Tra poche settimane il Tribunale di Torino si esprimerà con una sentenza di primo grado rispetto ai reati di disastro ambientale doloso e rimozione volontaria di cautele nel processo Eternit per la strage dell’amianto dei quali sono imputati i proprietari e dirigenti degli stabilimenti in Italia.

Sono oltre 1700 i cittadini e i lavoratori di Casale Monferrato che sono deceduti a causa di mesoteliomi causati dall’amianto utilizzati nella produzione di manufatti.

Questo processo parte dalla lotta e dal sacrificio dei tantissimi lavoratori ammalati e deceduti e dalle loro famiglie che chiedono giustizia e verità.

La verità in fase dibattimentale è emersa con grande chiarezza: la proprietà di Eternit era perfettamente consapevole dei danni gravissimi che l’uso dell’amianto avrebbe provocato ai lavoratori ed ai cittadini. Ora è attesa la sentenza.

In questi giorni è arrivata al Comune di Casale Monferrato una offerta di 18,3 milioni di euro da parte del titolare Schmindheiny in cambio della revoca della parte civile sia nel processo in corso sia nei successivi gradi di giudizio e anche in eventuali futuri procedimenti in cui il miliardario (2,9 miliardi di dollari di patrimonio personale secondo Forbes) dovesse essere imputato per le morti da amianto.

E’ palese il tentativo da parte della proprietà di condizionare l’esito del processo tramite una lacerazione del movimento composto da cittadini, lavoratori, associazioni, sindacati ed Enti Locali che in questi anni hanno mantenuto alta la richiesta di verità e giustizia, alimentando un interesse e una solidarietà internazionale da parte delle comunità e dei lavoratori di altri paesi esposti all’amianto.

La Cgil Emilia Romagna esprime piena solidarietà alle famiglie dei lavoratori e dei cittadini di Casale Monferrato e degli altri comuni che hanno subito questa tragedia perché sia resa giustizia e sia fatta piena luce sulle gravissime responsabilità dei titolari e dei dirigenti Eternit.

La Cgil Emilia Romagna, pure consapevole della prova difficile alla quale sono chiamati il Sindaco e l’Amministrazione di Casale Monferrato, auspica che vi sia un ripensamento sul significato negativo che assumerebbe la decisione di accettare la proposta del titolare Schmindheiny in cambio della rinuncia a dichiararsi parte lesa in rappresentanza dei suoi concittadini.

Anche in Emilia Romagna vi sono stati lavoratori e una comunità locale esposti all’amianto da parte della società Eternit, si tratta dell’impianto ICAR di Rubiera chiuso nel ’94.

Secondo le stime delle autorità sanitarie locali si calcola che circa 60 lavoratori di questo stabilimento, negli anni, siano morti a causa della esposizione all’amianto.

La Cgil Emilia Romagna pertanto ritiene che l’offerta dell’azienda Eternit di monetizzare la revoca della parte civile, sia nel processo in corso che nei successivi gradi di giudizio e anche in eventuali futuri procedimenti, debba essere respinta dai Sindaci dei territori in cui erano insediati gli stabilimenti Eternit.

I risarcimenti dei danni alle comunità locali debbono essere ottenuti per via giudiziale senza lo scambio della revoca da parte civile.

(Cgil Emilia Romagna)