformano i contratti in assunzione un incentivo economico, ma neppure questo serve a incentivare le assunzioni.

Questa norma, proposta dalle stesse agenzie in sede di rinnovo del CCNL, aveva visto titubanti i Sindacati che prevedevano un forte di rischio di aggiramento della stessa.

Questa vicenda conferma che il lavoro interinale, che dovrebbe rispondere a esigenze di flessibilità temporanea da parte delle aziende, è invece per le aziende un’opzione di assunzione non vincolante e senza vere tutele per i lavoratori.

I lavoratori somministrati sono prevalentemente giovani lavoratori che rischiano una stabilità nella precarietà e dunque l’impossibilità di costruirsi un futuro. Una realtà del mercato del lavoro che è perfettamente in linea con la politica del Governo, ovvero alta flessibilità in entrata senza diritti per i lavoratori, e soprattutto senza possibilità di rivendicare eventuali soprusi, a causa del “Collegato lavoro” che ha fortemente ridotto le possibilità per i lavoratori di ricorrere al giudice.

La flessibilizzazione spinta del mercato del lavoro non ha però contribuito alla ripresa economica come dimostrano i dati Istat dove l’Italia è fanalino di coda tra i Paesi europei nella crescita.

Le imprese avrebbero invece bisogno di stabilità, di investire in professionalità e formazione delle risorse umane come strumento principe per crescere e combattere la crisi. La Cgil ritiene che politiche fiscali del Governo incentivanti per le aziende che assumono e investono sul territorio, darebbe un contributo alla ripresa.

Nel settore pubblico l’utilizzo dei lavoratori somministrati è ancora più disinvolto, poiché non vi è neppure lo spauracchio dell’assunzione (nel pubblico sin entra solo per concorso) in caso di vertenza, dunque si riscontrano casi di dequalificazione e demansionamento e massima flessibilità perché le chiamate possono essere effettuate senza rispettare le graduatorie.

(Claudio Argilli, segretario sindacato atipici NidiL/Cgil Modena)