Metterebbe la sua salute in mano a poche grandi imprese private il cui profitto deriva dalla produzione e vendita di farmaci? Noi no! È questo lo slogan che anche Federfarma Modena ha adottato per promuovere un’azione di sensibilizzazione rivolta ai cittadini per dire no alle liberalizzazioni senza regole nel campo della dispensazione dei medicinali. “Da oggi distribuiremo ai cittadini che entrano nelle farmacie un pieghevole che ha lo scopo di spiegare le ragioni per cui ci opponiamo a scelte che, se non governate e disciplinate da regole poste a tutela di un interesse generale prevalente, aprono un’autostrada a pochi grandi gruppi in un settore come quello del farmaco” sottolinea Silvana Casale, presidente provinciale di Federfarma Modena.

La preoccupazione forte di Federfarma è che attraverso una liberalizzazione non sostenibile sul piano economico, in particolare da parte di quelle farmacie attive in piccoli centri o in zone periferiche, si andrebbe progressivamente a smantellare una parte fondamentale della Sanità Pubblica indebolendo in modo sostanziale il diritto alla salute costituzionalmente garantito.

Ogni giorno professionisti qualificati, con la propria esperienza e passione, danno corpo al diritto alla salute, contribuendo a trasformarlo in un diritto concreto. Perché ciò continui servono regole a tutela della salute di tutti. I cittadini – si legge nel pieghevole di Federfarma – devono sapere che Il farmaco non è un bene di libera vendita perché richiede la mediazione professionale del medico o del farmacista. Una mediazione possibile solo con l’indipendenza della gestione professionale. La farmacia non è un’impresa commerciale. E’ una concessione dello Stato il quale cede una sua funzione – la tutela della salute – a un professionista o a un Comune – per esercitare la propria attività al suo posto, nell’interesse generale, a condizioni e a prezzi uguali per tutti. Se si preferirà far prevalere l’aspetto economico si consegnerà un pezzo importante di un servizio d’interesse pubblico a soggetti la cui natura è, sia pure legittimamente, di natura eminentemente commerciale. Agendo in questo modo si commetterebbe un errore grave le cui conseguenze peserebbero sulla collettività, a partire dalla inevitabile riduzione della qualità e della continuità del servizio stesso. Oggi il capitalismo speculativo vuole il farmaco, domani tutta la sanità.

Federfarma non si limita, però, a opporsi a scelte che potrebbero distruggere un modello di farmacia considerato da molti tra i migliori al mondo e rilancia facendo anche proposte concrete. Non c’è nessuna preclusione ad abbassare il quorum che stabilisce ogni quanti abitanti si possa aprire una farmacia. Da qua si può partire, ma non si può far collassare il sistema pensando che il libero mercato sistemi tutto. La storia di altri paesi ci ha dimostrato che non è così.

“Riteniamo ineludibile una riforma organica che riporti la farmacia nel suo originale ruolo di dispensatore di farmaci per conto del Servizio Sanitario, impegnandola a realizzare tutti quei servizi che in questa regione un’amministrazione lungimirante ha già da tempo reso realtà (CUP, screening, autoanalisi, ecc.) e che sono legge dello Stato. Bisogna inoltre, per favorire i piccoli centri disagiati, dare la possibilità alle farmacie vicine di aprire in quegli ambiti piccoli punti di distribuzione” conclude Silvana Casale.