“Globesità”, termine individuato dall’Organizzazione mondiale della Sanità per indicare come il fenomeno dell’obesità abbia ormai raggiunto una dimensione globale, e “diabesità”, altro neologismo che sottolinea la sempre più frequente e precoce unione dell’obesità con il diabete. Sono i due concetti con i quali il professor Andrea Vania dell’Università la Sapienza di Roma, presidente dell’European childhood obesity group, ha introdotto la sua relazione al convegno “Siamo ciò che mangiamo?”, che si è svolto oggi pomeriggio a Palazzo dei musei con la partecipazione di Simona Arletti e Adriana Querzè, assessori comunali all’Ambiente e all’Istruzione.

“Ma non è solo il diabete a preoccupare. Il bambino con obesità è a ‘rischio salute’ per tanti aspetti – ha sottolineato il docente – dalle dislipidemie all’ipertensione, dai disturbi respiratori e del sonno ai problemi ortopedici, e per le complicanze e la maggior necessità di cure. Ma anche, in termini conseguenti a quella perdita in salute, di economia, di lavoro e di produttività, per i giorni (e i soldi) spesi dai genitori nel tentativo di venire a capo del problema”.

“E, ancora, all’obesità sia del bambino che dell’adulto, si accompagna un disagio psicosociale. Noi pediatri – ha proseguito Vania – vediamo, anche per i bambini obesi, minori opportunità a scuola, e nello sport, e nella vita sociale. Insomma, non v’è dubbio che l’obesità esponga tutti a una perdita di salute nell’accezione più ampia, quella che ingloba tutti gli aspetti della vita, e non solo quelli medici”.

Il professore si è poi soffermato sull’importanza che sta avendo negli ultimi anni la collaborazione di associazioni e decisori istituzionali che stanno affiancando ricercatori e medici nel combattere le cause del diabete e nel promuovere stili di vita sani. I risultati, ha spiegato Vania, mostrano nei Paesi industrializzati, un rallentamento del trend di diffusione dell’obesità infantile che era costantemente e fortemente in crescita. “Ma rallentamento non vuol dire ancora inversione di tendenza – ha messo in guardia Vania – e se non possiamo che rallegrarcene, questo non può farci cantare vittoria. L’impressione è che i grandi sforzi congiunti che tutti stiamo facendo riescano appena a contenere il fiume in piena che unisce i vari fattori causali, ma anche che basta allentare di poco la pressione o ammorbidire la sorveglianza perché si abbia un’immediata ripresa della tendenza a salire”.