Comunicato congiunto delle Associazioni di Modena e Milano contro un provvedimento che trasformerebbe il sistema sanitario italiano pensando soltanto al profitto e non alla qualità.

Non ci sorprendono le recenti dichiarazioni rilasciate da alcuni amministratori delegati, che esternano ciò che da tempo noi dell’Agifar denunciavamo, cioè la volontà di talune aziende multinazionali di entrare nel mercato della farmacia italiana, stravolgendo il sistema assistenziale e portandolo ad un normale bilancio aziendale.

Queste aziende mirano, così come esplicitamente dichiarato, ad impadronirsi di un largo numero di farmacie sul territorio italiano e ad unificarle sotto un’unica bandiera con un unico fine, quello commerciale, tipico della grande distribuzione organizzata e delle multinazionali.

Riteniamo quindi rischiosa la scesa in campo di queste catene che finirebbero col trasformare il servizio sanitario italiano, uno dei servizi farmaceutici migliori al mondo, in uno scenario degno di un Romeo e Giulietta moderno, con Montecchi contro Capuleti, o meglio DocMorris contro Boots dove i grossisti principali che rimarranno dopo le prossime fusioni, saranno gestori in franchising della maggior parte delle farmacie sul territorio italiano, naturalmente di quelle più remunerative e con bacino d’utenza più ampio.

Non giudichiamo il metodo di gestione di queste aziende, ma non lo riteniamo idoneo al sistema sanitario italiano, che mira invece ad una assistenza capillare, professionale e di qualità su tutto il territorio nazionale.

Da sempre abbiamo sostenuto che l’unico modo per poter garantire ciò sia di affidare il sistema farmacia a dei farmacisti privati che rispondano personalmente e professionalmente di tutto l’operato svolto all’interno della loro attività, come d’altra parte avviene tuttora.

Ci chiediamo inoltre che fine faremmo noi giovani farmacisti, una volta conseguita la titolarità di una farmacia (ambizione di molti giovani farmacisti), non avendo la possibilità di competere con il capitale di queste multinazionali miliardarie.

Intanto come dipendenti verremmo trasferiti da una farmacia all’altra della stessa catena (anche in città diverse) per sopperire ad eventuali esigenze di personale e continuando a percepire uno degli stipendi più bassi da farmacista d’Europa. Verrebbe penalizzando anche il cittadino che non avrebbe più una figura stabile di riferimento e di fiducia e che non avrebbe più una capillarità ed uniformità del servizio farmaceutico, lasciando che si acuiscano le differenze di servizio tra le diverse zone d’Italia, tra la provincia e la città, tra la periferia ed il centro, ecc.

Riteniamo quindi che il governo debba provvedere a colmare quei gap di legge che permettono a tali soggetti di entrare in un sistema che così com’è garantisce un ottimo servizio alla popolazione senza essere basato esclusivamente da concetti di profitto, dato che i proprietari delle multinazionali sono degli azionisti che col cittadino e con il sistema sanitario non hanno nulla da spartire.

(Consiglio Direttivo Agifar Milano e Agifar Modena)